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Departures |
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Un film di Yojiro Takita.
Con Masahiro Motoki, Ryoko Hirosue, Tsutomu Yamazaki, Kazuko Yoshiyuki, Takashi Sasano.
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Titolo originale Okuribito.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 130 min.
- Giappone 2008.
- Tucker Film
uscita venerdì 9 aprile 2010.
MYMONETRO
Departures   
valutazione media:
3,64
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Departures
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| venerdì 19 marzo 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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Daigo, giovane violoncellista, perde il posto perché la sua orchestra viene sciolta e, abbattuto dalla terribile notizia, decide di abbandonare la musica e di tornare a vivere con la moglie nel piccolo paesino in cui crebbe allevato dalla madre ora morta. Il padre di Daigo è sparito da più di trent’anni e non si sa che fine abbia fatto. Daigo si mette in cerca di un lavoro e viene assunto in un’agenzia viaggio. Peccato che l’inserzione presentasse un errore di stampa e che in realtà si trattasse di un’agenzia viaggi-o, l’ultimo viaggio, quello della morte: in poche parole, il becchino incaricato di procedere al lavaggio ed alla vestizione della salma, pratica che, secondo la tradizione giapponese, deve svolgersi di fronte agli occhi dei cari del defunto. Daigo riesce a vincere l’iniziale riluttanza ed arriva a percepire il suo percorso come una parabola che lo ha messo alla prova facendogli abbandonare la sua grande passione, la musica, per curarsi, in un vero e proprio contrappasso, dei morti nel loro ultimo viaggio, come invece non aveva fatto in occasione del decesso della madre. La moglie viene a scoprire il lavoro del marito, lo rifiuta e ritorna a Tokyo, salvo poi rifarsi viva alcune settimane dopo per dirgli di essere incinta. Qui ella si accorge anche della grande solerzia che Daigo mette in campo nel suo lavoro e, man mano, ne comprende ed accetta lo spirito. Un giorno giunge la notizia che il padre di Daigo è morto e che la salma si trova a pochi chilometri di distanza dal paese in cui egli vive. Dapprima il ragazzo si rifiuta di vederlo, indi si convince e si reca, in un ultimo ed estremo atto di coraggio e perdono, ad officiarne il rito funebre. Dopo più di cinquant’anni da L’Arpa Birmana, capolavoro di Kon Ichikawa, un altro film nipponico affronta il tema della cura dei morti come atto di riscatto e redenzione dei vivi con, oltretutto, la primaria importanza dell’elemento musicale. In questo caso tuttavia la vicenda, di per sé molto interessante e ben congegnata, si perde in eccessive lentezze e prolissità che ne pregiudicano inevitabilmente il valore. Peccato, perché gli elementi per fare di meglio c’erano tutti, sia dal punto di vista tematico che tecnico. Sarebbero bastate un po’più dinamicità ed un po’meno prolissità per dare vita ad un qualcosa di assai più memorabile. Molto buoni alcuni spunti fotografici. Il lavoro resta comunque, nel complesso, più che discreto ed assai degno di esser visto. Tuttavia lo ribadisco: peccato.
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