Death in Love

La pellicola viene definita psychosexual-thriller, ma a me sembra semplicemente un film drammatico, molto drammatico, una specie di tragedia greca ambientata ai giorni nostri. Il regista Boaz Yakin ha dovuto finanziarselo da solo, per poterlo realizzare secondo le sue intenzioni, gli studios non avrebbero accettato certe scelte. Scelte, quelle più coraggiose, che però sono la cosa peggiore del film: un po' troppo sesso, soprattutto all'inizio, troppe scene volutamente disgustanti che riguardano gli esperimenti nel campo di concentramento e si tocca il fondo con le masturbazioni, goffe, insulse e di pessimo gusto (e chissà perché sempre con la sinistra....). L'idea di partenza non è male, ma la realizzazione non soddisfa appieno, così come non convincono alcuni personaggi che sono tagliati con l'accetta (il medico nazista è un ottantenne un po' Superman, un po' Dracula e un po' trombeur des femmes). La vicenda si dipana in modo atipico, il protagonista sembra essere il figlio maggiore mentre in realtà il personaggio cardine è la madre, novella Medea che regna incontrastata sulla famiglia usando il potere della propria furia devastatrice, che non esita alla fine a sbarazzarsi di tutti per seguire la sirena della lontana passione giovanile per un mostro. I legami tra i vari personaggi sono molteplici, così come le implicazioni psicologiche, alla fine si possono trarre dalla narrazione molte morali, qualcuna in controtendenza con la tradizione: "la donna è mobile", "chi trova un amico non trova necessariamente un tesoro", "non desiderare la donna (anche se non è di altri)", "chi la fa l'aspetti", "non dir gatto fin che non l'hai nel sacco" ed altre amenità di questo tipo. Curiosità: non esistono nomi nel film, ma solo appellativi: "mamma", "papà", "fratello", "l'asiatica". Non mettetevi a cercarli, non li troverete nemmeno nei titoli di coda o su imdb. Particolare: il film non è uscito in Italia, quindi lo trovate solo in lingua originale, ma bisogna munirsi di dizionari, perché c'è moltissimo inglese, parecchio tedesco ed anche un pizzico di francese. Il film si può vedere, non foss'altro per il cast che, Jacqueline Bisset in testa, fornisce una prova convincente. Il fratello maggiore - Josh Lucas La parte non è delle più agevoli: dovrebbe essere il buono ma inanella una serie infinita di castronerie: prima si brucia Morena Baccarin, poi eccede in spavalderia e sicurezza, si rivela essere frustrato sessualmente, ed alla fine le disgrazie che lo colpiscono non rattristano più di tanto. Comunque bravo. La madre - Jacqueline Bisset Come già detto, il punto focale del film, la mamma pazza che si è salvata dall'olocausto, che non ha avuto pietà per gli altri internati, che ha sposato il marito non perché lo amasse ma perché aveva capito che lui non l'avrebbe mai abbandonata, e che quando qualcosa non va risolve tutto scatenando la propria furia distruttrice. Una grandissima Jacqueline Bisset. Il fratello minore - Lukas Haas E' il personaggio più definito: ha gravi disturbi mentali, suona il piano in modo ossessivo e segue procedure intricate per mangiare (pochissimo). Non molto spazio ma interpretazione ottima. Il padre - Stu Richel Una particolarità: quando è vicino è sempre di spalle o fuori campo, quando è lontano è sempre fuori fuoco. In altre parole, non si vede mai. In più, dice pochissime battute. Il messaggio mi sembra chiaro. Della serie "questo personaggio lo interpretavo anch'io".