sassolino
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lunedì 9 febbraio 2009
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un grande saggio di cinegiornalismo
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Grande cinema! Riuscire attraverso un montaggio ad orologeria a ricostruire un' intervista che ha demolito l'immagine di Nixon e non solo...farlo avvertire come un uomo di grandi doti affabulatorie, di grande intelligenza, capace di fronteggiare qualsiasi interlocutore. Il cinema di Ron Howard somiglia molto ad un incontro di boxe; lo abbiamo visto in cinderella man con Russel Crowe, in apollo 13 e infine in quest'ultimo perfetto incastro narrativo.
E' indubbio che oltre alla grande interpretazione di Frank Langella, che già per la camminata carica di tutto il peso di un presidente troppo ingombrante, meriterebbe l'oscar, è la regia a fare la differenza.
Il pathos è costruito per un emozionante crescendo in cui si intrecciano da un lato la condizione intima e personale di Nixon e dall'altro il riflesso politico e sociale che esso ha determinato con il suo tradimento a un'intera nazione.
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Grande cinema! Riuscire attraverso un montaggio ad orologeria a ricostruire un' intervista che ha demolito l'immagine di Nixon e non solo...farlo avvertire come un uomo di grandi doti affabulatorie, di grande intelligenza, capace di fronteggiare qualsiasi interlocutore. Il cinema di Ron Howard somiglia molto ad un incontro di boxe; lo abbiamo visto in cinderella man con Russel Crowe, in apollo 13 e infine in quest'ultimo perfetto incastro narrativo.
E' indubbio che oltre alla grande interpretazione di Frank Langella, che già per la camminata carica di tutto il peso di un presidente troppo ingombrante, meriterebbe l'oscar, è la regia a fare la differenza.
Il pathos è costruito per un emozionante crescendo in cui si intrecciano da un lato la condizione intima e personale di Nixon e dall'altro il riflesso politico e sociale che esso ha determinato con il suo tradimento a un'intera nazione.
In questo alternarsi mediatico, sorretto da una solida sceneggiatura e da robusti dialoghi c'è tutto il tempo per prendere una poszione, decidere da che parte stare: tifare per l'intervistatore arrivista ma simpatico o per il vecchio nixon che ancora dardeggia il mondo intero con la sua ars oratoria?. Se avviene tutto questo significa che siamo di fronte a un grande film, magistrale in tutti i dettagli, non ultima la telecamera mobile, cosi' adatta a far penetrare quel clima di precarietà che attraversava l'america tutta. Della rosa dei flm candidati all'oscar ritengo sia il più meritevole.
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fabrizio cirnigliaro
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giovedì 28 ottobre 2010
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la pistola fumante
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3 anni dopo aver lasciato la casa Bianca a causa dello scandalo Watergate Richard Nixon (Frank Langella) accetta di concedere una lunga intervista a Frost, un presentatore televisivo inglese che lavora per la TV australiana. Nixon ha rassegnato le dimissioni da presidente degli Stati Uniti, ma il suo successore Ford gli concede il perdono presidenziale: nessun tribunale può perciò condannarlo, non pagherà per gli atti illegali compiuti come presidente in carica.
Nixon però non si sente ancora pronto per andare in pensione, è esiliato in una villa in California, e spera di poter ricostruire la propria immagine e rientrare presto nell'ambiente che conta.
Pensa che un'intervista televisiva con Frost possa essere un passo importante per raggiungere tale obiettivo, la sua riabilitazione politica a Washington
Nessuno nello staff di Frost ha gradito l’uscita di scena “indolore” del presidente, che ha lasciato la carica senza essere processato o aver dato delle scuse per gli atti illegali commessi, oltre che per la politica adottata dal suo governo nella guerra in Vietnam.
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3 anni dopo aver lasciato la casa Bianca a causa dello scandalo Watergate Richard Nixon (Frank Langella) accetta di concedere una lunga intervista a Frost, un presentatore televisivo inglese che lavora per la TV australiana. Nixon ha rassegnato le dimissioni da presidente degli Stati Uniti, ma il suo successore Ford gli concede il perdono presidenziale: nessun tribunale può perciò condannarlo, non pagherà per gli atti illegali compiuti come presidente in carica.
Nixon però non si sente ancora pronto per andare in pensione, è esiliato in una villa in California, e spera di poter ricostruire la propria immagine e rientrare presto nell'ambiente che conta.
Pensa che un'intervista televisiva con Frost possa essere un passo importante per raggiungere tale obiettivo, la sua riabilitazione politica a Washington
Nessuno nello staff di Frost ha gradito l’uscita di scena “indolore” del presidente, che ha lasciato la carica senza essere processato o aver dato delle scuse per gli atti illegali commessi, oltre che per la politica adottata dal suo governo nella guerra in Vietnam.
Grazie ad un cast eccezionale e ad una sceneggiatura ricca di dialoghi avvincenti, Ron Howard realizza forse la sua opera più bella
Il ritmo è incalzante e nonostante non ci sia nessun mistero da svelare, per lo spettatore è quasi impossibile distogliere lo sguardo dallo schermo
Nell'immaginario collettivo Nixon incarna alla perfezione il ruolo del cattivo, il personaggio spregevole, il tipo losco con cui mai vorremo avere nulla da spartire.
Ripensando però alla sua corriera politica e soprattutto allo scandalo Watergate molti oggi potrebbero storcere il naso.
Spiava i suoi avversari politici e ha cercato di depistare le indagini.
“E quindi?” Dov'è il problema?
Il nastro (ribattezzato “la pistola fumante”) che ha costretto alle dimissioni Nixon oggi non farebbe più scalpore. Un fatto del genere starebbe nell'agenda planning per un paio di settimane, per poi finire nell'oblio
Probabilmente l'ex presidente americano è meno telegenico del presidente italiano, ma è possibile che tutto si riduca a questo?
Anche durante l'amministrazione Bush Jr non sono mancati gli scandali , le armi di distruzione di massa in Iraq, le torture a Guantanamo e Abu Grahib, il CiaGate, lo scandalo Enron.
Eppure solo la percezione pubblica che si ha ancora oggi di Nixon è cosi negativa. Perchè?
Forse perchè in quegli anni negli States c'era molta più partecipazione politica, la gente era più coinvolta nelle questioni di interesse nazionale, “tanto i politici sono tutti uguali” non era ancora il pensiero dominante,il zietgeist.
Anche dei giornalisti hanno avuto un ruolo fondamentale nello scandalo “Watergate”, e trovarono l'appoggio di una “gola profonda” all'interno del FBI.
All'epoca a emergere erano i giornalisti capaci di mettere tutto a discussione, a rischiare, non i “reggi microfono” a cui ormai siamo purtroppo abituati.
Ad ogni modo nelle "grandi democrazie" poco è cambiato dopo lo scandalo Watergate, chi detiene il potere pensa di essere al di sopra della legge, oggi come allora
C'è chi lo fa giocando il ruolo del duro, dell'antipatico, e chi innvece raccontando barzelette, facendo il verso del cu cu e circondandondosi di belle donne, ma la solfa è sempre quella.
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marco
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domenica 8 febbraio 2009
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da happy days all'oscar..
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Chi si sarebbe mai aspettato di vedere quel ragazzo dai capelli rossi in happy days diventare uno dei registi più acclamati di hollywood? Eppure eccolo lì,nella città degli angeli a sollevare la statuetta insieme a russel crowe per "a beautiful mind"...ed eccolo ancora quì nelle nostre sale con quest'ottimo frost/nixo n che riesce a tenerti incollato alla sedia pur essendo un film storico lento e riflessivo; quand'è cosi bisogna dare a cesare quel che è di cesare.Non sottovalutiamo neanche l'outsider all'oscar frank langella capace di dare al personaggio di nixon uno spessore inaudito riuscendo a trasmettere solo con gli occhi tutti il tormento e l'agonia di un personaggio storico ancor oggi controverso per la storia americana.
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Chi si sarebbe mai aspettato di vedere quel ragazzo dai capelli rossi in happy days diventare uno dei registi più acclamati di hollywood? Eppure eccolo lì,nella città degli angeli a sollevare la statuetta insieme a russel crowe per "a beautiful mind"...ed eccolo ancora quì nelle nostre sale con quest'ottimo frost/nixo n che riesce a tenerti incollato alla sedia pur essendo un film storico lento e riflessivo; quand'è cosi bisogna dare a cesare quel che è di cesare.Non sottovalutiamo neanche l'outsider all'oscar frank langella capace di dare al personaggio di nixon uno spessore inaudito riuscendo a trasmettere solo con gli occhi tutti il tormento e l'agonia di un personaggio storico ancor oggi controverso per la storia americana.L' abilità di howard è stata quella di tralasciare gli aspetti tecnici dello scandalo watergate(senza però abbandonarlo del tutto)che alla maggiorparte della gente sarebbero potuti apparire noiosi per dedicarsi quasi completamente alla psicologia dei due personaggi che si sfidavano fra insinuazioni e battute al vetriolo, fino a culminare nelle interviste e nel finale quasi commovente delle ammissioni di nixon.
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broken arrow
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mercoledì 18 febbraio 2009
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film solido
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Bel film. Anche perché seguendolo non pensiamo più ai veri protagonisti dell'episodio reale, ma abbiamo davanti dei veri personaggi, che diventano autonomi dalla realtà e quindi ci danno qualcosa di più di una semplice imitazione dei fatti. E' anche per questo che lo trovo nettamente superiore a due film citati da altri spettatori: "The Queen" (che era troppo un esercizio mimetico, lo show da Grande Attrice ecc.) e "La caduta" (molto televisivo, con Ganz quasi ridicolo per eccesso di bravura). Girato in modo solido, senza esibizioni estetizzanti, ma con inquadrature dense nella loro apparente semplicità. E alla fine non vedo tutta questa "simpatia" per il Nixon reale: semplicemente è diventato il personaggio di un film, cioè un'altra cosa.
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antonello villani
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venerdì 27 marzo 2009
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appassionante ritratto di un presidente
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Il più controverso Presidente degli Stati Uniti nella famosa intervista che fu rilasciata nel 1977 ad un noto presentatore di talk show. Il regista Ron Howard mette a nudo Richard Nixon con un abile gioco psicologico, un duello a colpi di domande che diventa un vero e proprio processo politico. Perfetta identificazione nel ruolo di “Tricky Dick” per Frank Langella che ripercorre i momenti cruciali dello scandalo Watergate, tic e manie di grandezza di un uomo uscito con disonore dalla scena politica, l’unico che si sia dimesso dalla carica di Presidente. Michael Sheen veste i panni di un uomo passato alla storia per la straordinaria combinazione di lungimiranza e spregiudicatezza giornalistica, mentre l’ex protagonista di “Happy Days” conduce in maniera disinvolta lo scontro televisivo che restituì dignità alla stessa intervista.
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Il più controverso Presidente degli Stati Uniti nella famosa intervista che fu rilasciata nel 1977 ad un noto presentatore di talk show. Il regista Ron Howard mette a nudo Richard Nixon con un abile gioco psicologico, un duello a colpi di domande che diventa un vero e proprio processo politico. Perfetta identificazione nel ruolo di “Tricky Dick” per Frank Langella che ripercorre i momenti cruciali dello scandalo Watergate, tic e manie di grandezza di un uomo uscito con disonore dalla scena politica, l’unico che si sia dimesso dalla carica di Presidente. Michael Sheen veste i panni di un uomo passato alla storia per la straordinaria combinazione di lungimiranza e spregiudicatezza giornalistica, mentre l’ex protagonista di “Happy Days” conduce in maniera disinvolta lo scontro televisivo che restituì dignità alla stessa intervista. Cronaca di un fatto realmente accaduto, “Frost/Nixon” convince grazie all’interpretazione di due attori che sembrano subire l’uno il fascino dell’altro ed al duello che viene preparato come un incontro di boxe. Perché gli sfidanti si studiano come pugili, mettono in campo strategie difensive e si sottraggono al colpo del k.o. sino alla fatidica domanda sul Watergate. Howard mostra luci ed ombre di un Presidente venale ed ossessionato dal potere, mentre Frost è troppo impegnato a cercare sponsor per la sua impresa. Ne viene fuori un ritratto pieno di sfumature, un film appassionante che tiene il pubblico col fiato sospeso.
Antonello Villani
(Salerno)
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dylandave.wordpress.com
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sabato 7 febbraio 2009
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l’inedito volto gonfio e denso di solitudine di ni
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I Talk-show e gli scandali politici sono sempre stati un fenomeno mediatico interessante. Quello del Watergate e di Nixon sicuramente fu uno tra quelli più eclatanti della storia e che saranno ricordati per sempre su tutti i principali manuali politici o di storia politica. E non a caso prima Oliver Stone e adesso Ron Howard, in parentesi registica tra le trasposizioni cinematografiche dei bestsellers di Dan Brown ( Il codice Da Vinci e Angeli e Demoni), realizza questo interessantissimo film sulla storica intervista del 1977 tra Richard Nixon e un giornalista ,David Frost, senza la minima competenza politica ma con un carisma di certo capace di strappare grandi risultati di auditel. Un’ intervista che ha più il sapore di un incontro di pugilato sia per tempistiche che per luci di scena e che dicerto nulla ha a che fare con gli attuali talk show politici che la nostra tv italiana ci ha abituato a vedere.
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I Talk-show e gli scandali politici sono sempre stati un fenomeno mediatico interessante. Quello del Watergate e di Nixon sicuramente fu uno tra quelli più eclatanti della storia e che saranno ricordati per sempre su tutti i principali manuali politici o di storia politica. E non a caso prima Oliver Stone e adesso Ron Howard, in parentesi registica tra le trasposizioni cinematografiche dei bestsellers di Dan Brown ( Il codice Da Vinci e Angeli e Demoni), realizza questo interessantissimo film sulla storica intervista del 1977 tra Richard Nixon e un giornalista ,David Frost, senza la minima competenza politica ma con un carisma di certo capace di strappare grandi risultati di auditel. Un’ intervista che ha più il sapore di un incontro di pugilato sia per tempistiche che per luci di scena e che dicerto nulla ha a che fare con gli attuali talk show politici che la nostra tv italiana ci ha abituato a vedere. Quindi nessuna rissa, nessun innalzamento dei toni di voce, ma solo un pungente dialogo che colpo su colpo tiene lo spettatore incollato allo schermo , purchè quest’ultimo sia interessato ad argomenti politici questo è certo. Solo tre “Round ” televisivi di due ore ciascuno all’interno dei quali Frost vengono utilizzate le parole o a volte anche le stesse tempistiche del dialogo come armi per potere portare alla vittoria finale. La cura nella caratterizzazione dei due personaggi è molto buona e fa evidenziare ogni caratteristica dei due protagonisti. Il primo, Nixon, reduce probabilmente dal suo peggior periodo di vita e determinato a sfruttare l’intervista come l’occasione per poter risollevare la sua immagine, l’altro, Frost, determinato a guadagnare attraverso questa intervista una maggiore popolarità nonchè anche turbato dal timore dell’insuccesso di questa stessa essendo stato lui stesso il principale investitore del fenomeno mediatico. Frost\Nixon va gustato con calma proprio come se fosse non solo un film ma un dibattito. Quindi per chi si aspettasse una Biografia di Nixon vada a riguardare il film di Stone, per chi invece volesse godersi un avvincente dibattito in stile teatrale-cinematografico si metta pure comodo.
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layla
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martedì 17 febbraio 2009
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grandiosa intervista
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Una regia magistrale di Ron Howard, molto incalzante e che lascia traparire tutte le sfacettature dei personaggi, Nixon non poteva essere interpretato meglio, non viene tralasciata una singola emozione e ciò che provi alla fine per questo personaggio è pura pietà. Forse questo è l'unico difetto del film che ,alla conclusione, non ti fa detestare un presidente ma ti fa compatire un uomo ormai vecchio e solo.
[+] perfetto
(di enrico)
[ - ] perfetto
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lky rock
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lunedì 9 febbraio 2009
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<<"l'abuso di potere è l'essenza della tirannia">>
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Frost/Nixon - il duello consacra la bravura e l'estro artistico del regista,produttore e sceneggiatore quasi sessantenne Ron Howard. Il suo film ripercorre la storia che si cela nell'intervista fatta dal comico e per certi versi ritenuto inaffidabile David Frost ai danni del trentasettesimo presidente degli stati uniti Richard Nixon. La democrazia dipenderà dall'esito di quella intervista dice il lungometraggio, il patriottismo Americano, a differenza di altri, è l'icona principale del film e dell'America degli anni settanta, pronto come sempre a rivendicare i suoi ideali, in questo caso l'abolizione dei privilegi è affidata all'improbabile Frost. I due sono protagonisti di una vera e propria battaglia, il comico rivendica le radici della democrazia e rivisita gli sbagli del presidente mentre Nixon è abile a parlare bene di sè rischiando di riuscire a farsi bello e indenne davanti al popolo Americano.
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Frost/Nixon - il duello consacra la bravura e l'estro artistico del regista,produttore e sceneggiatore quasi sessantenne Ron Howard. Il suo film ripercorre la storia che si cela nell'intervista fatta dal comico e per certi versi ritenuto inaffidabile David Frost ai danni del trentasettesimo presidente degli stati uniti Richard Nixon. La democrazia dipenderà dall'esito di quella intervista dice il lungometraggio, il patriottismo Americano, a differenza di altri, è l'icona principale del film e dell'America degli anni settanta, pronto come sempre a rivendicare i suoi ideali, in questo caso l'abolizione dei privilegi è affidata all'improbabile Frost. I due sono protagonisti di una vera e propria battaglia, il comico rivendica le radici della democrazia e rivisita gli sbagli del presidente mentre Nixon è abile a parlare bene di sè rischiando di riuscire a farsi bello e indenne davanti al popolo Americano. La telefonata da parte di Nixon a Frost è il fulcro della battaglia, egli è ubriaco, successivamente sarà sopraffatto da un dubbio su quella telefonata, questo lo porterà a farsi inchiodare quasi da solo. Il film spazia in tutti i campi cinematografici, documentario, lungometraggio vero e proprio fino alle interviste, impresa ardua da compiere ma il regista in quel caso è stato veramente bravo poichè il pubblico è rimasto affascinato dalle interviste, ha potuto cogliere ogni finezza trapelata da Howard ed è rimasto incollato allo schermo fino alla fine senza un attimo di noia. Il regista fa notare anche l'importanza della televisione ai suoi tempi, in una intervista si può scrutare il significato della restrizione che l'immagine dà, ad un certo punto Nixon faceva davvero compassione. Sul fronte della recitazione troviamo un Frank Langella semplicemente fantastico, assolutamente perfetto per il ruolo di Milhouse, è praticamente uguale a lui, ahimè facendo dimenticare la buona interpretazione di Anthony hopkins in Gli intrighi del potere - Nixon di Oliver Stone . Michael Sheen e Sam Rockwell non sono da meno, d'altronde il cast ha un'ottima intesa visto il loro precedente impegno nel dramma teatrale appunto di Frost/Nixon. Appuntamento Allora al 22 febbraio agli oscar per sapere quanti premi Frost/Nixon avrà ricevuto. Per chiudere la recensione voglio finire in questo modo, ricordando una frase molto importante del film: <<"l'abuso di potere è l'essenza della tirannia">>.
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[+] l'abuso di potere è l'essenza della tirannia
(di hugo)
[ - ] l'abuso di potere è l'essenza della tirannia
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thegame
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lunedì 13 aprile 2009
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la versatilità di ron howard
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intelligente e apprezzabile affresco di uno degli avvenimenti più discussi della storia politica e televisiva mondiale. Ron Howard stavolta fa centro, lascia da parte la sua solita retorica da 4 soldi e spiazza letteralmente anche i suoi detrattori più accaniti, confezionando quella che probabilmente è la sua miglior opera...impossibile non notare la perfetta regia messa in mostra in questo "Frost/Nixon" che, grazie ad un montaggio da orologio svizzero, orchestra un insieme di caratteristi di primo punto, riuscendo in tal modo a sopperire alla prevedibilità che affligge l'epilogo...a questo punto però, quello che stupisce maggiormente è la facilità di howard di passare con scioltezza da film studiati come questo a boiate come "il codice da vinci" o ruffianate come "a beautiful mind".
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intelligente e apprezzabile affresco di uno degli avvenimenti più discussi della storia politica e televisiva mondiale. Ron Howard stavolta fa centro, lascia da parte la sua solita retorica da 4 soldi e spiazza letteralmente anche i suoi detrattori più accaniti, confezionando quella che probabilmente è la sua miglior opera...impossibile non notare la perfetta regia messa in mostra in questo "Frost/Nixon" che, grazie ad un montaggio da orologio svizzero, orchestra un insieme di caratteristi di primo punto, riuscendo in tal modo a sopperire alla prevedibilità che affligge l'epilogo...a questo punto però, quello che stupisce maggiormente è la facilità di howard di passare con scioltezza da film studiati come questo a boiate come "il codice da vinci" o ruffianate come "a beautiful mind"....
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filippo catani
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giovedì 7 marzo 2013
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saggio di giornalismo
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L'8 agosto 1974 Richard Nixon è costretto alle dimissioni a causa del montare dello scandalo Watergate. L'ex presidente riesce a scampare il processo grazie al perdono presidenziale concessogli da Ford. David Frost, un conduttore britannico di talk show, allettato dallo share raggiunto dal discorso di addio del presidente decide di presentargli un'offerta per un ciclo di quattro interviste a pagamento. Dopo una serie di dinieghi, nel 1977 Nixon accetterà la proposta.
Qualcuno potrebbe obbiettare: che senso ha fare un film su un'intervista? oppure: chissà che noia un film basato solo ed esclusivamente su domande e risposte. E invece non è affatto così.
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L'8 agosto 1974 Richard Nixon è costretto alle dimissioni a causa del montare dello scandalo Watergate. L'ex presidente riesce a scampare il processo grazie al perdono presidenziale concessogli da Ford. David Frost, un conduttore britannico di talk show, allettato dallo share raggiunto dal discorso di addio del presidente decide di presentargli un'offerta per un ciclo di quattro interviste a pagamento. Dopo una serie di dinieghi, nel 1977 Nixon accetterà la proposta.
Qualcuno potrebbe obbiettare: che senso ha fare un film su un'intervista? oppure: chissà che noia un film basato solo ed esclusivamente su domande e risposte. E invece non è affatto così. Ron Howard ci regala una pregevole pellicola su una pagina importantissima della storia recente americana ossia la vicenda legata al presidente Nixon. E dopo i film che ci avevano raccontato dell'esplodere dello scandalo Watergate (Tutti gli uomini del Presidente) e l'omonimo film sulla sua vita, ecco riprodotta l'intervista che ebbe ascolti stratosferici. Certo oltre alle domande e risposte cadenzate da interviste ai reali protagonisti si getta uno sguardo su tutta quella che è stata la fase preparatoria con Frost costretto a tirare fuori i soldi di tasca propria in quanto i grandi network a stelle e strisce non credevano nel format. E poi c'è lo scontro fra due distinte personalità che hanno nella ricerca spaswmodica del successo a tutti i costi il loro unico punto d'incontro; da una parte il presidente Nixon un uomo astuto e capace di mettere nel sacco qualsiasi interlocutore e ancora disposto a ricorrere ad ogni mezzo lecito o non per raggiungere il suo scopo (bellissima la scena quando l'ex presidente vorrebbe far mettere sotto controllo il telefono di Frost). E poi troviamo Frost un estroverso donnaiolo e festaiolo in grado di condurre e portare al successo i suoi talkshow e che non si diede per vinto insieme al suo team nonostante le prime interviste non fossero andate per nulla bene. D'altra parte c'era grande spirito di rivalsa e voglia di conoscere la verità negli americani sia da parte dei sostenitori di Nixon che si sentivano traditi dal suo operato sia dai suoi avversari che invece ardevano dal desiderio di metterlo sulla graticola specialmente per le guerre in Vietnam e Cambogia. Ottima la scelta del cast dove spiccano ovviamente Langella e Sheen ma una menzione particolare va allo splendidio Bacon perfettamente a suo agio nel ruolo di eminenza grigia dell'ex presidente.
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