Gli abbracci spezzati

Che dire? Capita che una sera che non sai cosa fare, tornando a casa verso le otto, ti venga improvvisamente voglia di entrare in un cinema, un piccolo cinema in una piccola città, in centro, uno di quei cinema che stanno scomparendo. Danno un film di Almodovar. La critica non l'ha esaltato, non è un capolavoro, dicono. Comunque ti siedi nella poltrona rossa, senza popcorn, si fa buio e il film inizia. E per due ore non riesci a staccare gli occhi dallo schermo. Il mago ti ha ipnotizzato. Ridi, ti commuovi, ti rendi conto che un vero maestro, uno dei pochi rimasti, ti sta raccontando una storia e ti sta accompagnando in un viaggio pieno di colori, che va dalla vita alla morte e ritorna alla vita. Percorri con lui le strade del desiderio, della gioia e del dolore. Intanto, senza che tu te ne accorga, ti racconta qual è il cinema che ama e che cosa significa vedere. Non per nulla il protagonista è cieco. Il film finisce, con ironia. Le luci si riaccendono mentre vanno i titoli di coda su una bellissima canzone. Ti spiace che sia finito. Vorresti rivederlo. Subito. Che altro si può volere da un film?