Anno | 2007 |
Genere | Thriller, |
Produzione | Francia, USA |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Gus Van Sant |
Attori | Gabe Nevins, Daniel Liu, Jake Miller, Taylor Momsen, Lauren Mc Kinney, Olivier Garnier Scott Patrick Green, John Michael Burrowes, Grace Carter, Jay 'Smay' Williamson, Christopher Doyle, Dillon Hines, Emma Nevins, Brad Peterson, Winfield Jackson, Joe Schweitzer. |
Uscita | venerdì 7 dicembre 2007 |
Tag | Da vedere 2007 |
Distribuzione | Lucky Red |
MYmonetro | 3,11 su 21 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 16 marzo 2015
La vita quotidiana dei giovani skaters di Portland, città di Gus Van Sant. Il film è stato premiato al Festival di Cannes, In Italia al Box Office Paranoid Park ha incassato nelle prime 10 settimane di programmazione 642 mila euro e 178 mila euro nel primo weekend.
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CONSIGLIATO SÌ
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Alex ha sedici anni e frequenta il liceo a Portland. Un giorno un amico lo invita ad andare con lui a Paranoid Park, luogo malfamato della città in cui si confrontano i più abili esperti in materia di skateboard. Una notte, proprio presso il parco, Alex uccide accidentalmente un agente. Decide di continuare la sua vita senza dire nulla a nessuno.
Gus Van Sant torna a parlarci di adolescenti dopo quella che potremmo definire la parentesi di Last Days. Lo fa affrontando il romanzo omonimo di Blake Nelson e tornando a girare (in super8 e in 35 mm) nella sua città natale. Il suo interesse per il mondo adolescenziale si rivela sempre più dettato dall'urgenza di mettere in guardia il mondo adulto (nel quale però ha una fiducia sempre più flebile) nei confronti di una deriva morale che tende ad annullare in molti di essi (senza bisogno di droghe) la distinzione tra bene e male.
In Paranoid Park in particolare i maschi sembrano essere i più indifesi e pronti a farsi decolorare l'anima dal demone dell'indifferenza. Le due ragazze invece (la girlfriend di Alex e una ragazza conosciuta al parco) sono molto più consapevoli. La prima reagisce con veemenza (nell'unica scena di cui ci viene negato di sentire il dialogo) all'improvviso abbandono da parte del ragazzo mentre la seconda gli parla dell'Iraq del quale lui afferma di disinteressarsi totalmente. Ma è, come dicevamo, il mondo degli adulti quello che finisce con l'essere più distante.
Alex ha i genitori che si stanno lasciando ma la sua condizione economica non è deprivata. Gli manca però quello di cui avrebbe più urgenza: una guida. Quando il padre ipertatuato gli chiede di dirgli di cosa ha bisogno per evitare a lui e al fratello minore il trauma della separazione il silenzio di Alex è eloquente più di ogni parola. Necessita di un padre e di una madre che sappiano capire di cosa ha veramente bisogno. Senza chiederglielo. In un microcosmo in cui la leggerezza delle evoluzioni sullo skateboard viene colta dalla macchina da presa in tutta la sua plasticità e la coscienza di sé come esseri umani in formazione che rischia di perdersi. Trasformando quella leggerezza in un peso difficile da scrollarsi di dosso e di cui si finge di non avvertire la presenza. Camminando in corridoi deserti che sembrano non avere mai fine.
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Paranoid Park colpisce subito.Colpisce per la credibilità e la caratterizzazione dei personaggi,vera,reale che riesce a farti immedesimare completamente nel prottagonista.Colpisce per la regia in stato di grazia,capace di emozionare a ogni inquadratura.Colpsice per il fatto di non giudicare,ma al contempo di far riflettere lo spettatore su temi importanti.
Film drammatico del regista Gus Van Sant con un cast giovane che si cimenta bene.Tematica principale quella del disagio,della solitudine e della mancanza di etica negli adolescenti dell'America di oggi (ma potrebbero essere di qualsiasi altra parte del mondo...) i quali si trovano a vivere in una società e in famiglie anch'esse prive di qualsivoglia valore morale.
E' un film come dopo un trauma, perfetto per descrivere lo stordimento e il sordo terrore che colonizza i giovani di oggi. Talmente paralizzati da una vita senza senso né valori né certezze, che la tragedia di un uomo passa, agli occhi degli adoledcenti, come una scomoda interrogazione scolastica da risolvere. A volte felliniano, è una pellicola che sapientemente sceglie gli [...] Vai alla recensione »
Film molto lento, a dispetto del titolo e del tema trattato.
Come al solito basta leggere il nome del regista e si fanno i commenti. Non è possibile che tantissime persone descrivono questo film quasi come un capolavoro. Ho cercato in tutti i modi di capire cosa ci fosse di bello o quale emozione mi dovesse trasmettere.Alla fine mi rimane tanta amarezza per aver atteso oltre un'ora qualcosa che mi potesse procurare interesse.
ingannato dalle recensioni positive l'ho noleggiato ma devo dire che e' difficile riuscire nell'impresa di creare un film tanto mediocre e noioso neanche il peggiore dei registi e sceneggiatori pur impegnandosi riuscirebbero a partorire una tale indecenza sconsiglio vivamente la visione se nn mi credete affittatelo e buona fortuna anzi buon sonno.....
Dopo "Elephant", Van Sant continua la sua riflessione sugli adolescenti di oggi, dipingendone concretamente l'immaturità affettiva e l'incapacità di rendersi davvero conto delle proporzioni delle cose e dei gesti. Un film in apparenza molto evanescente, ma denso di significato.
Film sul disagio giovanile, ma come in ogni americanata ci deve essere una morte splatter. Se vi piace il genere segnalo il film giapponese "Harmful Insect" di Akihiko Shiota.
Un adolescente dopo avere ucciso una persona incidentalmente comincia a scrivere sperando di togliersi il peso sulla coscienza. Van Sant ritorna sullo stile di elephant con delle inquadrature ossessive anche quando non succede niente. La storia la si comincia a capire mano a mano, ma cè il rischio che lo spettatore perda interesse visto la lentezza del film.
Angosciante film di Gus Van Sant che, dopo Elephant, torna a parlare degli adolescenti. Il film narra la storia (in un ordine cronologico volutamente e divinamente sconvolto) di un ragazzo con problemi in famiglia che, una sera, uccide per sbaglio una persona. Che fare? La scena di sesso è davvero emblematica. Lo spettatore percepisce chiaramente le emozioni che prova il protagonista.
Il punto debole di questo film è sciuramente la durata: breve, e con uno sviluppo dei fatti lento e ripetitivo che crea nel pubblico una certa sensazione di noia. Ma, comunque, le basi non sono male: la vicenda dei malandati ragazzzini skate è un ottimo argomento da sviluppare sul grande schermo; inoltre molte scene pur non essendo così abbelite scuscitano un po' di intrattenimento, ma per il resto [...] Vai alla recensione »
La struttura sembra quella tradizionale del giallo dove lo spettatore conosce l'assassino(involontario)prima della polizia.Ma a Van Sant non interessa il dramma di per sè,e nemmeno svelare la fine dell'inchiesta.Portando ad un nuovo livello il metodo già messo in atto con "Elephant" e "Last Days",smonta ancora una volta la linearità cronologica [...] Vai alla recensione »
film molto bello: lento, riflessivo, opprimente, triste. i 90 minuti ci stanno tutti, le immagini sono fantastiche.
è il primo film di van sant che vedo e devo dire che la fama è meritata. girato molto bene, a tratti ricorda il grande ed inarrivabile t.malick. belle le scene senza dialoghi, ottimo commento musicale. un buon film.
Film interpretato da attori sconosciuti che rispecchia piu' un documentario fatto di ricordi ed esibizioni con gli Sketboard.La trama anche se all'inizio poco interessante si perde pian piano durante l'arcodel film.Sconclusionato, inutile film che non lascia traccia proprio da dimenticare.Voto 6
Stentiamo a ricordare il titolo di un film che abbia saputo rappresentare i teenager con la stessa sensibilità e precisione di Paranoid Park: rappresentare in senso stretto, con le posture, gli sguardi in tralice, i silenzi che caratterizzano quella fase della vita in cui tutto il mondo sembra esserti ostile. Al confronto lo stesso Gioventù bruciata, il cult generazionale degli anni '50 diretto da [...] Vai alla recensione »
C'è un "momento" orrido al centro di Paranoid Park (Francia e Usa, 2007, 85'). Gus Van Sant ce lo mostra dall'alto, in campo totale. Un povero essere umano (John Michael Burrowes) tenta di sollevarsi da terra, puntandosi sulle braccia. Un attimo ancora e sarà morto. Ce lo dice la materialità del suo corpo straziato, fra le rotaie. Eppure, sul volto della guardia ferroviaria non c'è paura, ma stupore. [...] Vai alla recensione »
I ragazzi di Gus Van Sant incontrano la morte lungo i corridoi del college, Elephant, nel viaggio extrasensoriale di Kurt Cobain, Last Days, e sulle curve acrobatiche di Paranoid Park (acquistato per l'Italia dalla Lucky red), che ieri ha segnato un punto alto nel concorso di Cannes n. 60. Muto e in movimento, ma con una colonna sonora che fa venire i brividi, strappata alle emittenti radio, anche [...] Vai alla recensione »
Gus Van Sant e l'adolescenza. Inquieta, disperata, aggressiva, ferita, anche perversa. Rappresentata, in film come «Belli e dannati», «Will Hunting - Genio ribelle», «Elephant», «Last Days», con un linguaggio asciutto e obiettivo in cui il segno d'autore si è sempre manifestato attraverso rinnovate e continue ricerche di stile. Con invenzioni -nelle tecniche, nelle immagini - di assoluto rigore.
I giovani di Gus Van Sant sono cresciuti, anche se ancora sedicenni. Trascorsi sono i traumi, le inquietudini, gli abissi. L’improponibilità e l’irrazionalità del gesto ora hanno – forse paradossalmente – un che di solare. Paranoid Park non è affatto uguale a Elephant; e anche sul suo esserne l’esatta immagine speculare ho qualche dubbio. Se Paranoid Park riflette Elephant, lo distorce pure, e non [...] Vai alla recensione »
L’occhio di Gus Van Sant sul mondo si fa più originale e distaccato. Per anni sono esistiti «due» Van Sant quello che girava videoclip e film più o meno hollywoodiani, come Will Hunting genio ribelle, Scoprendo Forrester e lo stranissimo remake di Psycho; e quello che, da Gerry (2002) in poi, sembrava aver trovato una via del tutto personale, quasi sperimentale, per raccontare le inquietudini giovanili [...] Vai alla recensione »
Il cinquantenne Van Sant è un regista dalla filmografia divagante e discontinua, ma mai banale nel reinventarsi un tono e uno stile: se «Elephant» (nonostante la Palma d'oro vinta nel 2003) e «Last Days» ci erano sembrati pretenziosi e fasulli, «Paranoid Park» ritrova l'inquietante essenzialità di «Drugstore Cowboy» e «Da morire». La trama si basa su un esile romanzo-verità di Blake Nelson: Alex, biondino [...] Vai alla recensione »
Un film per sentire, prima che per capire. È Paranoid Park di Gus Van Sant, che dopo i bellissimi Elephant e Last Days sa ormai affrontare le peggiori tragedie con l'agilità, la precisione, la leggerezza dei ragazzi che volteggiano sullo skateboard nel suo nuovo film. Cosa che naturalmente non esclude la fatica e il dolore. Anzi. Anche qui si tratta infatti di adolescenza e di morte, ma da tutt'altra [...] Vai alla recensione »
Alex, adolescente borghese appassionato di skateboard, compie una bravata dalle drammatiche conseguenze. La trama è esilissima, ma basta e avanza a Van Sant per offrire una bella lezione di cinema. Il regista spezza continuamente la linearità narrativa, creando un doppio effetto — di suspense (allo spettatore vengono offerti poco per volta gli elementi per ricostruire ciò che è avvenuto) e di straniamento [...] Vai alla recensione »
Premiato al festival di Cannes 2007, tratto da un breve romanzo di Blake Nelson (Rizzoli), Paranoid Park di Gus van Sant è una storia di ragazzi dalla vita vuota, isolata e insensata: appassionati di skateboard, si ritrovano nel parco che è uno dei posti peggiori di Portland, luogo anche di spacciatori e drogati, di guardie e ladri, di prostituzione, di solitudini.
In a multiplex front-loaded with cheap jolts (Vantage Point) and cheaper jokes (how psyched are you to see College Road Trip?), filmmaker Gus Van Sant gives us a haunting tone poem laced with violent death. The setting is Portland, Oregon, where Van Sant lives and where Paranoid Park attracts the city's riskier skateboarders. Enter Alex, a teen boarder played with bruised innocence, and a face with [...] Vai alla recensione »
Paranoid Park is a swooping skateboarding free zone where young men learn to fly. It’s also the title of Gus Van Sant’s most recent film, a haunting, voluptuously beautiful portrait of a teenage boy who, after being suddenly caught in midflight, falls to earth. Like most of Mr. Van Sant’s films “Paranoid Park” is about bodies at rest and in motion, and about longing, beauty, youth and death, and as [...] Vai alla recensione »
The good news about "Dr. Seuss' Horton Hears a Who!" is that it actually looks Seussian, which is more than you can say for the nightmare-inducing, live-action adaptations of "The Cat in the Hat" and "How the Grinch Stole Christmas" that were sprung on a trusting public in 2003 and 2000, respectively. For one thing, "Horton" is animated, and its fur-tufted trees and whimsical constructions remain [...] Vai alla recensione »
Youth and death meet again in Gus Van Sant’s "Paranoid Park," a gorgeously stark, mesmerizingly elliptical story told in the same lyrical-prosaic style that has characterized his latest films. Based on a young-adult novel by Blake Nelson, it's a study in angst and guilt made visible by the dreamy camera work of Christopher Doyle (and co-cinematographer Rain Kathy Li) and otherwise palpable by Van Sant's [...] Vai alla recensione »
“CRIME AND PUNISHMENT” on skateboards — that was one of the early tag lines floating around the production of “Paranoid Park,” the new film by Gus Van Sant. Based on a novel by Blake Nelson, the story follows a teenage skateboarder in Portland, Ore., who accidentally kills a security guard and is then left to ponder his guilt in a void of suburban amorality.
Dal romanzo di Blake Nelson, è una nuova incursione di Gus van Sant nel disorientamento adolescenziale dell'America in guerra. Per sfuggire a un sorvegliante delle ferrovie che lo sta strattonando da un vagone, lo skateboarder Alex, ragazzino indifferente e chiuso, provoca un incidente spaventoso: l'uomo finisce sotto il treno spaccato a metà. Per una volta che Alex agisce, uscendo dal guscio autistico, [...] Vai alla recensione »
Last Days era la riscossa delle platitude di Elephant. Paranoid Park, invece, è un mezzo passo falso. Van Sant da un lato si conferma osservatore innamorato delle forme di socializzazione dei misfit che allignano ai margini delle periferie delle grandi metropoli e dall'altro non sempre riesce a evitare di sovrapporre la propria voce alle esistenze di coloro che osserva.
Ancora ragazzini belli e dannati per Gus Van Sant. Eletto miglior regista da Cannes nel 2003 per il suo Elephant e peggior autore nel 1999 per il suo terribile remake di Psycho , icona del cinema indipendente americano dai tempi di Alice in Hollywood , in Paranoid Park (anche questo premiato a Cannes) continua la sua osservazione del mondo adolescenziale.
Era un onesto romanzetto di patemi e turbamenti adolescenziali, scritto in forma di diario, cominciando dall'inizio e finendo con la fine. Dal tre gennaio di un anno non specificato, probabilmente il 2006, quando Blake Nelson pubblicò il libro – ora tradotto da Rizzoli e corredato di fascetta che inneggia al premio vinto l'anno scorso a Cannes, dove Gus Van Sant immancabilmente trionfa - all'otto gennaio [...] Vai alla recensione »
Vincitore con Elephant (2003) del Festival di Cannes che spettava Mystic River di Clint Eastwood, Gus Van Sant ha proposto ieri in concorso al Festival del 2007 Paranoid Park (Parco della paranoia), vicenda di un adolescente strano (Jake Miller), indifferente alle ragazze e sensibile, ma senza eccellere, allo skateboard. Solitudine (i genitori divorziano, il fratello è piccolo, i compagni sono grossolani) [...] Vai alla recensione »