pierluigipettorosso68
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martedì 8 settembre 2009
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part 5---the end
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Se non conoscono Malraux (forse l’episodio non è casuale nella sceneggiatura di Maselli), figuriamoci, per dire così a braccio, senza pensare, …se sanno e leggono e studiano opere di uno Schleiermacher o Merlau Ponty, o un Lèger o un Blanqui, o un anonimo T Bernhard, anima profonda come pochi hanno mai potuto essere, o un pensante G Lukacs o un Eliade, o un Saint-Beuve e un E Paci o un A Banfi, o un Viano e un Severino, o invece un delicatissimo Callimaco e l irraggiungibile Plotino, o un Mèrimèe e un Auerbach, e il insomma snocciolando così, per associazione libera qualche nome, e ce ne sono migliaia ragazzi, migliaia, MIGLIAIA !! di anime e corpi pensanti…Ma avete mai avuto l’esperienza delle sudate carte assieme alle sudate lenzuola fradice di eros e logos??Avete mai avuto la CURIOSITA’ di chiamarvi ignoranti? DI chiamarvi quindi in causa al banchetto della conoscenza? Altro che citare, studiare!! Studiare, studirae…
Mai, proprio mai?
Chi vi inibì e irreti’ nel non sapere coatto?Nel non poter sapere più?O da sempre, cioè mai?
L’intellettuale di sinistra qui non è rappresentato o forse lo è magistralmente, nella sua inconsistenza, nella sua inefficacia, nella sua INESISTENZA.
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Se non conoscono Malraux (forse l’episodio non è casuale nella sceneggiatura di Maselli), figuriamoci, per dire così a braccio, senza pensare, …se sanno e leggono e studiano opere di uno Schleiermacher o Merlau Ponty, o un Lèger o un Blanqui, o un anonimo T Bernhard, anima profonda come pochi hanno mai potuto essere, o un pensante G Lukacs o un Eliade, o un Saint-Beuve e un E Paci o un A Banfi, o un Viano e un Severino, o invece un delicatissimo Callimaco e l irraggiungibile Plotino, o un Mèrimèe e un Auerbach, e il insomma snocciolando così, per associazione libera qualche nome, e ce ne sono migliaia ragazzi, migliaia, MIGLIAIA !! di anime e corpi pensanti…Ma avete mai avuto l’esperienza delle sudate carte assieme alle sudate lenzuola fradice di eros e logos??Avete mai avuto la CURIOSITA’ di chiamarvi ignoranti? DI chiamarvi quindi in causa al banchetto della conoscenza? Altro che citare, studiare!! Studiare, studirae…
Mai, proprio mai?
Chi vi inibì e irreti’ nel non sapere coatto?Nel non poter sapere più?O da sempre, cioè mai?
L’intellettuale di sinistra qui non è rappresentato o forse lo è magistralmente, nella sua inconsistenza, nella sua inefficacia, nella sua INESISTENZA. Certo non sono questi gli attori. A meno che non si considerino gli attori di strada interpreti di se stessi ( e cioè dei personaggi che essi stessi eguagliano), alla V. De Sica insomma.
Ma non credo sia così .Non nelle intenzioni, almeno.
E allora, il Movimento del la sinistra che viene dal basso, come auspicabile dovrebbe essere…, questa sinistra in continuo ricomporsi, e de-comporsi…,allora il movimento è così composto, così direzionato, così in ombra…le obmbre rosse appunto..ma di ombra qui on si vede che l’ombra di una generazione che ha ripudiato il diritto ad esistere intellettualmente e a fare un serio e duro quanto meraviglioso lavoro su di sé. Queasto mipare sia un messaggio positivo del film, e peccato sia cambaita la scena finale, perché , sì, ben venga la operosità ostinata delle ragazze del centro che lavorano comunque, nonostante tutto e tutti al centro e alle sue attività, nello sfocarsi delle immaginin finali, ma, forse le ombre mioncacciose quanto di interiore origine di una sinistra latitante, cosa di gravitàò abnorme come può capire chi sa di Storia e di lunghe durate e di storia delle mentalità, bene, quella sinistra andava rappresentata, magari dal Maselli e forse dal suo prossimo film.
Buona visione, proficua, e buona generazione....
Pierluigi Pettorosso
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[+] la curiosità di chiamarsi ignoranti
(di lisbeth)
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martedì 8 settembre 2009
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part 2--
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part 2
Si fa sempre più tardi.
L’intellettuale di sinistra, macerato intellettualmente in certi ghirigori inessenziali, il Siniscalchi (un pessimo Herliztka che invece è un ottimo attore, a modesto parer mio, ma qui biascicato nel parlare e trascinato, nel muoversi) che però rimane ancora pigramente , negligente, ancorato ad un inerziale engagement con un milieu di sinsitra, un a sinistra che fu gloriosa forse, con donne (le uniche che si salvano, nel film e nella REALTA’)intellettuali attorno, pur nel loro cinismo blaisès, realiste come delel consumate politiche, ormai efferate sopravvissute alla fine del sogno…, l’intellettuale dicevo(ma chi ci ha visto un Asor Rosa o un Eco? Ma conoscete le loro biografie intellettuali!?) evoca nella visita al centro sociale sul quale troneggia il motto “Cambiare il mondo “o qualcosa del genere (è un diroccato e dismesso cinema “Paris”, Roma Nord, adibito a centro sociale dove residui di sinsitra movimentista rendono servizio e giustizia ai pii deisderi di un cambiamento, e offrono servizi e assistenza all’umana condizione) l’intellettuale evoca un Malraux mai orecchiato, diamine, che parlava di Case della Cultura.
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part 2
Si fa sempre più tardi.
L’intellettuale di sinistra, macerato intellettualmente in certi ghirigori inessenziali, il Siniscalchi (un pessimo Herliztka che invece è un ottimo attore, a modesto parer mio, ma qui biascicato nel parlare e trascinato, nel muoversi) che però rimane ancora pigramente , negligente, ancorato ad un inerziale engagement con un milieu di sinsitra, un a sinistra che fu gloriosa forse, con donne (le uniche che si salvano, nel film e nella REALTA’)intellettuali attorno, pur nel loro cinismo blaisès, realiste come delel consumate politiche, ormai efferate sopravvissute alla fine del sogno…, l’intellettuale dicevo(ma chi ci ha visto un Asor Rosa o un Eco? Ma conoscete le loro biografie intellettuali!?) evoca nella visita al centro sociale sul quale troneggia il motto “Cambiare il mondo “o qualcosa del genere (è un diroccato e dismesso cinema “Paris”, Roma Nord, adibito a centro sociale dove residui di sinsitra movimentista rendono servizio e giustizia ai pii deisderi di un cambiamento, e offrono servizi e assistenza all’umana condizione) l’intellettuale evoca un Malraux mai orecchiato, diamine, che parlava di Case della Cultura. I ragazzi controllano sulla Garzantina…usano per loro scopi l’intellettuale negletto, e non acpsicono. Il Siniscalchi forse aveva avuto un momento di ispirazione. Forse genuina, sincera, erede lontana di un remoto impegno civile, umano, esistenziale, etico e personale.
Cio’ non è più. Il tentativo di coinvolgere un architetto romano di sinsitra assai (forse è proprio la figura del romano 68ino Massimiliano Fuksas?) che però parla su se stesso senza altro che ipocrisia scivolosa e salottiera. Lui engagè invece di fondi americani, capitalisti, forse il frutto della sua fama. Forse, anche, tutto treso a riprodurre quest’ultima. Ma è contestatao , da questi inattendibili personaggi…
Pessimi attori…
Quasi tutti. Non tutti, dunque.Non il vecchio compagno patetico e umano del moviemento , è per esempio.Neppure, forse il sindacalista eroico(Vittorio FOA, rappresentato dal suo omonico Arnoldo?)
O forse, ma Maselli è inconsapevole crediamo di cio’, proprio bravi nel rappresentare la loro impossibilità di…rapprensetare cio’ che non sentono… E si affannano nell’opera quotidiana tra posti letto offerti a zingari o nullatenenti, le basse lande della società dei drop outs, i nostri vicini, i panni sporchi malcelati dalla maleodorante e autodecomponentesi borghesia dello “stato di cose esistente”, si affannano ma sono senza bussola.
Non sanno di Malraux , non studiano, non studiano…forse l’unico giovane che studia è l’assistente di Siniscalchi…bravo e discretamente moderato l’attore. Bravo e mai fuori luogo.
Gli altri, i mavovali del proletariato per un futuro migliore, loro, non avanguardia intellettuale ( si echeggia Gramsci, con stupida compiacenza c itatoria, qui, sì è vero, è proprio inutile , ma forse Masellilo fa per i non lettori deli Quaderni dal carcere, siamo arrivati a cio'...Siamo arrivati a questo?) ma massa laboriosa, gli altri non sanno, non studiano.
(to be continued)
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martedì 8 settembre 2009
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part 4--
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(part 4)
No, non sono cugini del movimento storico epocale, il’68, non possono.Queste ragazzette così arroganti, eppure donne e quindi le uniche ad avere in mano le carte da giocare per un mondo migliore, “da mettere al mondo”, loro sono le gruppettare degli ultimi decenni, come quelle de La Sapienza e il movimento, diciamo così, ad honorem, dell’89, la Pantera…che fallimento, che occasione mancata.
Dove erano le menti, le menti così fervide e febbrili, i Lucio magri, le Rossanda, le Castellina, le Dominijanni, i Luigi Pintor e i Parlato, i G. Vacca e le L Ravera anche , perché no?, e le Carla Lonzi ele M Boccia , i G. Viale o i M Capanna, e ….tutte le scissioni coraggiose da un PCI tutto ingessato che aveva difficoltà estreme a condurre un movimento che lo acveva scavalcato sul terreno suo proprio (parentesi obbligatoria,: altr’è il film sul ‘68m, un instant film quasi, Lettera ad un giornale della sera, dove sì è raprrensetata magistralmente, in sovraesposizione fotografica la convulsa e anche sterile, affannosa dialettica del PCI romano del ’68, i dirigenti, gli intellettuali, la colonna sonora dramatica e fermamente indignata, ironica, e echeggiante qualche questura dove volava un anarchico…, e le donne.
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(part 4)
No, non sono cugini del movimento storico epocale, il’68, non possono.Queste ragazzette così arroganti, eppure donne e quindi le uniche ad avere in mano le carte da giocare per un mondo migliore, “da mettere al mondo”, loro sono le gruppettare degli ultimi decenni, come quelle de La Sapienza e il movimento, diciamo così, ad honorem, dell’89, la Pantera…che fallimento, che occasione mancata.
Dove erano le menti, le menti così fervide e febbrili, i Lucio magri, le Rossanda, le Castellina, le Dominijanni, i Luigi Pintor e i Parlato, i G. Vacca e le L Ravera anche , perché no?, e le Carla Lonzi ele M Boccia , i G. Viale o i M Capanna, e ….tutte le scissioni coraggiose da un PCI tutto ingessato che aveva difficoltà estreme a condurre un movimento che lo acveva scavalcato sul terreno suo proprio (parentesi obbligatoria,: altr’è il film sul ‘68m, un instant film quasi, Lettera ad un giornale della sera, dove sì è raprrensetata magistralmente, in sovraesposizione fotografica la convulsa e anche sterile, affannosa dialettica del PCI romano del ’68, i dirigenti, gli intellettuali, la colonna sonora dramatica e fermamente indignata, ironica, e echeggiante qualche questura dove volava un anarchico…, e le donne..le donne…queste genitrici del mondo..ma femministe, pensanti, altro che ragazze alla Carnelutti,che in realtà interpreta magistralmente se stessa,perché non fa altro che essere chi è,o almeno chi sembra, mi si passi il presumere ma il viso esprime cio’,poichè è figlia del suo tempo, il nostro, alla deriva della Storia…., ecco perché il film è fuori registro…, queste ragazze da cui ci si aspettava di più, volti che abbiamo visto e abbiamo dovuto non amare per anni nelle Università o Casa delle Letterature,o nei centri femministi, o negli”eventi” culturali in cui si rendono protagoniste senza studiare…non studiano mai..non più… etc), che delusione qeuste donne senza direzioni…cioè orizzonti, curiosità,ne’ magnanimità,né umiltà assoluta di imparare,fame di imapare!…Imparare, studiare,per capire,CAPIRE, cioè vivere intensamente, carne e sangue e ossa e vene e sduore e intelletto. Perché disprezzate e avete paura di cio’?
Davanti al nome di A. Malraux (chi è costui?, alla Don Abbondio), raffinato intellettuale, discutibilissimo, si viene tacciati di citazionismo…sic!!, perché? Vi fate male così…non distinguete i masturbatori di un intelletto mediocre dagli intellettuali raffinatissimi e vigorosi, non mezze calzette o soi disants pensatori…Perché? Tutta questa meschina, povera, infima arroganza?E’ figlia di un ’68 fallito, o di cosa e di chi? Chi sono i vostri Padri? E soprattutto, ragazze, le vostre Madri?
(to be continued)
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lisbeth
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giovedì 10 settembre 2009
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ombre rosse di vergogna
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Siniscalchi è un letterato di fama,prof.universitario,intellettuale di sinistra,figura imprescindibile nei salotti che contano,casual quanto basta nel vestire,modi gentili e necessariamente un po’distratti. Passa in edicola e cerca l’ultimo numero di Diabolik, l’edicolante gli propone MicroMega, “..quello mi arriva a casa!” fa lui con aria tra divertita e innocente.Una Panda sgangherata lo carica per portarlo al centro sociale “Cambiare il mondo”(“diamoci del tu” è immancabile a questo punto).Segue lunghissimo piano-sequenza con passaggio su interni pieni di sacro fuoco ideale,dormitorio dal quale non si manda via nessuno,ragazze e ragazzi proprio come ce li immaginiamo in un centro sociale,cioè belli e impegnatissimi, qualcuno appena un po’ aggressivo o disperato, una scuola per cinesini e vari in cui le prime parole da imparare sono “cara” e “pace”,bar, lavanderia,insomma un Eden prima della famosa mela.
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Siniscalchi è un letterato di fama,prof.universitario,intellettuale di sinistra,figura imprescindibile nei salotti che contano,casual quanto basta nel vestire,modi gentili e necessariamente un po’distratti. Passa in edicola e cerca l’ultimo numero di Diabolik, l’edicolante gli propone MicroMega, “..quello mi arriva a casa!” fa lui con aria tra divertita e innocente.Una Panda sgangherata lo carica per portarlo al centro sociale “Cambiare il mondo”(“diamoci del tu” è immancabile a questo punto).Segue lunghissimo piano-sequenza con passaggio su interni pieni di sacro fuoco ideale,dormitorio dal quale non si manda via nessuno,ragazze e ragazzi proprio come ce li immaginiamo in un centro sociale,cioè belli e impegnatissimi, qualcuno appena un po’ aggressivo o disperato, una scuola per cinesini e vari in cui le prime parole da imparare sono “cara” e “pace”,bar, lavanderia,insomma un Eden prima della famosa mela.Non si capisce bene cosa debba fare il prof.con aria smarrita lì in mezzo, visto che c’è festa con musica e canti multietnici,per cui,quando gli danno il microfono per parlare degli Irrazionalismi,risponde, sempre con tanta affabilità, che suonino ancora la loro bella musica.Infine,abbastanza annoiato e più che altro interessato a sapere chi lo riporterà a casa,abbozza una intervista lampo, e mentre le parole sembrano formarglisi in bocca,lancia l’idea di far nascere da centri sociali come quello vere e proprie case della cultura,citando Malraux.Le sue dichiarazioni rimbalzano sui giornali di mezzo mondo,nessuno si chiede se per caso non si stia esagerando un po’,entrano in campo altri personaggi del circo del potere,un sindacalista icona delle lotte che furono,un architetto ex sessantottino ammanicato con i petrolieri del Texas,che finanzierebbero felici le sue visioni, editori e giornalisti pienamente appagati di essere quello che sono e donne carismatiche di algida e matura bellezza,degne compagne di uomini così ben-pensanti.Il progetto fallirà, i giovani perderanno ogni speranza,gli anziani continueranno a sproloquiare luoghi comuni da far invidia al dizionario di Flaubert,ma sempre in salotti super accessoriati (un Marini alla parete non è uno scherzo) mentre la destra vince le elezioni.Il repertorio del luogocomunismo di sinistra è decisamente a buon punto.Il colpo di grazia lo danno i clacson che strombazzano nelle strade la vittoria della destra.Al prof che s’illude e vuol seguire alla TV i risultati (è tornato apposta per votare da un giro del mondo di conferenze!) la donna/intelligente/compagna dice ispirata “ma i clacson non sono della sinistra!”.Fermo-immagine, controluce, i personaggi diventano manichini inconsistenti.Nella sequenza finale,quella della speranza,i giovani, delusi e disperati per il tradimento dei padri che li hanno solo “strumentalizzati”,sapranno risorgere in un orrido casolare fatiscente da periferia romana doc, sì, di quelle dove oggi più che altro è pericoloso tornare a casa dal lavoro la sera, per le donne.Questa è la sinistra che Maselli mette in campo,e passi se ci fosse un intento parodistico,ne avrebbe tutta l’aria.Invece Maselli dà l’idea di prendersi molto sul serio.Alla fine la sensazione è di aver visto un centone di ovvietà, una sinistra stereotipata sempre pronta a farsi carico di…(I care), in una visione del mondo, vecchi e giovani, nessuno escluso, che fa capire davvero chi ha fatto vincere la destra in Italia.Ma non è certo questo merito a raddrizzare le sorti di questo pessimo film.
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[+] a una liz pensante
(di pierluigipettorosso68)
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sergio longo
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le ombre rosse di maselli tra ideologia e weltanschauung
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Farebbero pure sorridere i ragazzi che vogliono "cambiare il mondo" (è il nome che danno al loro Centro Sociale) ne Le ombre rosse di Francesco Maselli se l'intero film non fosse pervaso da un interrogativo essenziale: dopo la caduta del Muro e, con esso, delle ideologie che lo produssero, è ancora lecito sperare in un mondo migliore? Per Maselli è possibile preservando i fondamentali etici di una 'concezione del mondo' (Weltanschauung) opportunamente depurata dai guasti ideologici del passato (lo stalinismo, per esempio). A ben vedere, infatti, l'attuale perdita di credibilità della Sinistra in generale è dovuta proprio alla mancata distinzione filosofica tra ideologia e Weltanschauung.
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Farebbero pure sorridere i ragazzi che vogliono "cambiare il mondo" (è il nome che danno al loro Centro Sociale) ne Le ombre rosse di Francesco Maselli se l'intero film non fosse pervaso da un interrogativo essenziale: dopo la caduta del Muro e, con esso, delle ideologie che lo produssero, è ancora lecito sperare in un mondo migliore? Per Maselli è possibile preservando i fondamentali etici di una 'concezione del mondo' (Weltanschauung) opportunamente depurata dai guasti ideologici del passato (lo stalinismo, per esempio). A ben vedere, infatti, l'attuale perdita di credibilità della Sinistra in generale è dovuta proprio alla mancata distinzione filosofica tra ideologia e Weltanschauung. Per contro, l'errore di considerarle come un tutt'uno fa sì che il venir meno di una delle due (l'ideologia) determini sostanzialmente anche la scomparsa dell'altra con esiti d'impoverimento morale, umano e sociale che sono sotto gli occhi di tutti. E' in questo limbo socio-filosofico che si muovono i molti protagonisti de Le ombre rosse. Il film prende le mosse dall'inaspettata eco riscossa da un'intervista rilasciata a una tv locale romana da un maitre à penser della Sinistra, il professor Sergio Siniscalchi, circa l'eventualità di trasformare il Centro Sociale "Cambiare il mondo" in Casa della Cultura, rispolverando una vecchia proposta dell'intellettuale ed allora ministro degaulliano André Malraux. Improvvisamente l'attenzione di televisioni e giornali italiani e stranieri si concentra. sulla piccola comunità di senzadimora rifugiati nella palazzina fatiscente di un dismesso cinema alla periferia Nord di Roma. E' l'autunno del 2007. Romano Prodi è il capo di una coalizione di governo che include anche Rifondazione Comunista; Walter Veltroni è ancora Sindaco della Capitale. Sembrerebbero esserci, quindi, le premesse politiche per venire incontro al bisogno degli abitanti del Centro di veder realizzato un loro modello alternativo di comunità sociale . Ma, da un lato, il celebrato architetto progressista Varga progetta con finanziamenti di multinazionali una Casa della Cultura in cui si prevedono attività che poco hanno da spartire con le aspettative dei diretti interessati; dall'altro, si fa avanti un istituto di credito delle coop emiliane, la DemoBanca ("demo" sta per "democratica"...) che prospetta, accollandosi l'intero onere di spesa, la costruzione di un grande centro commerciale (di sinistra, però...) accanto al quale troverebbe posto anche la comunità. Nel mezzo di queste due proposte "di sinistra", si colloca l'iniziativa di un gruppo di teatranti senza teatro, anch'essi inquilini precari del Centro: chiedere al Comune un contributo per consentirne l'attività. Purtroppo -si sentiranno ribattere dal vice di Veltroni- in questi casi, per l'amministrazione comunale, "gli affitti diventano l'unica forma di rientro: la Cultura deve fruttare". Orecchie da mercante anche da parte del governo nazionale al varo di una legge per "svincolare la formazione dal profitto". Utopie, solo utopie del Centro Sociale "Cambiare il mondo". Già, e considerate le premesse fatte in apertura, "cambiare il mondo" non può che suscitare gli ironici sorrisetti dell'architetto Varga e della deputata Natalie ('impegnata' adesso nella stesura di un disegno di legge che preveda l'istituzione non di una, bensì di cento Case della Cultura!). Sentite con quale disinvoltura intellettuale i due arruolano Karl Marx tra i capitalisti d'assalto. Lui: "I soldi aprono tutte le porte, ti concedono tutto, molto di più della fama e della notorietà. Macché scherziamo?....Lo diceva anche Marx!...No?" E Natalie di rinforzo: "Marx lo chiamava 'fattore economico', base, struttura. MOTORE DETERMINANTE DI TUTTO!" E' impietoso il giudizio morale di Maselli su questi 'ominicchi' di sinistra, già ferocemente stigmatizzati nel lontano Lettera aperta a un giornale della sera (1970). E non bastano di certo le parole conclusive di Siniscalchi e della giornalista (dalle quali traspare il residuo di un barlume etico del "fare") a lavare la cattiva coscienza. Il professore: "Non è perché uno fa una cosa.....è......è farla comunque,intanto,quella cosa. E' questo quello che conta. Quanto riesci a incidere sull'orrore che hai intorno, quanto riesci a...", e Vanessa di seguito: " ...a cambiare...a cambiare le cose appunto. A stare sempre e comunque con tutti quelli che ci provano. No?..."
L'irrompere dei clacson dalla strada per festeggiare il trionfo elettorale di Berlusconi scende come una gelata su queste ultime parole strozzate in gola di Vanessa. Un'ombra funerea li avvolge tutti nella loro immobilità. Non deve essere stato agevole per un militante di sinistra come "Citto" Maselli rovistare nella purulenza di queste dolorosissime piaghe di deriva ideologica alle quali ha però saputo contrapporre con sofferta partecipazione l'indifesa umanità che gremisce il Centro Sociale; scommettere comunque sulla possibilità impossibile di un futuro un po' meno peggiore del presente per poter ricominciare dal...niente di tutto. Le ombre rosse è un'opera appassionatamente 'contro' che rivendica orgogliosamente le ragioni filosofiche della "diversità" di sinistra quando non tradita dai propri corifei. E non è casuale che il film abbia i suoi momenti esteticamente e poeticamente più alti quando 'racconta' le fragilità di quegli "anormali" che vogliono cambiare il mondo; quando dà luce e vita al variopinto raduno della Comune sulle festose e disinibite note di "Avanti pop" dei 'Tetes de bois'; quando s'inoltra nella penombra di un angusto corridoio costellato da allegoriche sculture di puro dolore; o quando 'carrella' sulle gradinate del vecchio cinema, candide di bianche lenzuola a coprire i corpi dormienti della povera gente. Maiuscole prove d'attore per Herlitzka, Foà, Fantastichini e Carnelutti.
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lore64
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giovedì 16 agosto 2012
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scomparsa della sinistra e tramonto dell'occidente
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Film molto valido, che sulla scia di "Lettera a un giornalista della sera" mette sul palcoscenico tutta la miseria di una ex-sinistra ormai interamente sradicatasi dai suoi referenti ideali originari, e votatasi (al pari di tutte le élites dirigenti) al più piatto e superficiale culto di Mammona, culminante nell'attuale dittatura dell'alta finanza.
Non soltanto i vari manutengoli ex-di sinistra non fanno alcuno sforzo di contribuire alla crescita del centro sociale; essi sono fin dall'inizio incapaci di muoversi entro una logica diversa da quella del mercato, dei finanziamenti privati miliardari e di un'arte e una cultura ridotte a vuoto arzigogolamento di parole e strumento di promozione commerciale.
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Film molto valido, che sulla scia di "Lettera a un giornalista della sera" mette sul palcoscenico tutta la miseria di una ex-sinistra ormai interamente sradicatasi dai suoi referenti ideali originari, e votatasi (al pari di tutte le élites dirigenti) al più piatto e superficiale culto di Mammona, culminante nell'attuale dittatura dell'alta finanza.
Non soltanto i vari manutengoli ex-di sinistra non fanno alcuno sforzo di contribuire alla crescita del centro sociale; essi sono fin dall'inizio incapaci di muoversi entro una logica diversa da quella del mercato, dei finanziamenti privati miliardari e di un'arte e una cultura ridotte a vuoto arzigogolamento di parole e strumento di promozione commerciale. Il pochissimo interesse manifestato dal professore per la visita guidata al Centro fa il paio coll'assoluta indifferenza dell'architetto verso le esigenze strutturali delle attività che vi si svolgono.
Azzeccato anche il ritmo lento e un po' strascicato del film, che batte non su un'improbabile intenzione deliberatamente maligna da parte dei vari personaggi, ma su un misto di superficialità, autocompiacimento e voglia di accaparrarsi prebende, che fotografa bene la mentalità di un occidente in fase di avanzatissima decadenza. La critica che l'autore rivolge alla sinistra avrebbe potuto essere rivolta alla totalità delle élites politiche, economiche ed intellettuali, ma anche a gran parte delle masse odierne: un'umanità priva di qualsiasi anelito ideale e quindi di spirito comunitario o di interessamento a una dimensione di lungo periodo, appiattitasi al più stucchevole consumismo ed al culto della moda e del successo, che finisconi - proprio come la finanza fa coll'economia reale - per fagocitare qualsiasi realtà ancora vitale e produttiva gli si pari dinanzi.
Un bello spaccato del grande tradimento della sinsitra, ma ancor più, in controluce, del più generale "tramonto dell'Occidente" (O. Spengler), ormai arrivato alla fase terminale del suo ciclo di decadenza tardoimperiale.
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