Mamma mia! Quando l’amore non ha proprio età come una canzone degli Abba
di Silvia Bizio La Repubblica
Balla e si canta in pieno ritmo e atmosfera anni Settanta. È il musìcal, bellezza. Quello che ha portato una star dì mezza età come Meryl Streep a sgambettare come una ragazzina. E pare ci sia riuscita benissimo visto il successo dì Mamma Mia!, il film tratto dal famosissimo spettacolo di Broadway ispirato a una delle canzoni degli Abba, il gruppo svedese che negli anni Settanta conquistò il mondo vendendo più di 370 milioni di dischi. E, coinvolti nell'avventura musicale, sono anche tre attori dal temperamento generalmente severo: Pierce Brosnan (ex 007), lo svedese Stellari Skarsgard e l'eroe di Valmont, nonché fidanzato di Bridget Jones, ovvero l'inglesíssimo Colin Firth.
Nel film sono i tre possibili padri dì Sophìe (Amanda Seyfried), la figlia che Donna (Meryl Streep) "ha avuto quando era una giovane hippie e aveva una vita sentimentale assai libera. Sophie sta per sposarsi e vuole conoscere suo padre. Così invita gli ex fidanzati della mamma sull'isola greca dove le due donne vivono da tempo. Da qui una serie di equivoci e amori a catena che rendono il film una deliziosa commedia diretta da Phyllida Lloyd che ha già firmato la versione teatrale.
Colin Firth, che nel 1995 è stato l'affascinante Mr. Darcy nel celebre adattamento della Bbc di Orgoglio e pregiudzio (personaggìo citato ironicamente nei due Bridget Jones), in Mamma Mia! ha scoperto con l'età di essere gay e dimostra di saper non solo cantare ma anche di essere a suo
agio come ballerino. «Ogni tanto dimentico che questi film vengono davvero visti» confida scherzosamente Firth, 48 anni, riflettendo sulla Mamma Mia-mania in corso da quando il film è uscito quest'estate in vari Paesi (da oggi è anche nei cinema italiani}. Il ruolo di Harry Bright, ex amante di Donna, non è di primissimo piano, ma a Firth va bene così. «Non pretendo mica dì essere la star in ogni cosa che faccio» dice l'attore. «E se poi si gira su una magnifica isola greca, come nel caso di Mamma Mìa!, ancora meglio. Mi godo una bella vacanza mentre lavoro».
Nella vita e nella carriera di questo attore formatosi nel teatro (era alla prestigiosa Royal Shakespeare Company) e nella televisione in Gran Bretagna, c'è anche un po' d'Italia: è infatti sposato dal 1997 con l'italiana Livia Giuggioli, con la quale ha due figli, e vive in Toscana. E, sempre in Italia, ha da poco finito dì girare Genova di Michael Winterbottom. Nella prossima stagione lo vedremo anche in Easy Virtue, con Jessica Biel e Kristin Scott Thomas (tratto dal testo teatrale di Noel Coward e diretto da Stephan Elliott) e in Un marito di troppo, con Uma Thurman, due commedie in cui Firth promette di dare il meglio di sé. «Il caso ha voluto che abbia fatto strada come attore grazie a Mr. Darcy di Orgoglio e pregiudizio, un ruolo che ha sorpreso me quanto il pubblico: non mi riconosco affatto nel suo genere di fascino» taglia corto Firth, che di persona esprime lo stesso humour di molti suoi personaggi.
Ma lei, negli anni Settanta, era un fan degli Abba?
«All'epoca ero un teenager e non c'era modo di evitare le loro canzoni: erano lo sfondo naturale di tutto quanto intorno a noi ragazzi. Ma se devo dire la verità, non era il tipo di musica che preferivo. Se poi eri un quindicenne eterosessuale non ti mettevi di certo le magliette con la scritta Abba».
Quindi non conosceva il musical da cui è tratto il film?
«No, non sapevo nemmeno della sua esistenza. Ciò nonostante quando mi hanno offerto la parte di Harry Bright non ho esitato ad accettare: l'ho trovata molto spiritosa, nonché un'occasione per un cambio di marcia come attore. Non dico che non sia stata una sfida esibirmi in calzamaglia e sandali su una piattaforma rialzata, ma c'è sempre una prima volta».
Ma dove ha imparato a cantare e ballare?
«Non c'è attore serio in Gran Bretagna che non sappia anche cantare e ballare. Per ho dovuto perfezionare la mia interpretazione della canzone degli Abba Our Last Summer. Alla fine non riuscivo più a togliermela dalla testa, la canticchiavo in continuazione: mia moglie e i miei figli volevano andarsene di casa». Girando questo film non ha avuto paura di cambiare troppo la sua immagine? «Quale immagine? Credo di avere una faccia, come dire, neutrale: posso interpretare qualsiasi tipo di uomo, dipende solo dal makeup con cui mi imbrattano».
Be', c'è una scena in cui balla fasciato da fuseaux luccicanti. Non si sentiva un po' ridicolo? «Guardi che tutti gli attori in fondo sono dei travestiti genere drag queen. La maggior parte di noi dirà che ama recitare perché così facendo spera di contribuire al miglioramento della condizione umana, o che esplora le profondità della psiche. Sarà... Ma secondo me noi attori non sogniamo altro che mascherarci e ballare come giullari a corte».
Ha scoperto qualcosa di se stesso girando ?
«A parte la capacità di auto-umiliarmi, non saprei. Mi è molto piaciuto che il film parli dell'amore, dell'energia e della sessualità tra persone che hanno passato i cinquant'anni. Di quell'allegria che si può provare in piena maturità quando non ti importa più niente di dare scandalo e diventi davvero liberò».
Trascorre gran parte dell'anno in Italia. Quanto conosce i problemi del nostro Paese?
«Parlo abbastanza italiano da riuscire a seguire la vostra politica e in questo periodo lo faccio con molta apprensione. Soffro insieme agli italiani quando ci sono momenti difficili: sia quando perde la vostra nazionale di calcio, sia quando la situazione sociale ed economica si complica».
Ha mai pensato di fare un film con un regista italiano? È molto complicato perché non potrei recitare nella vostra lingua Per quanto possa imparare a parlare bene non avrò mai un accento perfetto. Avrei voluto fare un film con Giuseppe Piccioni (Il grande Blek La vita che vorrei, ), un regista che amo molto, ma i nostri impegni non coincidevano. Non ci rinuncio, però. Mi sembra che, negli ultimi anni, si stiano realizzando dei bei film e stiano nascendo registi interessanti. Dopo (epoca d'oro di Fellini e Visconti il cinema italiano ci ha messo un po' di tempo per emergere di nuovo, ma ora mi sembra stia recuperando il tempo perduta».
Da Il Venerdì di Repubblica, 3 ottobre 2008
di Silvia Bizio, 3 ottobre 2008