Mio fratello è figlio unico

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Un film di Daniele Luchetti. Con Elio Germano, Riccardo Scamarcio, Diane Fleri, Alba Rohrwacher, Angela Finocchiaro.
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Commedia, durata 100 min. - Italia, Francia 2007. - Warner Bros Italia uscita venerdì 20 aprile 2007. MYMONETRO Mio fratello è figlio unico * * * - - valutazione media: 3,03 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Quei bravi ragazzi del '68 sempre sull'orlo della tragedia

di Paolo D'Agostini La Repubblica

E' vero che Mio fratello è figlio unico, che per titolo ha quello di una canzone di Rino Gaetano, prende dal romanzo autobiografico di Antonio Pennacchi Il fasciocomunista (Mondadori) solo quello che gli interessava prendere. Ma il risultato non è irrispettoso, tantomeno peggiorativo. Gli sceneggiatori Stefano Rulli e Sandro Petraglia con il regista Daniele Luchetti - che torna in pieno alla felicità dei suoi migliori risultati, come La scuola - mantengono lo sfondo autobiografico degli anni tra primi 60 e primi 70 attraversati da un adolescente di Latina prima suggestionato dalla fede religiosa, poi da quella mussoliniana e infine dall'estremismo rosso, ma spostando in primissimo piano l'intimità contrastata e fortissima tra due fratelli. Accio, il protagonista (Elio Germano è decollato alla grande), e il maggiore Manrico (Riccardo Scamarcio).
Il paese, la politica, le ragazze, la famiglia, gli studi. I litigi, le botte. A rendere indovinata la scommessa - nel felice convergere di ottime prove d'attore, di uno stile di scrittura arciprovato e memore de La meglio gioventù, e di una serena coscienza degli obiettivi che ha permesso al regista di governare con mano sicura l'insieme - è proprio la fisicità di luoghi (l'Agro Pontino trovato da Luchetti nel Foggiano), dei comportamenti, dei gesti, dei linguaggi: che miracolosamente non diventa però modernariato.
I rischi di rievocare il '68 attraverso un'assemblea dove ci si propone di defascistizzare Beethoven - che è comunque uno scorcio significativo della chiave sorridente ma non superficiale del film - sono temperati, contenuti dai quadrucci in brodo sulla modesta tavola di famiglia, dalle ambiguità e dalle complicità che i due fratelli intrecciano intorno alla stessa ragazza. Dal misto di fanatica ammirazione, di cinico tradimento, di fragilità mascherata da sbruffoneria nello sguardo - colto nel sottile momento in cui le bravate sono a un passo dallo scivolare in tragedia - rivolto da Accio al fratello come al proprio mentore fascista Luca Zingaretti. Anche lui in forma smagliante dentro un personaggio denso di semplice verità.
Da La Repubblica, 27 aprile 2007


di Paolo D'Agostini, 27 aprile 2007

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