Synecdoche, New York |
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Un film di Charlie Kaufman.
Con Philip Seymour Hoffman, Samantha Morton, Michelle Williams, Catherine Keener, Emily Watson.
continua»
Commedia,
durata 124 min.
- USA 2008.
- Bim Distribuzione
uscita giovedì 19 giugno 2014.
MYMONETRO
Synecdoche, New York
valutazione media:
3,02
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Viaggio profondo nel dolore della vitadi enzo70Feedback: 46723 | altri commenti e recensioni di enzo70 |
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lunedì 30 giugno 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Bisogna prepararsi prima di andare al cinema, prendere fiato, vedere Synecdoche è come leggere l’Ulisse di Joyce, è un’immersione nella dimensione della vita, nelle sue contraddizioni. Nulla è semplice, la prima mezz’ora ha una certa linearità, ma poi il film prende la strada della vita, si inerpica, diventa difficile trovare il bandolo della matassa, la coerenza si trova solo nel rigore del dolore e della continua ricerca del tempo perduto, che si perde e che si perderà. La morte diventa il filo conduttore di una vita che si trascina tra mille bivi, di cui difficilmente ne capiamo la ragione. Caden, il protagonista, impersonato da un maestoso Philip Seymour Hoffman, è un autore teatrale che dopo aver vinto un prestigioso premio decide di investire tutto se stesso nella produzione di uno spettacolo teatrale dove proporre una sintesi della sua vita e di quella dei suoi coprotagonisti, le persone che ha amato, anzi tutto la figlia. Incapace di odiare, Caden, accetta passivamente le sorti che la vita gli riserva, reagisce sempre e solo interiorizzando le cose, gli amori, le delusioni. Lo sfogo è un’opera omnia che non andrà in scena, ma non si sa, questo film è da vedere e rivedere, con gli occhi delle stagioni della vita, quelle che Caden ripercorre, impassibile. Kaufman non fa un film complesso, propone una sintesi della cultura dell’occidente, partendo dalla tragedia greca, dove la volontà dell’uomo è sottomessa alle volontà del fato. Ma anche il volo quasi pindarico sulla cultura dei sensi di colpa, andrebbe approfondita la confessione della propria omosessualità alla figlia morente, e le ricorrenti citazioni dei grandi maestri della letteratura internazionale, da Kafka a Dostoesvskij, ne testimoniano la sostanza. Sullo sfondo New York, il cuore pulsante della vita dell’uomo moderna, irreale nella rappresentazione di Kaufman, ma che comunque reclama la sua funzione ineludibile funzione di regina del cinema. Non si capisce perché questo capolavoro del 2008 sia passato nelle sale cinematografiche italiane solo dopo la morte di Hoffman; e seri dubbi sotto questo profilo nascono sulla scelte distributive. Ma alla fine rimane il miglior saluto con il quale uno dei più grandi attori di sempre poteva salutare il suo incantato pubblico.
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