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Un precedente lavoro di Isabel Coixet si intitola "La mia vita senza me", e ruota intorno a un caso di cancro. Qui la regista spagnola, che non ha l'aria di chi le mandi a dire ( Ha voluto criticare" Parla con lei", per l'immagine che dà della donna), sceglie di ispirarsi a Roth, cui a quanto pare questo ( E non solo) adattamento cinematografico delle sue opere non è affatto andato a genio.
Non riesco proprio a dire che gli do torto. Intanto, quale vuole essere il messaggio del film? Riallacciandosi al titolo inglese "Dying animal" ed alla recensione di Marta, si potrebbe pensare che volesse rappresentare la trasformazione del seso in amore, peraltro esemplificata in una frase: "Gli uomini non vedono dietro le belle donne", o qualcosa di simile. Ma allora ci voleva ben altra perizia nel descrivere il personaggio di Kingsley e il microcosmo umano che lo circonda: unica figura curiosa è quella dell'amico, il figlio e l'amante di vecchia data (Davvero conciliabile con questa filosofia di vita?) sono un noiosissimo sfondo, tra i peggiori che abbia visto negli ultimi tempi. Si salva solo la figura dell'amico, la cui omo o bisessualità rivelata in punto di morte resta uno degli spunti più divertenti e significativi del film.
Ecco, credo che l'errore della Coixet sia pensare che un astoria si possa costruire su spunti isolati. In realtà, se il suo scopo era riflettere sul corpo umano come esempio di "Plasticità" ( forse mirano aquesto i riferimenti alle foto e alla bellezza interiore?), il nostro "Primo amore" per me vince quattro a zero. Quanto al finale, sia o meno tragico è superfluo definirlo mataeria delicata, che andava maneggiata da ben altre mani.
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