Zero Bridge |
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Un film di Tariq Tapa.
Con Emran Tapa, Ali Muhammed, Taniya Bhat
Drammatico,
durata 96 min.
- India, USA 2008.
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Alla ricerca di una via di uscita.di MarioFeedback: |
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domenica 31 agosto 2008 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Alla ricerca di una via di uscita da una situazione esistenziale che li incastra in un contesto che non sa valorizzare le loro opportunità, due giovani di intelligenza, capacità ed interessi superiori alla media si incontrano, riconoscono un poco alla volta somiglianze ed affinità, pur nella differenza di età e di aspirazioni. Dilawar, il ragazzo, percepisce che il contesto sociale sa trattatarlo solo come un animale. Bani, la ragazza, reduce da un'esperienza di studio negli USA, non riesce più a reintegrarsi. Per entrambe solo l'ambito famigliare appare unico spazio accogliente, ma alla condizione di accettare il progetto altrui su di sè. Bani cerca di convincere Dilwar che le botte e l'autoritarismo sono il solo modo che lo zio autoritario sa utilizzare per trasmettergli il suo affetto, e Dilawar confidandole i suoi progetti di fuga: "Ho preso tutto l'amore che sono in grado di sopportare". Allo stesso modo nella famiglia della ragazza, sorelle e madri non la riconoscono più e sembrano assumere con lei un atteggiamento "rieducativo" che la riporti al suo ruolo di donna (serva e moglie) fatto di comandi e rimproveri. Per lei la sopportazione cui sembra rassegnata, raggiunge la soglia limite alla notizia che dovrà andare sposa ad un cugino. I temi toccati dal film sono tanti e tutti di rilievo: - il conflitto generazionale, - la marginalità di una società, caratterizzta da violenze terrorirstiche, differnze di classi sociali, necessità per i più di dover fronteggiare la povertà , - intelligenza e capacità che non riescono ad esprimersi senza rasentare l'illegalità o l'autoreferenzialità, - l'infanzia abbandonata (il film è punteggiato da ipotetiche lettere che Dilwar scrive alla mamma adottiva e sembrano un diario), - la famiglia come deserto comunicazionale, - la musica tradizionale e la sua capacità di dar conforto. In apertura e in chiusura c'è il ponte che è nominato dal titolo: punto di passaggio tra un presente insopportabile ed un futuro possibile: ma è un punto su cui non ci si può attardare, è vietato sostarvi, occorre decidersi o di qua o di là. E' il simbolo di una società che fatica a cambiare, ma al contempo di una condizione esistenziale che non dà vie di uscita; è il simbolo della mancanza di tempo che non consente di riconoscere e di accogliere la ricchezza che ogni individuo può dare. Ed è su questo tema che il film riesce in maniera magistrale ad assumere una connotazione universale, a parlare di ogni vicenda umana. Notevole anche la tecnica di ripresa, con inquadrature piene di particolari apparentemente marginali, che sono in realtà la storia di ognuno e il simbolo del messaggio del film. Ottimo.
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