Adam Resurrected |
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Un film di Paul Schrader.
Con Willem Dafoe, Ayelet Zurer, Juliane Köhler, Yoram Toledano, Mickey Leon.
continua»
Drammatico,
durata 106 min.
- Germania, USA, Israele 2009.
- One Movie
uscita giovedì 27 gennaio 2011.
MYMONETRO
Adam Resurrected
valutazione media:
3,48
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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la colpa di esisteredi carloalbertoFeedback: 51365 | altri commenti e recensioni di carloalberto |
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martedì 5 maggio 2020 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il senso di colpa dei sopravvissuti all’olocausto nazista è utilizzato da Paul Schrader come metafora del dramma esistenziale dell’Uomo, nato per privilegio e, sempre, vivo a scapito di qualcun altro. Jeff Goldblum, il prestigiatore circense, è l’uomo nato dal caos cosmico e scagliato da un Dio oscuro e terribile ma privo di fantasia in un mondo governato da uomini nevrotici, come lo spettatore di una delle sue esibizioni, il borghese sull’orlo del suicidio interpretato da Willem Dafoe, che, all’occasione, nel momento storico opportuno, si trasformano in psicotiche belve assassine per sopprimere nell’altro, ridotto a cane, la propria sofferenza. Ma un’altra liberazione dal dolore di esistere è possibile. La trasformazione in animale, come in un rito sciamanico, disinibisce dalle costrizioni, va oltre le regole, anche quelle sintattiche del linguaggio, ed il ragazzo, che morde e abbaia, inizia a battere sulla macchina da scrivere frasi incomprensibili, iniziatiche per il cammino, attraverso l’abbandono delle convenzioni ed il ritorno alla Natura primordiale, verso l’apprensione di una vita più autenticamente umana. E’ lui l’Adamo, il primo uomo rinato a nuova vita grazie all’amore salvifico del mago. Gli altri rimarranno prigionieri in una casa di cura, che sorge come un’oasi nel deserto, simbolo di discontinuità nel fluire costante della vita e perciò estrema possibilità di redenzione, ma non alla portata di tutti. Per tanti quel soggiorno sarà soltanto un seguito pietoso, senza soluzione di continuità, alla cattività nei lager degli orrori, in una situazione che nella patologia riproduce in modo speculare la condizione permanente dell’umanità nell’alienazione. Il Dio buono, il direttore del manicomio, Derek Jacopi, impotente davanti alla disastrosa opera del suo demiurgo, lascia l’uomo alla cura dell’uomo, convinto delle potenzialità taumaturgiche e rigenerative di questa strana creatura ibrida, l’Artista, perfetto connubio di immane forza creatrice e di pura follia, unica speranza di palingenesi.
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