Changeling

Clint contro le tenebre. Un thriller che indaga la natura segreta dei potere in Usa

Schermo nero, rumore dei passi di qualcuno che corre disperatamente. Poi una luce a infrarossi che buca il buio della notte e tre bambini che scappano in un bosco. Lo schermo torna nero, si sente un colpo di pistola. Inizia cosi "The Changeling" ('"II bambino scambiato"), ventottesima fatica da regista dell'instancabile Clint Eastwood, a Il anni uno dei cineasti più giovanili e sorprendenti di Hollywood. Dopo “Mystic River”, “Million dollar Baby” e "Lettere da Iwo Jima", con questo thriller agghiacciante uscito dalla penna di Joe Michael Straczyriski, Eastwood continua impietoso ad affondare il coltello nel "cuore di tenebre" degli Stati Uniti. Basato su un caso di cronaca che sconvolse il sistema giudiziario negli anni Venti, il film ha tra i suoi assi un’Angelina Jolie irriconoscibile - parrucca corta, cloche anni *20 e cappotto in visone - che regala la sua migliore performance dai tempi di "Ragazze interrotte".
Jolie è Christine Collins, madre single di un pestifero bimbo di nove anni, Walter. Un giorno lo lascia solo per qualche ora per un impegno di lavoro, e il bambino sparisce, Dopo quattro mesi di angoscia, la gioia insperata - il figlio è stato ritrovato - e la disperazione inattesa. Il bambino che la polizia le fa abbracciare fra conferenze stampa e fanfare per festeggiare il caso risolto, non è suo figlio, Comincia un braccio i ferro angosciante tra Christine e il dipartimento di Polizia di Los Angeles. Solo il reverendo Bregleb (John Malkovich, per una volta in una parte da buono) appoggia la lotta solitaria della donna contro l’amministrazione più corrotta della storia di Los Angeles»: un leviatano cinico e potente che riesce a farla rinchiudere in manicomio, lo stesso nel quale marciscono altre persone che si sono opposte alla polizia. Gli agenti propongono a Christine di ritirare le accuse alla polizia in cambio della libertà, ma lei rifiuta: è solo l’arrivo del reverendo Bregleb con i risultati di una nuova inchiesta a salvarla da un elettrochoc devastante.
Il reverendo però non porta buone notizie. Un giovane detective estraneo alla corruzione dei dipartimento ha trovato nelle dichiarazioni di un balordo quindicenne il bandolo della matassa della sparizione del figlio. È una soluzione orribile: il figlio di Christine è finito nelle mani di un serial killer che ha rapito e ucciso una ventina di bambini, rinchiudendoli in un ranch abbandonato. I colpevoli vengono arrestati. E alla fine, dopo una resistenza da malvivente incallito, anche il falso figlio di Christine (messo li per far passare la polizia per efficiente) confessa di non essere Walter. La donna non demorde: con una causa che è rimasta una pietra miliare negli Stati Uniti porta in tribunale l'intero dipartimento di polizia di Los Angeles, che verrà decimato dalle condanne. Continua a cercare suo figlio senza mai perdere la speranza, soprattutto dopo che uno dei bambini viene ritrovato in vita e conferma che Walter era con lui, e che erano fuggiti insieme. E il film si avviai verso quello che in fondo, nel pessimismo del grande Clint, può essere considerato un lieto fine.
Da Il Venerdì di Repubblica, 1 maggio 2008

di Emiliano Carpineta, 1 maggio 2008