Agora |
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Un film di Alejandro Amenábar.
Con Rachel Weisz, Max Minghella, Oscar Isaac, Ashraf Barhom.
continua»
Avventura,
durata 128 min.
- Spagna 2009.
- Mikado Film
uscita venerdì 23 aprile 2010.
MYMONETRO
Agora
valutazione media:
3,30
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Ipazia. quando la filosofia fa la differenza.di chironFeedback: 65 | altri commenti e recensioni di chiron |
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sabato 15 maggio 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Agora è un film-manifesto che non dovrebbe, a mio parere, essere letto e commentato - come fa, peraltro bene, Zappoli - quasi si trattasse di un film storico, di genere (o tentato genere) epico, o come "grande narrazione di un'epoca". Da questa prosettiva,Agora presenta innumerevoli difetti (stilistici), imprecisioni (storiche) e manchevolezze artistiche (la recitazione è mediocre) e la struttura narrativa semplice). Il fatto è che Agorà vuole presentarsi come momento volutamente retorico di focalizzazione sul valore "perenne" della filosofia, anzi dell'atteggiamento filosofico quale modo di pensare la complessità del mondo: inteso sia come "cosmo", sia come luogo in cui gli uomini sono destinati a vivere/convivere possibilmente bene. Il valore di simile atteggiamento - scandito dalla centralità della riflessione critica, della costante revocabilità delle certezze, dal riconoscimento del limite, dall'apertura al nuovo oltre la/le tradizioni - risiede certo nei suoi effetti importanti di tolleranza politica, culturale e civile, ma, più profondamente, nel suo invito a cogliere la problematicità delle cose, delle idee, dei sistemi politici e delle impalcature culturali. Con particolare attenzione a quelle ove il tasso di pretesa veritativa è così elevato da divenire giustificazione della violenza che soffoca la stessa libertà di pensiero. In un mondo - come quello di Ipazia (solo di quello? solo là e allora?)- ove le religioni costituiscono l'alfa e l'omega della configurazione di Verità, che coincide con "il nostro Dio" (notoriamente geloso ed esclusivo); ove la fede è costitutiva del legame sociale che così si fa esclusivo/escludente colui che di tali verità dubita o ad altre si avvicina; in tale mondo, afferma Ipazia , ci vuole proprio filosofia: la capacità di revocare in dubbio ogni verità. Capacità che Oreste(prefetto) e Sinesio (vescovo) suoi ex allievi non sanno più praticare in quanto credenti.Qui risiede forse il passaggio filosoficamente pregnante e provocatorio del film: la fede, assunta come indiscutibile contenuto ed esperienza di Verità, impedisce la proprietà transitiva tra gli uomini. . La fine tragica di Ipazia, è simbolicamente, "retoricamente" la fine (grazie al cielo provvisoria) del tempo della libertà di giudizio sulle cose e le idee. Di qui l'importanza culturale di questo Manifesto a colori forti e netti (volutamente semplici e schematici) onde esser riconosciuti/riconoscibili nella confusione dell'attuale cultura del frammento e dello scoloramento dell'impegno civile e della laicità. chiron
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