Il nastro bianco |
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Un film di Michael Haneke.
Con Christian Friedel, Leonie Benesch, Ulrich Tukur, Ursina Lardi, Burghart Klaußner.
continua»
Titolo originale Das Weiße Band.
Drammatico,
b/n
durata 144 min.
- Austria, Francia, Germania 2009.
- Lucky Red
uscita venerdì 30 ottobre 2009.
MYMONETRO
Il nastro bianco
valutazione media:
3,40
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La meglio gioventù teutonicadi Carlo VecchiarelliFeedback: |
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domenica 6 aprile 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
La concezione filosofica di Michael Haneke ha sempre portato su strade incomprese ai più e spesso mistificate, indagando in maniera psicologica le origini e le cause del male inteso in maniera assoluta. La risposta, lo conferma “Il nastro bianco”, è da ricercare nelle origini della vita di ogni persona, nella sua educazione, crescita e formazione. Lo dimostrano molti suoi film, a partire da “Cachè”, e se le analogie ( anche stilistiche ) con il cinema di Bergman sono evidenti, la differenza sta proprio nel fatto che mentre il regista svedese affronta il male di vivere dell’uomo maturo, Haneke rivolge le sue riflessioni sulla pubertà. Paradossalmente, con il suo film meno appariscente e spettacolare, il regista austriaco ( che ha firmato anche soggetto e sceneggiatura ) riesce a raccogliere il consenso della critica che ne ha compreso la straordinaria portata: vincitore della Palma D'Oro, dell' EFA come miglior film europeo e del Golden Globe come miglior film straniero. Il nastro bianco è un un’opera destinata ad impiantarsi nelle coscienze, affrontando con occhio analitico un clima ed un periodo culturale che farà da apripista ad uno dei periodi più neri della storia dell’umanità. Haneke tratteggia appena, in un gelido silenzio e un bianco e nero “dreyeriano”, la vita di una Germania bucolica in prossimità della prima guerra mondiale: un villaggio ancorato a vecchie tradizioni religiose e sociali, in cui domina un rigido protestantesimo, che traccia la linea per una educazione di massa ipocrita e dissimulatrice. Le relazioni tra le persone sono succubi della violenza delle convenzioni, e la crescente spersonalizzazione colpirà in maniera più grave la prole di questo microcosmo algido e apatico. I bambini diventeranno protagonisti di alcuni incidenti misteriosi, forse mossi da un senso di ribellione alle rigide regole imposte: il medico cade da cavallo a causa di un filo metallico teso sul terreno, una contadina muore in una segheria, il figlio handicappato della levatrice viene sfigurato, e persino il figlio del barone è soggetto a violenza, quasi a sfida del potere autoritario. A cercare di fare chiarezza su questi fatti apparentemente inspiegabili, c’è la voce narrante del maestro del villaggio, che a distanza di anni racconta il difficile periodo prebellico. Egli comprende il coinvolgimento almeno parziale dei fanciulli, ma la comunità non accetterà neppure di rispondere alle sue domande, barricandosi dietro un silenzio complice. Primo tra tutti il pastore protestante – in analogia a quello di “Fanny e Alexander” - che impone il nastro bianco al braccio dei figli, un monito alla purezza per acquisire la maturità, ma poi di fronte al sospetto sui propri figli svela una gelida maschera di ipocrisia.
Haneke impone la violenza come rumore di sottofondo, non mostrandola, lasciando che siano le parole a ferire la normalità, con dialoghi crudi e privi di ogni umanità, in un mondo che costringe il maestro ad abbandonare il proprio ruolo di educatore, pur di non aderire ad una prigione di stereotipi. I riflessi di meccanismi di educazione tipici delle religioni, delle ideologie, dei totalitarismi vengono proiettati in un piccolo feudo, creando cuori impassibili, ottusi, dove il decoro vale più dell’amore, della comprensione e della verità, dove ai bambini non resta altro che uccidere un uccello in gabbia per far sentire l’ultimo grido di una innocenza ormai perduta, che li porterà sul baratro di un futuro che nasconde le ombre del nazismo, quando quei nastri bianchi verranno ad assurgere a simbolo di morte, sempre in nome della purezza.
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