Il nastro bianco

Haneke vorrebbe sconvolgere. Costruisce il film con precisione geometrica; abile ricercatore si addentra nelle zone oscure della psiche umana. Ma è uno studio "in vitro" dove tutto è teorizzato; la genesi del male, il dogma, la misantropia, l'umana iniquità. Tutto ruota con formale precisione attorno a una rivelazione. L'atmosfera rarefatta, i silenzi, la violenza che (come Haneke ci ha abituati) è sempre fuori campo, sono prerogative di questo mondo, un mondo dove non si vede ma si attende.Ma l'attesa genera un colpo di scena che non va a segno.La notizia dell'attentato di Sarajevo dovrebbe essere un lungo brivido ma ahimè rischia d'essere solo un lungo, inquietante, sbadiglio.Bonanotte!