Non è un paese per vecchi |
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Un film di Ethan Coen, Joel Coen.
Con Tommy Lee Jones, Javier Bardem, Josh Brolin, Woody Harrelson, Kelly MacDonald.
continua»
Titolo originale No Country for Old Men.
Thriller,
durata 122 min.
- USA 2007.
- Universal Pictures
uscita venerdì 22 febbraio 2008.
MYMONETRO
Non è un paese per vecchi
valutazione media:
3,37
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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un film che si prende a pugni da solodi misterbughivughiFeedback: 100 |
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venerdì 24 luglio 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
La vicenda parte da una valigetta piena di dollari rimasta sul teatro di un sanguinoso conflitto a fuoco tra due bande di narcotrafficanti. La ritrova un cacciatore / saldatore, un “uomo comune” che pensa di dare, grazie all’insperato bottino, un’autentica svolta alla sua modesta esistenza. La successiva fuga del protagonista e la sua incessante persecuzione ad opera di banditi e criminali vari sembrano sottolineare l’impossibilità per un uomo solo di mettersi contro forze tanto più potenti e maligne, senza poi dover soccombere sotto i loro inesorabili colpi. Ma fin dai primi fotogrammi si affaccia e via via si impone all’attenzione dello spettatore una storia parallela che si intreccia e sovrappone a quella principale: quella di un killer spietato anche lui alla caccia della valigetta, che non esita ad ammazzare selvaggiamente chiunque si ponga fra lui e il suo sospirato obiettivo. Costui viene definito “psicopatico”, si comporta con una miscela di ferocia ottusa e di calcolato opportunismo, cammina con un incedere lugubre e goffo da mostro dell’horror, ragiona con una logica paradossale, e resta prigioniero di una unica e invariabile espressione nel parlare, nell’agire, nell’uccidere. Insomma è lui che diviene il personaggio-chiave del film con incursioni improvvise e devastanti che diventano sempre più frequenti. È lui che alla fine si mette contro poteri troppo più forti, è lui che sfida in maniera azzardata e temeraria le organizzazioni malavitose che la fanno da padrone. È lui che commette degli sgarri atroci che gli costerebbero una fine truculenta già dalle prime scene. Ma è qui che il film comincia a fare a cazzotti con se stesso. Con il cacciatore/saldatore, nonostante il suo coraggio e astuzia, malavitosi e banditi esprimono il massimo dell’accanimento e della spietatezza per scovarlo e stanarlo e infine raggiungerlo. Con il killer traditore e sanguinario, che diventa in breve tempo l’obiettivo dichiarato di tutti (polizia, bande rivali, e delinquenti vari), ogni potenziale antagonista risulta invece rinunciatario e arrendevole. I criminali nemici sono sempre disarmati e indifesi o incredibilmente incapaci di tenergli testa. Nessuna banda lo apposta, nessuno gli tende agguati o insidie. La realtà, che per il baffuto cacciatore protagonista, si mostra feroce e spietata, diventa per il killer inverosimilmente benevola e favorevole. Per lui non esistono né rischi né pericoli e le sue iniziative sono baciate da un successo facile, comodo, senza alcuno sforzo. Ma allora il vero tema di fondo, quello della debolezza del singolo, destinato a soccombere nel duro scontro con i poteri contro cui si è messo, viene a cadere sotto i colpi dello stesso svolgimento del film. Il killer si rivela personaggio bizzarro e inquietante e forse gli autori ne amplificano un pò troppo il ruolo per attrarre l’attenzione del pubblico, ma il prezzo di questa operazione è una sceneggiatura piena di assurdità e di contraddizioni, da filmetto di serie zeta. Sullo sfondo della vicenda le considerazioni che ogni tanto vengono fatte da uno sceriffo disilluso e amareggiato fanno da cornice inutilmente moralistica, e decisamente incongruente visto che, come poliziotto, lui non prova nemmeno lontanamente a fare qualcosa di logico o costruttivo. Il finale si avvicina monotono, tra scene che diventano cerebrali e incomprensibili. Ma il film oramai si prende a pugni da solo, riuscendo persino a sgretolarsi, ben prima della fine della proiezione.
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