Non è un paese per vecchi |
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Un film di Ethan Coen, Joel Coen.
Con Tommy Lee Jones, Javier Bardem, Josh Brolin, Woody Harrelson, Kelly MacDonald.
continua»
Titolo originale No Country for Old Men.
Thriller,
durata 122 min.
- USA 2007.
- Universal Pictures
uscita venerdì 22 febbraio 2008.
MYMONETRO
Non è un paese per vecchi
valutazione media:
3,37
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Violenza allo stato brado per un esame sull'uomo.di Great StevenFeedback: 70023 | altri commenti e recensioni di Great Steven |
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lunedì 9 febbraio 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
NON è UN PAESE PER VECCHI (USA, 2007) diretto da JOEL ED ETHAN COEN. Interpretato da TOMMY LEE JONES, JAVIER BARDEM, JOSH BROLIN, WOODY HARRELSON, KELLY MACDONALD, GARRET DILLAHUNT, TESS HARPER
Un sicario professionista dalla follia lucidissima commette un paio di omicidi a freddo servendosi della sua bomboletta di gas a cui è collegato un meccanismi di sparo capace di ammazzare a presa diretta. Dopo la sua rocambolesca comparsa, entra in scena Moss, che s’imbatte nel deserto in un camioncino circondato da cadaveri. Nel portabagagli rinviene un carico di eroina e una valigetta contenente due milioni di dollari. Il furto di quel denaro innesca un’ininterrotta reazione a catena di violenze letali che nemmeno un paziente e disilluso sceriffo riesce ad arginare. Il Texas del romanzo di Cormac McCarthy, pubblicato nel 2005, che la Paramount Village ha messo a disposizione dei fratelli Coen, è un paese di morti e per morti, un assolato universo fuori dal tempo, ma non dalla Storia, nel quale non esistono personaggi anziani in quanto il sonno eterno coglie minacciosamente le persone quando sono nel pieno della gioventù. Difficile dare una definizione di genere a questo film eccessivo, sfaccettato, delirante e camaleontico: un action thriller? Un noir con cadenze da melodramma? Un film d’avventura camuffato dietro le apparenze di un blockbuster più elevato del solito? Forse un insieme che racchiude tutte e tre queste descrizioni. Fatto sta che i Coen hanno saputo imbastire con efficacia incredibile una gelida metafora del nostro tempo, ponendo la morte al centro di un discorso che rappresenta i comportamenti violenti come l’innata espressione dell’animo umano, e raffigura la malattia diabolica della mente umana con la precisione di uno psichiatra che analizzi un cervello patologico. Non a caso vi appare un Bardem (premiato con l’Oscar al migliore attore non protagonista) nei panni di un assassino periodico il cui flemma implacabile è responsabile di uccisioni che danneggiano non tanto i corpi quanto l’onore, il valore e la costituzione psicologica delle sue vittime, ignare del pericolo fino all’ultimo secondo della loro esistenza, dal momento che questo psicopatico impazzito agisce con una rapidità sconcertante. Non c’è cinefilia compiaciuta né nostalgia del passato e dei suoi miti in questa sfilata di cadaveri putrefatti esposti al sole. Con la loro scrittura classicheggiante, ma ricca di scarti e sottrazioni, deviazioni e stonature calcolate, i Coen arrivano allo zenith dell’immenso quadro della malevolenza umana dipinto con una sagacia da detrattori e una stupefacente carica di pessimismo cosmico che però non chiude i battenti alla speranza in extremis (ne è un esempio il personaggio della Macdonald, l’unico di risalto fra quelli femminili, simbolo della purezza interessata e dell’innocenza di per sé ignorante ma in fin dei conti anche discolpante). La pellicola coinvolge, fa aspettare, sorprende, perfino diverte, ma lascia dentro una sofferenza inesprimibile. Un colpo di genio che non va assolutamente trascurato è la decisione di inserire una colonna musicale praticamente assente: solo i rumori del deserto e della vita metropolitana scandiscono il tempo ritmico di questo capolavoro di abbondante sarcasmo e analisi autoreferenziale dell’homo sapiens inteso come animale disposto a versare sangue pur di ottenere i suoi obiettivi. Funzionale Brolin nella parte del protagonista fuggiasco: loquace, circospetto e propenso a correre tutti i rischi necessari per salvaguardare la sua preziosa refurtiva. Bravo anche T. L. Jones in un inconsueto ruolo positivo, ma pur sempre affiliato ad un’associazione, la quale, in questo caso, provvede all’ordine pubblico e garantisce (o almeno cerca di garantire) una sicurezza unanime e univoca. Oltre a Bardem, hanno ricevuto l’Oscar anche il film, i due registi e gli sceneggiatori, che hanno saputo trarre dalle pagine scritte di McCarthy un succo significativo che rasenta una profondità di sensi e sensazioni entrambi ugualmente carismatici e controversi. Due Golden Globe: sceneggiatura e Bardem.
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