massimo medina
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mercoledì 12 dicembre 2007
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paranoid park: il cinema che non giudica
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Forse Gus Van Sant è rimasto l'unico in America a credere ancora nell'importanza di indagare nel disagio adolescenziale, quel malessere che un pò tutti vogliono ignorare e che invece sta lì come un 'elefante' in salotto (ogni riferimento è casuale); quel malessere che può portarti a diventare così sensibile a tal punto da perdere sensibilità su ogni cosa, anche sulla possibilità di togliere la vita ad un altro essere umano. E' questa la trama di Paranoid Park: il sedicenne Alex commette una bravata che costa la vita ad un uomo e si troverà a fare i conti con la sua coscienza mentre un poliziotto sta cercando di stanarlo (una trama che è solo pretesto laddove lo sguardo cinematografico di Van Sant va a buttare l'occhio sulla deriva morale adolescenziale, soffocando un disperato grido d'attenzione per i ragazzi).
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Forse Gus Van Sant è rimasto l'unico in America a credere ancora nell'importanza di indagare nel disagio adolescenziale, quel malessere che un pò tutti vogliono ignorare e che invece sta lì come un 'elefante' in salotto (ogni riferimento è casuale); quel malessere che può portarti a diventare così sensibile a tal punto da perdere sensibilità su ogni cosa, anche sulla possibilità di togliere la vita ad un altro essere umano. E' questa la trama di Paranoid Park: il sedicenne Alex commette una bravata che costa la vita ad un uomo e si troverà a fare i conti con la sua coscienza mentre un poliziotto sta cercando di stanarlo (una trama che è solo pretesto laddove lo sguardo cinematografico di Van Sant va a buttare l'occhio sulla deriva morale adolescenziale, soffocando un disperato grido d'attenzione per i ragazzi). In Paranoid Park si può parlare di trama, cosa che lo distingue nettamente dai film precedenti di Van Sant, dove le ombre dell'adolescenza erano indagate quasi con pudore (Elephant) o solo evocate nella giovinezza di un rocker (Last Days); Altre differenze con il passato: un'attenzione decisamente rinnovata per musiche e suoni e per l'utilizzo delle luci. Le luci, per l'appunto, sono forse il pezzo forte del film; la scena della doccia di Alex è decisamente emblematica: due movimenti di macchina e luci che lentamente virano sul buio per poi inondare di bianco. Il regista, insomma, riesce a tradurre in immagini tutto il terremoto interiore del ragazzo. Infatti il film non segue uno sviluppo lineare ma si attiene agli sbandamenti del protagonista: per questo il montaggio e la narrazione sono frammentati e per questo il punto di vista della storia talvolta si inclina a tal punto che, pur essendo una narrazione in prima persona, sembra assumere un sguardo altrui. Sguardo che non esiste perché Gus Van Sant si guarda bene dal giudicare Alex, preferendo solo raccontare la sua storia senza eccessi da patema o autocompiacimenti autoriali. Insomma, per usare le parole del regista stesso: "è Delitto e castigo sugli skateboard". E attenzione: il mondo degli skater non è centrale ma solo marginale, è solo un'altra espressione di un branco del quale Alex vuol sentirsi parte.
Paranoid Park non è altrettanto efficiente come Elephant, ma ad ogni opera Gus Van Sant sembra maturare. Questo non significa che ogni film è meglio del precedente ma che la sua parabola sperimentale non si è mai fermata e questo gli fa onore. E il senso d'amarezza che ti impasta la bocca sui titoli di coda è qualcosa difficile da evocare in un film, è la consapevolezza che la vita di Alex è incappata in un incidente che lo sconvolge ma che resta marginale, perché prima viene lui, il suo mondo, la sua vita. Il disagio adolescenziale, appunto. Quando scendi a patti con la scoperta che non sei solo al mondo e che di questo te ne devi fare una ragione.
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(di plinius)
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plinius
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domenica 9 dicembre 2007
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l'assordante silenzio del senso di colpa
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bel film e molto intenso che può a buon titolo accostarsi al successo di elephant. Bellissima la fotografia e l'uso della doppia cinepresa (professionale e amatoriale) che comunque resta sempre puntata sul protagonista e sul suo dissidio interiore. Molto calibrato l'uso della musica e fortemente antitetico quasi a stridere nella sua calma apparente con l'angoscia del protagonista. Bella la scelta, conforme a quella usata in elephant, di lasciare in sospeso il film da qualsiasi forma di giudizio. Bravo l'attore che riesce a rendere al meglio l'inquietudine di una generazione di adolescenti soli e che soffrono di incomunicabilità. Bella anche la formula narrativa che immette sullo schermo dei "condensati" di argomenti che poi srotola in seguito nel corso del film.
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bel film e molto intenso che può a buon titolo accostarsi al successo di elephant. Bellissima la fotografia e l'uso della doppia cinepresa (professionale e amatoriale) che comunque resta sempre puntata sul protagonista e sul suo dissidio interiore. Molto calibrato l'uso della musica e fortemente antitetico quasi a stridere nella sua calma apparente con l'angoscia del protagonista. Bella la scelta, conforme a quella usata in elephant, di lasciare in sospeso il film da qualsiasi forma di giudizio. Bravo l'attore che riesce a rendere al meglio l'inquietudine di una generazione di adolescenti soli e che soffrono di incomunicabilità. Bella anche la formula narrativa che immette sullo schermo dei "condensati" di argomenti che poi srotola in seguito nel corso del film. Molto suggestive le scene di skating amatoriale oltre che la scelta di porre i genitori del protagonista sfocati e sullo sfondo piuttosto che centrali nel senso di colpa del ragazzo.
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[+] come mai solo commenti positivi in "pubblico"?
(di gazza973)
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maryluu
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mercoledì 12 dicembre 2007
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introspezione rallentata della gioventù americana
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Film che descrive la nuova gioventù americana, frutto della frattura familiare e di valori che non esistono più. La narrazione inizia con diversi flashback che verranno analizzati in estremo dettaglio durante il corso della storia. Il tutto in maniera troppo lenta, nella convinzione di dare un'immagine introspettiva dell'animo di Alex. Il risultato? Una cadenza troppo rallentata degli eventi, dei personaggi e dei messaggi da lasciare e un'attenzione eccessiva per il mondo "skate". Molto carine le riprese fatte dalla videocamera amatoriale. Calano inconsciamente lo spettatore nella realtà. I personaggi sono poco delineati . Solo Alex è studiato e ristudiato. Ovviamente è angosciato da quello che è successo ma è di una calma impassibile.
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Film che descrive la nuova gioventù americana, frutto della frattura familiare e di valori che non esistono più. La narrazione inizia con diversi flashback che verranno analizzati in estremo dettaglio durante il corso della storia. Il tutto in maniera troppo lenta, nella convinzione di dare un'immagine introspettiva dell'animo di Alex. Il risultato? Una cadenza troppo rallentata degli eventi, dei personaggi e dei messaggi da lasciare e un'attenzione eccessiva per il mondo "skate". Molto carine le riprese fatte dalla videocamera amatoriale. Calano inconsciamente lo spettatore nella realtà. I personaggi sono poco delineati . Solo Alex è studiato e ristudiato. Ovviamente è angosciato da quello che è successo ma è di una calma impassibile. Sembra indifferente di fronte a tutto. Sembra senz'anima, uno zombie che si trascina, troppo stanco del suo peso. Si sente in un tunnel di skaters che si restringe fino a non avere via d'uscita. Vuole parlare. Si sfoga scrivendo e poi? Dov'è la giustizia americana? Quel sorvegliante è morto. Dove sono finite le indagini? Può un foglio bruciato cancellare la verità? Far cadere nella sorda indifferenza di Alex anche l'anima di un uomo? L'indagine sociale è pressocchè perfetta, la realtà ben rappresentata ma molto spesso in modo noioso. Questo fa precipitare il mio giudizio alla mediocrità. Si potevano raggiungere traguardi molto più alti vista la struttura narrativa molto interessante, a cui il regista, nell'ossessione di descrivere stati interiori umani, fa perdere quel pò di "azione" che manca e che invece ci vorrebbe.
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(di franz1789)
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rosalinda gaudiano
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mercoledì 12 dicembre 2007
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soli e solitari
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Paranoid Park
Regista indipendente, Gus Van Sant ancora una volta con “Paranoid Park” propone il suo modo di fare cinema, con un linguaggio essenziale e diretto, sempre fedele ai suoi classici canoni stilistici, caratteristici del cinema siglato Van Sant, reale nel suo sguardo sulle problematiche esistenziali di natura sociale.
Il mondo dei giovani adolescenti è quel mondo che Van Sant scruta ed osserva. Mette a nudo i vuoti affettivi, i dilemmi della solitudine, le incomprensioni identitarie, la ricerca continua nel credere in stimoli che diano senso al quotidiano.
Così Van Sant dirige “Paranoid Park”. Ispirandosi al romanzo di Blake Nelson, analizza, attraverso la figura del sedicenne Alex, il mondo malinconico e solitario degli adolescenti.
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Paranoid Park
Regista indipendente, Gus Van Sant ancora una volta con “Paranoid Park” propone il suo modo di fare cinema, con un linguaggio essenziale e diretto, sempre fedele ai suoi classici canoni stilistici, caratteristici del cinema siglato Van Sant, reale nel suo sguardo sulle problematiche esistenziali di natura sociale.
Il mondo dei giovani adolescenti è quel mondo che Van Sant scruta ed osserva. Mette a nudo i vuoti affettivi, i dilemmi della solitudine, le incomprensioni identitarie, la ricerca continua nel credere in stimoli che diano senso al quotidiano.
Così Van Sant dirige “Paranoid Park”. Ispirandosi al romanzo di Blake Nelson, analizza, attraverso la figura del sedicenne Alex, il mondo malinconico e solitario degli adolescenti. Ragazzi con problematiche più grandi di loro, impossibili da gestire da soli, per questo afflitti da una continua ricerca di qualcuno che possa ascoltare le loro richieste d’aiuto.
Alex (Gabe Nevins), è un adolescente di Portland, Oregon. Pantaloni jeans larghi, portati senza cintura, felpa con cappuccio, skateboard nella mano destra, Il ragazzo vive momenti esistenziali di forte disagio e solitudine interiore. Matrimonio dei genitori alla deriva. In assenza delle figure genitoriali, il mondo dei pari, con cui condivide la passione per lo skateboard, è il suo unico spazio di rifugio. Questo mondo giovanile si compatta appunto attraverso credenze comuni, azioni estreme, condivisione di comportamenti eccitanti ed al limite tra il pericolo ed il perverso. Alex condivide i suoi momenti con altri skateboarders, roteando sulla sua tavola in acrobazie spettacolari nel Paranoid Park, luogo frequentato da loschi individui, ma dove Alex vive una dimensione che lo sottrae al suo mondo di adolescente infelice e svogliato. Lì sperimenterà una triste e tragica esperienza come artefice involontario di una morte accidentale di un guardiano dello scalo merci, finito con il corpo tagliato in due da un treno sopraggiunto all’improvviso.
Gus Van Sant riesce a far scorrere una narrazione filmica efficiente e compiuta, avvalendosi di una scarna essenzialità di elementi comunicativi. Camera a spalla, movimenti di macchina, inquadrature con piano americano e primissimo piano, scelta alternata della messa a fuoco giocando tra l’8mm ed il 35mm, colori smorti e tetri che muoiono in azzurri opacizzati e grigi sbiaditi, scene esaltate da un ralenti spiazzante, costituiscono alcuni degli elementi che giocano nella forza comunicativa del messaggio del film. Un messaggio quasi stanco e privo di speranza, se pensiamo a richiami precedenti lanciati con “Elephant”, “ Drugstore Cowboy” e “Belli e dannati” in cui Van Sant affonda lo sguardo nel mondo malato e quasi dimenticato degli adolescenti. Quasi che loro, gli adolescenti, debbano trovare da soli il sentiero che possa ricondurli alla certezza di una rinascita interiore.
“Paranoid Park” si definisce, nella sua compitezza di film denuncia di un modo di essere del mondo adolescenziale, un capolavoro stilistico nella sua semplicità ed insieme spettacolarità di linguaggio pacato che inchioda e sconvolge, nella sottintesa ma pervasiva drammaticità, la coscienza di una società a cui ormai è sfuggito di mano il mondo edulcorato degli adolescenti.
Le musiche della colonna sonora scandiscono ad arte le scene, cristallizzandole in momenti che rasentano la perfezione poetica.
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alessandra
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martedì 15 gennaio 2008
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un acuto e inquietante ritratto di adolescenti
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Sono d'accordo su tutto, ma approfondirei la descrizione dei personaggi delle due ragazzine, che sono assolutamente differenti tra loro.
La girlfriend di Alex appare purtroppo già contaminata dalla superficialità e dalla vuotaggine di una certa mentalità corrente; sembra una piccola Paris Hilton, bella, bionda, vestita alla moda e piena di amiche carine e vacue come lei. Subito dopo aver avuto il suo primo rapporto sessuale si precipita a telefonare a un’amica, quasi fosse stato solo un cartellino da timbrare per entrare in quel mondo adulto apatico dove tutto è solo immagine e apparenza.
L'altra ragazzina, vicina di casa e amica di Alex, è meno bellina ma è molto intelligente e sveglia e, nonostante la sua giovane età, appare molto più lucida e consapevole degli adulti.
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Sono d'accordo su tutto, ma approfondirei la descrizione dei personaggi delle due ragazzine, che sono assolutamente differenti tra loro.
La girlfriend di Alex appare purtroppo già contaminata dalla superficialità e dalla vuotaggine di una certa mentalità corrente; sembra una piccola Paris Hilton, bella, bionda, vestita alla moda e piena di amiche carine e vacue come lei. Subito dopo aver avuto il suo primo rapporto sessuale si precipita a telefonare a un’amica, quasi fosse stato solo un cartellino da timbrare per entrare in quel mondo adulto apatico dove tutto è solo immagine e apparenza.
L'altra ragazzina, vicina di casa e amica di Alex, è meno bellina ma è molto intelligente e sveglia e, nonostante la sua giovane età, appare molto più lucida e consapevole degli adulti. E' l'unica che riesce a percepire l'angoscia che il protagonista cerca di dissimulare, il suo smarrimento e la sua profonda solitudine, e appare dotata di grande sensibilità e maturità. Solo con lei Alex un po’ si apre, e lei riesce ad essergli vicina senza diventare invadente.
Fa molta tenerezza la scena in cui si intuisce la sua cotta per Alex quando, seduta di fianco a lui in autobus, tormenta con le mani la sciarpa.
E' inquietante vedere come spesso gli adulti riescano ad essere così ciechi nei confronti dei sentimenti, delle emozioni e dei drammi degli adolescenti, proprio come se avessero un elefante seduto in salotto senza neppure accorgersene.
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antonello villani
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lunedì 18 febbraio 2008
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van sant ed i suoi teenager sempre piu' in crisi
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Ancora disagi giovanili per Gus Van Sant. Dopo la strage di Columbine il regista americano torna a parlare di teenager chiusi in un mutismo che sfiora l’autismo. Qui non ci sono playstation né armi da fuoco come valvola di sfogo alla tempesta ormonale della pubertà, le tragedie colpiscono anche i bravi ragazzi andati al parco per lasciarsi alle spalle i drammi esistenziali. Come una bravata allo scalo ferroviario per movimentare una serata come tante: uno spintone durante la fuga e qualcuno ci lascia la pelle. Spaccato di una generazione anestetizzata ed abbandonata a se stessa, “Paranoid Park” mostra una famiglia sempre piu’ in crisi e devastata dall’incomunicabilita’ tra genitori e figli: madri assenti –mai messe a fuoco nella telecamera, talvolta riprese alle spalle per nascondere le identità- e noia adolescenziale che non si placa nemmeno con le compagne di scuola che sognano la prima volta.
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Ancora disagi giovanili per Gus Van Sant. Dopo la strage di Columbine il regista americano torna a parlare di teenager chiusi in un mutismo che sfiora l’autismo. Qui non ci sono playstation né armi da fuoco come valvola di sfogo alla tempesta ormonale della pubertà, le tragedie colpiscono anche i bravi ragazzi andati al parco per lasciarsi alle spalle i drammi esistenziali. Come una bravata allo scalo ferroviario per movimentare una serata come tante: uno spintone durante la fuga e qualcuno ci lascia la pelle. Spaccato di una generazione anestetizzata ed abbandonata a se stessa, “Paranoid Park” mostra una famiglia sempre piu’ in crisi e devastata dall’incomunicabilita’ tra genitori e figli: madri assenti –mai messe a fuoco nella telecamera, talvolta riprese alle spalle per nascondere le identità- e noia adolescenziale che non si placa nemmeno con le compagne di scuola che sognano la prima volta. Alex è un ragazzo come tanti, felpa e cappuccio in testa quasi a nascondere le inquietudini di un figlio non amato abbastanza e non ascoltato per niente; intorno una comunità di giovanissimi che cerca un equilibrio sulle piste da skateboard. Van Sant si affida al rallenty ed alla musica calibratissima per colpire gli spettatori, mentre lo sguardo catatonico del bravissimo Gabe Nevins resta immortalato nei corridoi delle scuole. Un capolavoro che ha conquistato meritatamente il Premio Speciale al Festival di Cannes.
Antonello Villani
(Salerno)
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massimiliano di fede
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giovedì 13 dicembre 2007
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i giovani visti da gus van sant
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“Sei pronto per Paranoid Park?”Ancora una volta Gus Van Sant esplora il mondo dei giovani raccontando lo stato d’animo di chi ha commesso incidentalmente un omicidio per poi scappare e, inizialmente credere di poter continuare normalmente la propria esistenza che, invece, con il passare dei minuti, delle ore, dei giorni, un lento logorio dell’anima prende il sopravvento, modificando profondamente gli aspetti relazionali. E’ un film che viene raccontato attraverso gli occhi di un giovane di Portland (città natale del regista), Alex, con la passione per lo skateboard , che si reca a Paranoid Park, un luogo dove gli skater hanno la piena libertà di volteggiare e provare le loro innumerevoli evoluzioni.
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“Sei pronto per Paranoid Park?”Ancora una volta Gus Van Sant esplora il mondo dei giovani raccontando lo stato d’animo di chi ha commesso incidentalmente un omicidio per poi scappare e, inizialmente credere di poter continuare normalmente la propria esistenza che, invece, con il passare dei minuti, delle ore, dei giorni, un lento logorio dell’anima prende il sopravvento, modificando profondamente gli aspetti relazionali. E’ un film che viene raccontato attraverso gli occhi di un giovane di Portland (città natale del regista), Alex, con la passione per lo skateboard , che si reca a Paranoid Park, un luogo dove gli skater hanno la piena libertà di volteggiare e provare le loro innumerevoli evoluzioni. Una sera, convinto da un altro skater , si reca vicino alle rotaie di una ferrovia per prendere un treno merci in corsa ma, sorpresi da un vigilante che vuole farli scendere, il giovane lo colpisce con il suo skateboard, facendolo cadere sulle rotaie laterali mentre passava un altro treno merci troncando di netto il suo corpo. Sconvolto, scappa dal luogo dell’incidente, nella speranza di poter lasciare dietro di se la tragedia. Ma qualcosa cambia nella sua vita, da cui ne scaturisce una profonda alterazione del rapporto con i suoi genitori, con la sua ragazza, con tutte le persone che lo circondano. Uno stato di apatia, che lo porta a chiudersi in se stesso, privo di qualsiasi guida da parte degli adulti, che da questa vicenda non ne escono meglio di lui. Geniale e stata l’idea del regista di riprendere gli adulti sfuocati o di spalle, come geniale anche le riprese in slow motion degli skater in azione, come i frequenti passaggi di pellicola dalla super 8 alla 35 mm.
Ottima la colonna sonora, montaggio perfetto, per un film che verrà a lungo ricordato. 4 stelle, molto vicino al capolavoro. Massimiliano Di Fede
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(di kaipi)
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gabriella
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sabato 8 ottobre 2011
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adolescenti soli.
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Film drammatico del regista Gus Van Sant con un cast giovane che si cimenta bene.Tematica principale quella del disagio,della solitudine e della mancanza di etica negli adolescenti dell'America di oggi (ma potrebbero essere di qualsiasi altra parte del mondo...) i quali si trovano a vivere in una società e in famiglie anch'esse prive di qualsivoglia valore morale.In questo sfondo preoccupante il protagonista decide di non rivelare il grave episodio del quale si è reso responsabile e soprattutto di non provare alcun rimorso.La trama,costruita su alternanze di momenti presenti e momenti del passato,viene svelata lentamente anche se non mancano momenti di scarsa tensione.Sicuramente denso di significato ma non coinvolgente,anzi addirittura a tratti monotono.
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tiamaster
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mercoledì 20 giugno 2012
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gus van sant è una garanzia
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Paranoid Park colpisce subito.Colpisce per la credibilità e la caratterizzazione dei personaggi,vera,reale che riesce a farti immedesimare completamente nel prottagonista.Colpisce per la regia in stato di grazia,capace di emozionare a ogni inquadratura.Colpsice per il fatto di non giudicare,ma al contempo di far riflettere lo spettatore su temi importanti.Questo film rimane addosso allo spettatore,lo fà pensare,lo angoscia.è un film che non si dimentica due minuti dopo la visione.è un film sensibile,profondo,sottile.....un film non alla portata di tutti perchè troppo sottile e sincero.da pensare e ripensare.
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medz
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domenica 13 gennaio 2008
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il disagio giovanile nelle immagini di van sant
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Gus Van Sant dipinge su pellicola il suo ultimo capolavoro; musica, quasi solo musica, paranoica, ossessiva, coinvolgente, emozionante. Inquadrature che sfuggono a ogni legge di fisica. Il regista che sceglie precisamente quello che vuole, e vuole stare nella testa di Alex, per tutta la durata del film, lui in primo piano, gli altri sfocati; lui è il suo orribile senso di colpa, lui è la sua vita che non è segnata solo dall'omicidio involontario, ma da un dolore, da un disagio, da una gioventù che nessun'altro a parte il grande regista di Portland è riuscito a raccontare; da noi impera Moccia, Brizzi e tutta la svampita new generation che si innamora si lascia si innamora e si lascia; Cristina Capotondi ci ha insegnato che l'unico grande dispiacere dell'essere giovani è al massimo rompersi un unghia.
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Gus Van Sant dipinge su pellicola il suo ultimo capolavoro; musica, quasi solo musica, paranoica, ossessiva, coinvolgente, emozionante. Inquadrature che sfuggono a ogni legge di fisica. Il regista che sceglie precisamente quello che vuole, e vuole stare nella testa di Alex, per tutta la durata del film, lui in primo piano, gli altri sfocati; lui è il suo orribile senso di colpa, lui è la sua vita che non è segnata solo dall'omicidio involontario, ma da un dolore, da un disagio, da una gioventù che nessun'altro a parte il grande regista di Portland è riuscito a raccontare; da noi impera Moccia, Brizzi e tutta la svampita new generation che si innamora si lascia si innamora e si lascia; Cristina Capotondi ci ha insegnato che l'unico grande dispiacere dell'essere giovani è al massimo rompersi un unghia. Ma dietro questa facciata c'è anche Paranoid Park, nome che già di per se spiega tutto; ci sono i corridoi infiniti (percorsi al ralenty), c'è la confusione (le mille musiche ed emozioni che passano in testa) e spesso come ad Alex mancano delle guide e a un certo punto non servono più nemmeno i consigli degli amici, o più precisamente di quell'amica, dallo sguardo intensamente perso che chiede se sia logico interessarsi dell'Iraq quando a un certo punto si sente un Iraq dentro. E le musiche vanno a sottolineare i sentimenti di ciascun personaggio, Nino Rota sfiora la vita di giovani uomini in difficoltà, in maniera struggente e unica, perchè quella musica è unica. Almeno dieci sequenze capolavoro. Un finale stupendo, xkè il magone con cui rimane Alex è semplicemente il magone di vivere. Ma ci sarebbe tanto da dire su un film così bello. Per far prima, andate a vederlo.
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