The Millionaire

Decisamente non comprendo la scelta dei critici che riescano anche minimamente a immaginare questo film tr i più belli dell'anno;figurarsi poi a dargli 8 oscar. Scandaloso inoltre che il capolavoro di clint eastwood gran torino (dopo il quale ha dato il suo addio come attore) non sia stato neanche candidato a nessuna delle categorie. Non si puo pensare di dare un premio oscar ad un film dove: -i bambini indiani sono stati sfruttati dalle grandi case cinematografiche pagandoli una miseria; -il montaggio è talmente convulso e dispersivo che ogi volta in cui si cambia scena viene il voltastomaco(ciò ce lo si potrebbe aspettare da un thriller ma non da una commedia come tale si presenta); -l'unico messaggio che viene trasmesso è il messaggio già trito e ritrito dell'american dream in cui un nessuno puo diventare qualcuno;avete presente i film di frank capra o al massimo rocky? ecco, quelli sono un po' datati,esendo nel 2009 si dovrebbero cercare idee migliori; -l'ultima domanda, quella più importante, quella più ambita, quella che solo pochi hanno potuto udire come concorrenti è:"qual'è il nome del terzo moschettiere dopo atos e portos?" E poi gli danno il premio oscar alla sceneggiatura...; -la colonna sonora (anch'essa vincitrice !!) è una canzone cantata dalle pussycat dolls che peraltro non ha nulla di diverso dalle altre canzoni commerciali che i mass media ci impongono martellandocele fino alla nausea attraverso le radio e le televisioni (di gran lunga migliore in questa categoria è stata la scelta dei golden globe che hanno premiato il grande bruce springsteen per una canzone fantastica, tradizionale e commovente come "The wrestler"). Per concludere con la classica ciliegina sulla torta non si può che disprezzare il balletto finale che sarà anche un omaggio al cinema bollywodiano di cui questo film spaccia di farne parte, ma non c'entra niente nè con la storia, nè con l'atmosfera. quindi fossi nella giuria degli oscar rivaluterei la mia scelta e vedrei di non fare lo stesso errore il prossimo anno, cioè di non farmi incantare dal solito e stucchevole american dream.