Bright Star

Della struggente bellezza di quest'opera non si discute. Della ricercatezza dei dialoghi, come della fotografia dei paesaggi fissati nell'alternanza nelle stagioni, nei dettagli che a volte l'occhio umano non riece a cogliere, nella cura degli interni, dei costumi, tutto. Vorrei evidenziare un aspetto forse minore , rispetto a quanto scritto da chi mi ha preceduto: la scelta di dare voce a chi vive e si consuma a fianco del genio. Se la Sophia di Tolstoj in "The last station" consuma letteralmente la sua vita, nel fisico e nella mente, per alimentare il genio dello scrittore- che ben poco la ripaga- la Fanny di Keats cede la sua- di vita- all'oggetto del suo amore, giovane di talento, di indubbio fascino, ma imbrigliato nelle convenzioni. E' da questo amore impossibile che lui trae ispirazione e-finchè possibile-linfa vitale e pur consapevole di essere alla fine dei suoi giorni non può resistere a sperimentare i palpiti veri del cuore, amando-riamato- una donna "vera" per poter ricreare nei versi quella "regina delle fate", che è il suo ideale di bellezza e di grazia femminile. E Fanny, creatura intelligente ma destinata alla moda e alla vita sociale,piuttosto che alla poesia, si ritrova proiettata in un mondo dove ogni emozione è più intensa, più faticosa, più dolorosa. E dove perderà il suo amato prima ancora di averlo avuto. E' il prezzo che tante vissute all'ombra dei grandi artisti hanno dovuto pagare. Rinunciare alla propria di vita, per lasciare al mondo una traccia eterna.