Nessuna qualità agli eroi

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Un film di Paolo Franchi. Con Bruno Todeschini, Elio Germano, Irène Jacob, Maria de Medeiros, Paolo Graziosi.
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Drammatico, durata 102 min. - Italia, Svizzera 2007. - Bim Distribuzione uscita venerdì 28 marzo 2008. MYMONETRO Nessuna qualità agli eroi * * 1/2 - - valutazione media: 2,56 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Tanto sesso e psicanalisi per poter uccidere papà

di Paolo D'Agostini La Repubblica

Ci mancherebbe che soprattutto nella cornice di un festival non sia lecito proporre un cinema di ricerca. È possibile che Paolo Franchi, regista di Nessuna qualità agli eroi, primo dei tre italiani concorrenti al Leone, trovi banali argomenti come quello di vedere nel suo cinema (è al secondo titolo dopo La spettatrice) un modello saggistico, con le sue profondità ma anche le asperità. Come quello di prendere nota delle differenze dal modello narrativo e comunicativo americano esemplificato dal Michael Clayton con George Clooney ma anche dal più azzardato Redacted di Brian De Palma: grandissimi temi di interesse pubblico espressi per emozioni e non per concetti. Come avrebbe, un film americano, svolto lo stesso tema psicoanalitico della «uccisione del padre»?
Il regista, teso ed emozionato, usa espressioni così: «Il mio film si espone generosamente alla soggettività dello spettatore», che vorrebbe dire aperto a tutte le interpretazioni. Ma a parte il fatto che il privilegio di fare un film comporta, più che «generosità» nello scaricare l'interpretazione sullo spettatore, la responsabilità di fornirne una da parte di chi lo fa, Franchi ha le sue idee e proprio su queste - nel senso di un cinema fatto, casomai, troppo di idee - fonda il film. Poi: «II film parla di conscio e inconscio e io suggerisco» - ecco: suggerisce - «una lettura psicoanalitica». Per continuare con: «Se uno non uccide il padre non acquista sanità mentale. Ma il padre è anche il super-Io. Fuori da letture realistiche, ma piuttosto simboliche». Fino a lanciarsi, sulle numerose scene di sesso: «Ci sono valori molto profondi nel cunnilingus, e la masturbazione è ribellione all'autorità. Ho anatomizzato l'inconscio. Anche il vomito: tentativo di liberarsi del senso di colpa. È un film sulla malattia mentale, sul passaggio tra depressione e psicosi».
Come biasimare chi non si sentisse invogliato (e infatti alla proiezione stampa è stato accolto tiepidamente)? Proviamo a sciogliere, anche nel timore che il regista parlando si faccia del male. Anche per dire che il film di qualità ne contiene. Per esempio l'interpretazione di Elio Germano - che significa anche l'eccellente direzione dell'attore da parte del regista - da accreditare come figlio artistico del De Niro di Taxi Driver, di Re per una notte. Un giovane uomo (Bruno Todeschini) che, da Ginevra si è trasferito a Torino con la moglie (Irène Jacob) ha tre grossi problemi. Scopre di essere sterile. Ha un enorme debito con un direttore di banca che in privato fa lo strozzino. Ha soprattutto un conto apertissimo con un padre artista famoso, che è morto da qualche anno. Fa in modo di invadere la sua vita un ragazzo (Elio Germano), anche lui odia il padre che è lo strozzino. A differenza di Bruno, Luca soffre rumorosamente e si espone. Ammazza il padre. E impieghiamo un po' a capire se ha macchinato per far cadere la colpa sulla persona più sospettabile, Bruno, oppure se ha fatto da giustiziere invece sua e in nome suo. Colpo di scena finalissimo che riscatta «l'eroe senza qualità» Bruno.
Intrigante, ma le potenzialità potevano essere più liberate. Se la suggestiva ipotesi che Luca non esista, che sia solo un doppio immaginario di Bruno e frutto del suo delirio, che - come dice il regista - «Luca sia l'inconscio di Bruno», fosse stata meno frenata da preoccupazioni teoriche, da ragionamenti. Quelli che, finendo per spegnere un allestimento raffinato e forse un po' lezioso, hanno soppesato simmetrie e geometrie (il doppio sogno: di Luca che si fa masturbare in pubblico dalla moglie di Bruno, di Bruno che dà fuoco alla tela più famosa del padre) perdendo di vista l'obiettivo di ogni film: la condivisione emotiva con chi sta davanti allo schermo.
Da La Repubblica, 1 settembre 2007

di Paolo D'Agostini, 1 settembre 2007

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