Redacted

De Palma e i crimini in Iraq "Questa e la vera guerra"

Ieri sui giornali italiani non c'erano notizie dall'Iraq, negli ultimi quattro giorni, dopo l'ennesimo scontro tra fazioni Sciite, non ci sono stati né scontri né stragi così catastrofici da risvegliare l'interesse dei media, che da quattro anni ormai seguono una guerra diventata come una malattia endemica, diffusa, accettata, senza fine. Forse non c'erano notizie neppure quel giorno del marzo 2006 quando a Mahmoudiyah, a 30 km da Bagdad, cinque soldati americani ubriachi irruppero in una poverissima casa e stuprarono a turno una ragazzina di 14 anni, poi le spararono in faccia e le diedero fuoco, dopo aver sterminato tutta la sua famiglia compresa una sorellina di 6 anni. Su questo orribile episodio, uno dei tanti di quella tragedia insensata che è la guerra in Iraq, Brian De Palma, 67 anni, autore di film belli come Scarface e brutti come Black Dahlia, ha scritto e diretto Redacted, in concorso, accolto ieri con cinque minuti di applausi dal pubblico della Mostra.
Il regista spiega che quel titolo, riferito a documenti, notizie, fotografie, significa «ripuliti» da informazioni cruciali, resi innocui da puntigliosi "omissis". «La vera storia della guerra in Iraq è stata sottoposta quotidianamente dai media istituzionali alla censura ideologica per impedire la circolazione delle testimonianze vere e perciò insopportabili di quella spaventosa devastazione». Ma esiste l'immenso mondo di Internet con le sue informazioni nascoste, non filtrate, e De Palma ha setacciato l'anima, il dolore, i rimorsi, l'odio, la paura dei soldati attraverso i loro blog, website, video amatoriali, posting a YouTube. «Il film però non è un documentario, ma una ricostruzione del tutto fittizia di eventi reali, interpretata da veri attori, ispirata al contenuto, alle immagini e alla verità delle fonti in rete».
A Samarra, un gruppo di soldati americani, tra filo spinato, sacchi di sabbia, carri armati e cannoni, sorveglia un posto di blocco: sono molto giovani, molto soli, soffocati da un caldo immobile dentro il loro pesante equipaggiamento militare: sbadigliano, dicono parolacce, sognano di tornare a casa, scherzano, "Chi sarà di noi il primo a morire?". La Sarabanda di Haendel (quella usata da Kubrick per "Barry Lyndon") accompagna le loro giornate vuote, se non per l'allarme e la paura, il sospetto e il fastidio per quei ragazzini iracheni che giocano al calcio troppo vicino, per quelle adolescenti col velo che bisogna perquisire quando vanno a scuola, per quelle auto di civili che allo stop non si fermano, perché non capiscono i cartelli o perché pensano che il gesto che intima l'alt sia solo un saluto. Allora si spara, e capita che si ammazzi una ignara donna che i parenti portavano all'ospedale per partorire, ma anche che un soldato americano vada in pezzi su una bomba messa da quei "negri del deserto", come loro chiamano gli iracheni; perché sono lì, a odiare, a farsi odiare, ad ammazzare, a farsi ammazzare?
Una sera cinque di loro hanno bevuto troppo, hanno voglia di donna, si ricordano della casupola in cui qualche tempo prima hanno fatto una delle loro terrorizzanti irruzioni notturne per arrestare un uomo, in cui c'era anche una ragazzina. C'è chi si tira indietro, chi cerca di dissuadere i compagni, ma ormai quei ragazzi disperati, incrudeliti, che la quotidianità della guerra ha privato di umanità e speranza, hanno perso la testa, e lo scempio avviene. De Palma lo gira con una videocamera a raggi infrarossi, come ne abbiamo visti di veri, in televisione. Due giorni dopo il soldatino che sognava di fare cinema verrà rapito e decapitato e naturalmente quell'orrore sanguinario, riprodotto dal regista l'abbiamo già visto, vero, nei video inviati dai terroristi islamici.
Il film finisce con le deposizioni arroganti e sprezzanti dei militari assassini, nella realtà i responsabili dell'eccidio sono stati condannati a pene molto dure. Redacted si chiude su una serie di fotografie, questa volta autentiche, che De Palma presenta le conseguenze dei "danni collaterali", immagini atroci che nessun giornale, nessuna televisione farebbe vedere e che con cupa ironia il regista, "ripulisce": rende cioè irriconoscibili le vittime con un tratto di pennarello nero sui volti sfigurati, mentre il sonoro esplode nelle note pucciniane, di morte, della Tosca, "E lucean le stelle".
De Palma girò nel 1989 Vittime di guerra, un film non bello che raccontava lo stupro di una ragazzina da parte dei soldati americani all'epoca della guerra del Vietnam. Era un fatto vero, come è vero quello di Redacted perché, dice il regista, «fin che ci saranno guerre ci saranno le violenze odiose, stupri e stermini di civili. Credo che se alla gente arrivassero le immagini vere di quel che succede ogni giorno in Iraq, alla popolazione inerme, ai soldati americani, l'opinione pubblica reagirebbe, come fece per la guerra del Vietnam; si arrabbierebbe, obbligherebbe i suoi rappresentanti al Congresso a fermare il massacro quotidiano».
Anche In the Valley of Elah, di Paul Haggis, in concorso questa sera, si ispira a un altro tragico "danno collaterale" autentico: reduce dall'Iraq tornato negli Stati Uniti, un soldato scompare e il padre, veterano di guerra, si metterà a cercarlo e scoprirà amare verità su quella guerra e sull'esercito.
Da La Repubblica, 1 settembre 2007

di Natalia Aspesi, 1 settembre 2007