Joel e Ethan Coen. Così hanno tradito un grandissimo libro e ne hanno fatto un grandissimo film
di Antonio Monda La Repubblica
Arriva «Non è un paese per vecchi» (otto nomination all'oscar) dei due fratelli registi. Fedele alla trama dei celebre romanzo di McCarthy. Ma con tutt'altro spirito. Le riflessioni filosofiche quasi spariscono. E si punta tutto sul cattivo Bardem
Non è un paese per vecchi e il primo verso di una poesia di William Butler Yeats intitolata Sailing to Byzantium, in cui il poeta irlandese immortala le generazioni destinate a scomparire e parla di «ciò che è passato, sta passando e sta per venire». Quando lo ha scelto come titolo del suo penultimo romanzo, Cormac McCarthy ha utilizzato il verso per commentare lo stato d'animo del suo protagonista, lo sceriffo Ed Toni Bell, un uomo prossimo alla vecchiaia, che parla ripetutamente del tempo passato e pronuncia frasi come: «Ero sceriffo di questa contea quando avevo venticinque anni».
Chiamati da Scott Rudin a dirigere l'adattamento cinematografico del romanzo, Joel ed Ethan Coen hanno immaginato subito per il ruolo dello sceriffo un attore carismatico come Tommy Lee Jones, ma hanno modificato il personaggio: il libro, che racconta il violentissimo inseguimento di un cacciatore che si imbatte in una valigia con due milioni di dollari, da parte di un assassino psicopatico, un bounty killer e vari narcotrafficanti, è punteggiato dal diario dello sceriffo, che riflette sul male e sulla sua misteriosa natura.
Il film è molto fedele ai libro sul piano dei plot, ma minimizza le riflessioni filosofiche dei protagonista, che compaiono in una voce off iniziale e sono integrate in alcuni dialoghi. Non si tratta solo di una scelta tesa a spettacolarizzare l'adattamento cinematografico (il primo nella carriera dei Coen): a differenza di McCarthy, i due registi non sono interessati a riflettere sul perché esista la violenza, ma ne sembrano, invece, affascinati e risolvono la storia sul piano delle immagini forti e dei dettagli apparentemente insignificanti che risultano però rivelatori, degli effetti sorprendenti. Fanno, in altre parole, del grande, grandissimo cinema, che esalta le potenzialità drammaturgiche di una caccia all'uomo avvincente dal primo all'ultimo fotogramma, ma rischia di tradire l'essenza più intima e dolente del romanzo del grande scrittore americano.
Non è un paese per vecchi, che ha ottenuto meritatamente otto candidature all’Oscar, è stato girato nei luoghi descritti nel romanzo, tra il New Mexico e il confine meridionale del Texas. È l'area semidesertica dove è già stata ambientata la trilogia della frontiera di McCarthy e in'cui, sulla montagna più alta, campeggia enorme la scritta «La Bibbia è la verità, leggila». In un mondo in cui gli abitanti vivono costantemente alla presenza della morte e i Coen immortalano questa condizione negli sguardi disincantati dei protagonisti, nell'ironia senza speranza e nelle esplosioni di crudeltà senza senso. Una battuta chiave è: «Non puoi fermare quello che sta arrivando».
In un primo momento i due registi avevano deciso di affidare il ruolo del cacciatore Llewelyn Moss al povero Heath Ledger, mal'attore rinunciò spiegando che aveva bisogno di riposare. l fratelli Coen hanno deciso allora di scommettere su Josh Brolin, attore prestante con una fama dovuta soprattutto alle relazioni sentimentali sue e dei suoi familiari (è ü compagno di Diane Lane, mentre il padre convive da tempo con Barbra Streisand). E Brolin li ha ripagati con una interpretazione di grande sensibilità, che lo ha fatto diventare improvvisamente un attore richiesto dai principali registi hollywoodianí.
Ma l'invenzione più affascinante e azzardata è quella' relativa al personaggio di Anton Chigurh. Fedeli all'insegnamento di Alfred Hitchcock, secondo cui più è riuscito il cattivo più è riuscito il film, i Coen hanno dedicato la massima attenzione a questo assassino psicopatico, che hanno trasformato nel vero protagonista. Hanno chiamato a interpretarlo Javier Bardem, cui hanno imposto una pettinatura ridicola, che ne accentua la presenza raggelante e, malsana. Chigurh è una raffigurazione del male assoluto e risulta spaventoso proprio grazie alla scelta di farlo agire goffamente: il totale distacco con cui uccide, che si alterna a lampi di furia assassina, ne fanno uno dei malvagi più memorabili della storia del cinema.
il film ha un altro elemento vincente: non ha alcun commento musicale. i Coen non hanno mai fatto un cinema realistico, e anche in questo caso non cercano l'effetto verità: è la natura a parlare, con i suoi suoni eterni, e insieme a essa il fragore delle armi. Il panorama che si estende sconfinato intorno ai protagonisti, filmato con colori solenni da Roger Deakins, sembra identico a quello di milioni di anni fa, ma l'intervento dell'uomo porta costantemente volgarità e degrado. In quella vasta area bruciata dal sole, dove un flusso di clandestini attraversa ogni giorno il Rio Grande, gli uomini si massacrano per una volontà di dominio che nega la dimensione del sogno e dell'emancipazione sociale. In un universo così degradato non può che trionfare il diabolico Anton Chigurh: lui non ha né sogni né ambizioni, e testimonia l'ineluttabilità del male in un mondo che ha scelto le tenebre. È questo il motivo per cui «non è un paese per vecchi»: chiunque abbia a cuore valori o sentimenti è destinato a soccombere, e solo lo sceriffo Bell sa che il passato non è necessariamente migliore del presente, ma porta almeno con sé la dignità del vissuto.
Da Il Venerdì di Repubblica, 15 febbraio 2008
di Antonio Monda, 15 febbraio 2008