Breaking Bad |
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Un film di Adam Bernstein, Terry McDonough, Vince Gilligan.
Con Bryan Cranston, Anna Gunn, Aaron Paul, Dean Norris.
continua»
Formato Serie TV,
Poliziesco,
durata 45 min.
- USA 2008.
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Breaking beautifuldi no_dataFeedback: 100 |
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giovedì 2 marzo 2017 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Breaking bad, ovvero come scardinare, facendolo implodere, come il termine Breaking sembra voler indicare, tutto lo schema etico che è alla base del vivere civile, in una società come quella americana. Il cattivone del titolo, in questo caso, è un membro integrato nell'universo borghese dell'assolata e polverosa cittadina di Albuquerque, con tanto di famiglia e cognati, graziosa (ma non spettacolare, nella sua medietà) casetta con piscina, un tranquillo ma mal pagato impiego da insegnante, un figlio con handicap. Come nell'altra serie cult, Dexter, anche in questo caso il "bad" è uno di noi e noi, gli spettatori, ci sentiamo inesorabilmente attratti dalla perversa incrinatura sottesa al suo ruolo di protagonista dalla doppia vita, fino a prenderne involontariamente le parti. L'etica manichea, l'imperversante contrapposizione tra i Buoni, classicamente allineati, integrati, normali, e i cattivi, che, in quest'ottica di semplificazione, inglobano tutti coloro che sono in qualche modo "out", partendo dai veri criminali per arrivare ai semplici tossici, passando per traffichini e loschi personaggi intermedi, viene qui sfumata in una caotica mescolanza di sentimenti, sensazioni, propositi ed azioni contrastanti, e riversata in una galleria multiforme di personaggi paradossali, come nel caso dell'esilarante avvocato Saul, non a caso protagonista dello spin-off, irresistibile nella sua illogica disonestà. Il "bad" del titolo è un uomo comune, che deve fronteggiarsi con la crisi economica, ma anche un malato che deve vedersela con lo scellerato sistema sanitario americano, il quale, notoriamente, non concede cure a chi non possieda fior di assicurazioni o cospicui capitali in banca (tema ribadito anche in occasione della riabilitazione di Hank). L'assunto di base è condivisibile: Walt, il protagonista, è un disperato, un cinquantenne a pezzi che deve trovare del denaro da lasciare alla propria famiglia, quando non ci sarà più. Un insegnante sottopagato. Un genio della chimica, di pasta troppo molle, a cui i più stupidi hanno sempre fatto le scarpe. Chi non parteggerebbe per lui? Ma ecco che il "normally good", prendendo spunto da una crisi esistenziale, approda ad un sottobosco di piccoli e grandi criminali, un mondo nuovo, all'interno del quale potrà giocarsi finalmente la propria rivalsa, regalando perle di talento e genialità, e sfoggiando quella grinta che, nel mondo dei buoni, avrebbero rischiato di passare inosservata. Ed ecco allora che quella che avrebbe potuto evolversi come una semplice, prevedibile parabola di sbandamento-redenzione, con risoluzione finale dei problemi e rientro in carreggiata dell'anomalo, si rivela invece essere qualcosa di più: un romanzo di formazione al contrario, il cui protagonista scopre, e metà strada, di essere veramente attratto da questa sua nuova cifra di perfido malfattore. Parente alla lontana della Signora Ammazzatutti, Walt ci prende gusto ad essere "bad", come dichiarerà egli stesso nel colloquio clue con la moglie, a ridosso del finale. Il tutto inframezzato da storie di amicizia, amore tossico e famiglia, disegnate con magistrale attenzione alla psicologia dei personaggi (come nel caso del carente di affetto Jesse), agli spaccati di vita borghese, come quelli che ci regalano i duetti tra Hank e Marie, o le difficoltà della desperate housewife Skyler. Encomiabile operazione di costruzione di un mondo vero, reale prorprio perché variegato, sofferente, malato, ma anche pieno di dolcezza e sensibilità, la dolcezza di Walt per la sua bambina, o quella del perfido Mike per la nipotina. Interpreti superlativi, dal primo all'ultimo. Un vero capolavoro.
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