Storico,
durata 120 min.
- Kazakhistan, Russia, Germania, Mongolia 2007.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 9maggio 2008.
MYMONETROMongol
valutazione media:
3,17
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Un bellissimo film, dove i distesi paesaggi la fanno da padrona. Un film che basa la Sua ruscita da una formidabile regia e un montaggio impeccabile. Ricostruire l'inizio della storia di uno dei Khan più sanguinari della storia è, stata una scelta coraggiosa da parte del Regista russo Bodrov. Il piccolo Temudgin, deve affrontare fin da piccolo la dolorosa realtà della perdita del padre ma, deve anche salvarsi da chi lo vuole morto per non prendere il posto del padre che era un Khan. Il piccolo Temudgin diventa grande ma la sua sete di vendetta non si è placata e, con molta pazienza e affrontando altri eventi tragici, diventa il famosissimo e temutissimo Gengis Khan.
La prova degli attori è molto notevole sopratutto di Tadanobu Asano, che interpreta il futuro Gengis Khan, attore molto famoso in Giappone, definito come il Johnny Depp del Sol Levante.
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Un bellissimo film, dove i distesi paesaggi la fanno da padrona. Un film che basa la Sua ruscita da una formidabile regia e un montaggio impeccabile. Ricostruire l'inizio della storia di uno dei Khan più sanguinari della storia è, stata una scelta coraggiosa da parte del Regista russo Bodrov. Il piccolo Temudgin, deve affrontare fin da piccolo la dolorosa realtà della perdita del padre ma, deve anche salvarsi da chi lo vuole morto per non prendere il posto del padre che era un Khan. Il piccolo Temudgin diventa grande ma la sua sete di vendetta non si è placata e, con molta pazienza e affrontando altri eventi tragici, diventa il famosissimo e temutissimo Gengis Khan.
La prova degli attori è molto notevole sopratutto di Tadanobu Asano, che interpreta il futuro Gengis Khan, attore molto famoso in Giappone, definito come il Johnny Depp del Sol Levante.
4 stelle ampiamente meritate. Massimiliano Di Fede
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Gengis Khan visto con occhi diversi da quelli con cui abbiamo sempre guardato questa leggenda millenaria. Non è il Signore Universale, vandalo spietato a cui siamo abituati, ma Temujin, un bambino che ascolta i consigli del padre, un adolescente costretto a fuggire dai nemici, un giovane che sfida chiunque per riavere la sua adorata compagna.
Questa è la storia che Sergei Bodrov, già candidato all’Oscar per Il prigioniero del Caucaso, descrive sullo schermo. Due ore piene di sentimenti e paesaggi meravigliosi, accompagnati da una musica spirituale. Una storia epica, in cui tutto sembra essere deciso dal fato e che proprio per questo non ha bisogno di lunghe spiegazioni per ogni scena, né di una sceneggiatura particolareggiata.
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Gengis Khan visto con occhi diversi da quelli con cui abbiamo sempre guardato questa leggenda millenaria. Non è il Signore Universale, vandalo spietato a cui siamo abituati, ma Temujin, un bambino che ascolta i consigli del padre, un adolescente costretto a fuggire dai nemici, un giovane che sfida chiunque per riavere la sua adorata compagna.
Questa è la storia che Sergei Bodrov, già candidato all’Oscar per Il prigioniero del Caucaso, descrive sullo schermo. Due ore piene di sentimenti e paesaggi meravigliosi, accompagnati da una musica spirituale. Una storia epica, in cui tutto sembra essere deciso dal fato e che proprio per questo non ha bisogno di lunghe spiegazioni per ogni scena, né di una sceneggiatura particolareggiata. Molte immagini sembrano rimandare a Il gladiatore (la vendetta dopo la caduta, la camminata tra i soldati) e a Trecento (nei combattimenti sanguinosi).
Nel film la figura di Gengis Khan viene riabilitata. Sarà perché i finanziamenti arrivano soprattutto dalla Mongolia - dove il Guerriero è considerato il fondatore della nazione, e nelle cui steppe infinite, in luoghi lontani 18 ore di macchina dal primo centro abitato, è avvenuta la ripresa della maggior parte delle scene; sarà perché il racconto si ferma alla presa del potere, all’alba del regno - il regista infatti ha già pensato a un sequel.
Quel che è certo è che la vita di questo condottiero del 1200 ha sempre affascinato (si veda Gengis Khan il Conquistatore, di Henry Levin, 1965) e continuerà a farlo (uscirà tra poco da noi Gengis Khan il re della steppa, del giapponese Shinichiro Sawai, che sarà da non perdere).
E se Mongol è candidato all’Oscar come miglior film straniero, questo lo si deve essenzialmente alla capacità degli autori di immergere la storia reale (o quasi) di un uomo in un’atmosfera esoterica e religiosa, in cui magistralmente si muove l’attore protagonista (già grande in Zatoichi, di Takeshi Kitano), Tadanobu Asano.
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Il piccolo Temujin è figlio di un potente Khan di una tribù di Mongoli. Quando suo padre muore dopo esser stato avvelenato dal membro di una tribù rivale, Temujin è coinvolto nelle sanguinarie lotte per il potere. Fuggirà, diverrà fratello di un ragazzo destinato a diventare Khan, si sposerà, ma un giorno dovrà affrontare il suo fratello in una violentissima battaglia, per vedere chi diverrà il Grande Khan dei mongoli. Questa battaglia forgerà l’anima di Temujin trasformandolo nel Signore Universale, Gengis Khan…
Aperta parentesi tonda, se credete di avere a che fare con il kolossal che rappresenta un tiranno sanguinario maniaco delle battaglie avete sbagliato film.
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Il piccolo Temujin è figlio di un potente Khan di una tribù di Mongoli. Quando suo padre muore dopo esser stato avvelenato dal membro di una tribù rivale, Temujin è coinvolto nelle sanguinarie lotte per il potere. Fuggirà, diverrà fratello di un ragazzo destinato a diventare Khan, si sposerà, ma un giorno dovrà affrontare il suo fratello in una violentissima battaglia, per vedere chi diverrà il Grande Khan dei mongoli. Questa battaglia forgerà l’anima di Temujin trasformandolo nel Signore Universale, Gengis Khan…
Aperta parentesi tonda, se credete di avere a che fare con il kolossal che rappresenta un tiranno sanguinario maniaco delle battaglie avete sbagliato film. Gengis Khan, è stato, ovviamente uno dei più spietati guerrieri che siano mai stati concepiti, ma diciamolo, probabilmente non era così crudele com’è descritto nei libri di storia. Innanzitutto, MONGOL ( a dispetto del titolo in italiano MONGOL - LA VERA STORIA DÌ GENGIS KHAN ), racconta l’ascesa al potere di questo gran signore, non tutta la sua vita, e si incentra soprattutto sulla figura dell’amore intenso fra Temujin e Borte, la sua bellissima moglie. Inoltre è approfondita la sua sanguinaria lotta per riunire tutti i mongoli nell’impero che sarebbe diventato poi. Condottiero, imperatore e guerriero visionario e crudele, il Gengis Khan nato dalla sceneggiatura di Bodrov, è più umano ( e probabilmente più realistico ). Film dalla scenografia naturale straordinaria, fotografia eccezionale, cupo visto che nel film è stato utilizzato il solo ausilio della luce naturale ottenendo così un’impressionante realismo. Il film si concede a brevi sequenze sulle scenografie naturali, a citazioni alla mitologia pellerossa e a jump cut che attraversano anni e luoghi e ottime scene di battaglie, crude, violente e ben dirette. Dopo una prima parte dedicata ai mongoli guerrieri-pastori, il kolossal si comincia a sentire nella seconda parte, da quando Temujin viene fatto schiavo e tutto culmina nella battaglia conclusiva, degna di capolavori di Ridley Scott oppure di Oliver Stone. MONGOL è una buona lezione di storia, uno dei film più belli mai realizzati. [-]
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Il giovane Temujin è figlio del khan della sua tribù, suo padre viene avvelenato da un nemico, e lui si trova a dover combattere per conservare la sua vita, tutto questo a soli nove anni. La sua storia si dipana attraverso gli anni, e in questo lungo frammento ci viene mostrata la sua fuga, la schiavitù, il matrimonio con la sposa scelta a nove anni Borte e, infine la ragione ultima per cui ricordiamo l’intera sua vita: l’unificazione delle tribù mongole sotto un’unica legge ed un unico condottiero, il leggendario Gengis Khan.
La leggenda vuole che Gengis Khan abbia avuto una vita assai avventurosa e che il fine ultimo delle sue traversie fosse quello di unificare le tribù mongole sotto un’unica legge, e cancellare quelle ostili alla sua tribù natale dalla faccia della terra.
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Il giovane Temujin è figlio del khan della sua tribù, suo padre viene avvelenato da un nemico, e lui si trova a dover combattere per conservare la sua vita, tutto questo a soli nove anni. La sua storia si dipana attraverso gli anni, e in questo lungo frammento ci viene mostrata la sua fuga, la schiavitù, il matrimonio con la sposa scelta a nove anni Borte e, infine la ragione ultima per cui ricordiamo l’intera sua vita: l’unificazione delle tribù mongole sotto un’unica legge ed un unico condottiero, il leggendario Gengis Khan.
La leggenda vuole che Gengis Khan abbia avuto una vita assai avventurosa e che il fine ultimo delle sue traversie fosse quello di unificare le tribù mongole sotto un’unica legge, e cancellare quelle ostili alla sua tribù natale dalla faccia della terra. La storia ci dice che ci è riuscito, quello che non sappiamo con precisione è come egli abbia fatto, e questo film si propone di colmare la lacuna. La prospettiva è ovviamente quella filo-mongola, e se in occidente la visione che abbiamo di questo condottiero non è proprio lusinghiera, dal momento che prevalgono i racconti della sua crudeltà e dei massacri operati ai danni delle tribù ostili alla sua, dal versante asiatico ci giunge una storia epica sul valore del guerriero che è riuscito nell’ardua impresa di creare un impero.
Dall’età di soli nove anni Temujin, il futuro Khan, deve combattere per la sua vita, i nemici di suo padre e quelli che aspirano a prenderne il posto lo tengono in prigionia. Dopo che riesce a scappare ed a raggiungere la sposa promessa, questa gli sarà sottratta, e lui stesso sarà ridotto in fin di vita. Ancora dopo aver chiesto l’aiuto del fratello Jamulka, ed essere riuscito a scendere in guerra per salvare la sua sposa, Temujin si trova di nuovo a dover scappare, stavolta dal suo stesso fratello per una faccenda di guerrieri e cavalli sottratti. E via così per tutta la durata della storia, che in maniera assai avvincente ci porta a scoprire le tracce della futura nazione mongola nella volontà di un giovane e forte guerriero.
Con l’intento di raccontare al meglio la storia reale dietro il mito, la sceneggiatura integra le informazioni storiche presenti nel testo La storia segreta dei Mongoli, poema risalente a pochi anni dopo la morte del sovrano, con quelle tratte dal libro La leggenda della freccia nera, scritto dallo storico russo Lev Gumilev. In parte grazie a questo presupposto il film risulta molto avvincente, la storia rapisce per intensità e la rappresentazione si divide tra narrazione cruda e poesia. Le distese immense della steppa ricreate in Cina, Kazakistan e Mongolia, rendono affascinante un racconto che si distingue per i tratti epici che soli evidenziano il forte carattere attribuito al condottiero.
Tutto il racconto viene mostrato con semplicità e la struttura della narrazione è visivamente assai ben congegnata, le scene dei combattimenti hanno un realismo molto crudo che ha una sua ragion d’essere nella realtà dell’epoca storica cui si riferiscono i fatti. Nel XII e nel XIII secolo si combatteva a cavallo con armi da taglio e con archi e frecce, e fortunatamente niente di quello che vediamo ci sembra eccessivo, nè diluito a favore di uno stravolgimento del racconto in senso hollywoodiano. Le scene epiche ed il carattere forte del protagonista, rendono veloci lo scorrere del tempo che, senza neanche un cedimento ci accompagna per due ore di sanguinosi combattimenti, tradimenti pagati amaramente e innovativi schieramenti in battaglia. La figura del protagonista non è mostrata come avventurosa ed invincibile nello stile cui siamo abituati dal cinema americano, ma come da mitologia orientale è caratterizzata dalla capacità di aspettare e colpire al momento giusto, e dalla celebrazione dell’astuzia come tratto vincente contro la forza bruta tanto cara ai racconti di oltreoceano. I due protagonisti Honglei Sun e Tadanobu Asano regalano spessore ai contendenti, che spiccano nel clamore delle spade ed emergono come figure epiche, tanto per il contesto che per l’intensità della recitazione.
La regia magicamente riproduce in maniera convincente la storia ed il mito, fornendo una cornice assai appropriata al racconto misurato di una storia che non conosceremo mai davvero. [-]
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La vita di Genghis Khan, mongolo dal grande coraggio capace di riunire ad inizio anno Mille, il suo popolo diviso in tribù, e ha creare il più grande impero della storia. Oggi censurato o molto ridimensionato dalla Cina. Che ha ridotto la Mongolia in un piccolo stato soggiogato. Sergei Bodrov cerca di rendere giustizia a questo grande personaggio della storia, snobbato dai libri di scuola occidentali. Romanzando forse fin troppo la vita di Temugin, con qualche immancabile discrepanza rispetto alla realtà dei fatti. Anche essi comunque non del tutto chiariti, dato che le uniche note biografiche le si possono attingere da una remota biografia scritta da un suo figlio adottivo. Comunque, la speranza è che questa pellicola possa avvicinare la massa verso lo studio di questo personaggio.
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