Non è un paese per vecchi |
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Un film di Ethan Coen, Joel Coen.
Con Tommy Lee Jones, Javier Bardem, Josh Brolin, Woody Harrelson, Kelly MacDonald.
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Titolo originale No Country for Old Men.
Thriller,
durata 122 min.
- USA 2007.
- Universal Pictures
uscita venerdì 22 febbraio 2008.
MYMONETRO
Non è un paese per vecchi
valutazione media:
3,37
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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I Coen emulano Shakespearedi Nik DecoFeedback: 921 | altri commenti e recensioni di Nik Deco |
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giovedì 15 agosto 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
"Nella criminalità di oggi è difficile capirci qualcosa,non è che mi faccia paura,ma non ho intenzione di mettere la mia posta sul tavolo,di uscire per andare incontro a qualcosa che non capisco. Significherebbe mettere a rischio la propria anima,dire OK faccio parte di questo mondo". Con queste parole lo sceriffo Bell apre il film in qualità di voce narrante. Il tema del film è sollecitamente presentato dai Coen con poche e apparentemente semplici parole. Dietro questa affermazione in realtà si cela l'intero complesso di violenza e giustizia umana che da secoli concerne l'integrità della natura umana. Ed è questo il teme che pervade l'intera durata della pellicola. L'opposizione, il conflitto fra uomini e ideali, fra uomini e uomini, un conflitto che determina le scelte di ognuno e che genera l'imprevedibilità delle situazioni. In questo i Coen si rivelano l'alter ego moderno di Shakespeare: così come per il drammaturgo è il conflitto morale-idealistico insediato in ciascuna personalità umana a generare le situazioni, a determinare gli esiti delle azioni, a definire il composito e irregolare succedersi degli eventi secondo volubili rapporti di causa-effetto, in Non è un paese per vecchila contrapposizione ideologica fra i tre principali personaggi dell'opera determina il continuo capovolgersi della situazione. Accingendosi all'analisi del reale protagonista della pellicola, il killer Anton Chigurh (magistralmente interpretato da un più che mai ammaliante Bardem), si può constatare sin dal principio che è presente un principio regolatore, un articolato e macchinoso algoritmo che regola la vita dello spietato assassino e non solo. Un algoritmo di cui è tuttavia possibile intravedere solo i radicati estremi. Radicati al medesimo concetto di imprevedibilità, tanto inveterati da non rendere possibile la visione completa dell'algoritmo. La cagione è semplice: quel così incomprensibile algoritmo in realtà non è definito, completo, esaudiente. È estremamente mutevole, ha contorni sfumati, faziosamente visibili solamente attraverso un eterogeneo ed eclettico sistema di conoscenza della realtà umana, rappresentato dallo sceriffo Bell. "Ti voglio fare una domanda: qual'è la scommessa più grossa che hai perso a testa o croce?": Chigurh è come la moneta offerta all'anonimo benzinaio prima e a Carla Jean poi: è imprevedibile, volubile, soggetta alle incomprensibili antropiche scelte. Scelte dettate a loro volta da una costante tendenza all'individualismo in tutti i possibili aspetti, a partire da quello economico: è l'immagine di Moss, la tanto lodata immagine del self-made man americano, tanto disposto a conseguire il profitto da contendere la propria esistenza con l'imponderabile natura antropologica. Lo sceriffo Bell, per quanto ultimo rappresentante dell’antica società umana moralmente ed eticamente ammissibile, e dunque disposto a tutto pur di difendere i suoi valori, deve cedere il passo a una nuova forma di società: vorticosa, frenetica, senza valori, come dimostrano due affermazioni da lui pronunciate: “penso che quando non si dice più «grazie» e «per favore» la fine è vicina” e “Non puoi fermare quello che sta arrivando. Non dipende tutto da te. È semplice vanità”. Con definiti presupposti, l’epilogo della vicenda non può essere che determinato e tragico: nessuno dei rappresentanti dei valori positivi ne esce vincitore, neanche l’improbabile protagonista della vicenda, Moss, tutto a scapito della perdurante caoticità perseguita da Chirguh.
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