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Horror Frames: Mum & Dad, l'horror e la famiglia

I casi limite proposti dal genere horror.
di Rudy Salvagnini

La distorsione del nucleo familiare

martedì 2 marzo 2010 - News

La distorsione del nucleo familiare
La famiglia, come sappiamo, è il nucleo fondamentale della società. Ma è anche un ambito nel quale si verifica una notevole parte dei maltrattamenti e dei delitti. L'horror si è preso spesso carico di questa dicotomia con rappresentazioni al vetriolo dell'istituzione familiare e della sua idealizzazione. Dalla famiglia di spostati di Non aprite quella porta - rigidamente rispettosa della gerarchia e dei riti familiari più tradizionali - a quella “perfetta” ricercata dal protagonista di The Stepfather - Il patrigno e dei suoi seguiti e remake, passando per numerose varianti. La famiglia è spesso vista in questi casi come una metafora di una società chiusa e ingiusta della quale il singolo più debole - il figlio - non ha scelto di far parte e deve subirne l'autorità. Tralasciando gli indubbi aspetti positivi della famiglia come nucleo sociale e solidale, l'horror preferisce mettere in scena dei casi limite per trarne spunto per una critica della società oppure, più banalmente, per ottenere un contesto ideale a una selvaggia rappresentazione della sopraffazione.
Mum & Dad, un film inglese ancora inedito da noi, è uno degli esempi più recenti di questo filone. Scritto e diretto da Steven Sheil, all'esordio nel lungometraggio, è un feroce ritratto iconoclasta di una famiglia che non potrebbe essere più “limite”.
Birdie (Ainsley Howard) è una ragazza vivace nonostante il suo lavoro - fare le pulizie all'aeroporto, bagni compresi - la metta in contatto con una realtà ben poco “alata”. Fa amicizia con Lena (Olga Fedori), sua collega di origine polacca, un po' meno ottimista. Birdie le fa conoscere il taciturno fratello Elbie (Toby Alexander), anche lui al lavoro in zona. Birdie e Lena si scambiano delle opinioni sulla vita e sulla famiglia: Lena se n'è fuggita volentieri dalla sua, Birdie è entusiasta di mamma e papà. A sera, con un piccolo stratagemma, Birdie fa perdere a Lena l'autobus per la città e, con la scusa di aiutarla, la invita a casa, nei pressi dell'aeroporto. Lì, Lena viene colpita e drogata. Si risveglia in una squallida camera piena di umidità e sente le urla disperate di un'altra ragazza in una stanza vicina. Poi conosce i genitori di Birdie ed Elbie: Mum (Dido Miles) e Dad (Perry Benson), ancora con un martello sanguinante in mano. Mum le dice che è meglio che stia buona: finché lo sarà, Dad non le farà nulla. Lena non può parlare: è l'effetto dell'iniezione, le dice amorevolmente Mum, che la narcotizza di nuovo. Al secondo risveglio, Lena è legata e Mum si prende cura di lei in modo tutt'altro che materno. Accolta come parte della famiglia, Lena dovrà rigare dritto se vorrà sopravvivere, cercando di capire il gioco e di giocarlo meglio che può.
Sin dalle prime immagini il film fa capire il contesto in cui si muoverà. Le assordanti evoluzioni degli aerei di linea in un incessante susseguirsi di atterraggi e decolli si contrappuntano con la realtà più dimessa, quasi squallida, di chi le subisce senza neanche più guardarle: in cielo rumorose dimostrazioni di potenza e di eleganza metallica, sulla terra un dipanarsi di quotidiana mediocrità.

Un ritratto realistico su come vengono generati dei mostri
M um & Dad parte quasi come un film di Ken Loach, con un ritratto realistico di lavoratori ai margini dell'opulenza, ma dopo aver creato un contesto di concreto realismo cambia registro sprofondando in un incubo violento e senza freni. La vita della famiglia di Birdie ruota intorno all'aeroporto: tutti i suoi membri ci lavorano. Il ritratto è a tutto tondo: non solo per la crudeltà, ma anche per il diffuso senso di illegalità che pervade la famiglia. Benché impiegati all'aeroporto e quindi forniti di un lavoro, i suoi membri sono dediti al furto, alla ricettazione, all'omicidio, non hanno il minimo senso del bene e del male, ma solo quello dell'opportunità.
Il degrado ambientale unito a un malinteso e deviato senso delle istituzioni genera mostri per i quali la responsabilità della società è tanto evidente quanto sfuggente e impunita. Ma assieme a questa c'è anche quella componente della natura umana che sembra insopprimibile, qualunque sia il grado di civilizzazione.
Il furore iconoclasta spinge Sheil all'esagerazione in un compendio di perversioni sin troppo completo. A fronte di una famiglia che non funzionava - quella di Lena - ma che era sostanzialmente inoffensiva, abbiamo una famiglia che a modo suo funziona perfettamente, con il collante dell'autorità demente e crudele di genitori psicopatici e la sottomissione convinta dei figli. “In questa casa, la famiglia è tutto” dice il capofamiglia, coperto dal sangue di una vittima innocente. Il paradosso non è diverso da quello che sosteneva Nero criminale - Le belve sono tra noi, capolavoro di Peter Walker, nel quale il legame familiare superava ogni nefandezza. Sheil però si compiace sin troppo di tracciare un quadro odioso della famiglia e, con l'eccesso, fa perdere di credibilità alla sua tesi. Resta un ritratto sopra le righe a tratti agghiacciante e a tratti grottesco. In questo senso la festa natalizia - tra cadaveri e vittime agonizzanti - è tipica del quadro che Sheil vuole creare.
Il concetto di base è quindi interessante e la ricerca di un estremo realismo dovrebbe aumentarne l'impatto, ma proprio questo realismo stride con la caratterizzazione un po' facile e grottesca dei membri della famiglia disfunzionale che, con i loro eccessi, finiscono per diventare delle caricature. Ciò fa perdere al film gran parte del suo valore di denuncia, ma lascia intatto il suo valore di intrattenimento, anche se piuttosto malato, a dire il vero. Sotto questo profilo, Sheil è bravo, soprattutto nella parte finale, a sviluppare una buona tensione, concentrandosi sul disperato tentativo di Lena che cerca di uscire dalla trappola pur in una situazione di estremo sfavore.
In un cast uniformemente buono - con qualche punta di gigioneria - spicca Olga Fedori per bravura e adesione al ruolo.
In ogni caso - brutto, sporco e molto cattivo - non è un horror per tutti.

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