Live! - Ascolti record al primo colpo

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Un film di Bill Guttentag. Con Eva Mendes, David Krumholtz, Rob Brown, Katie Cassidy, Jay Hernandez.
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Titolo originale Live!. Thriller, durata 96 min. - USA 2007. - Moviemax uscita venerdì 6 marzo 2009. MYMONETRO Live! - Ascolti record al primo colpo * * 1/2 - - valutazione media: 2,68 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Qualcosa s'inceppa e non è la pistola Valutazione 2 stelle su cinque

di PointBreak


Feedback: 934 | altri commenti e recensioni di PointBreak
domenica 3 giugno 2012

Gli intenti erano nobili, ma il risultato lascia un po’ a desiderare. Live! nasce per criticare la mercificazione delle emozioni nella tv contemporanea e, in particolare, l’inesorabile deriva dei reality show, basati sempre più sulla ricerca dell’audience ad ogni costo, il trash che si sporca di sangue, si fa tragedia. Tutto, nel nome del “Dio” share, che ossessiona la mente degli autori televisivi.
E il film prende corpo proprio da un’autrice, Katy Courbet (interpretata da Eva Mendes) che deve trovare uno show innovativo in grado di alzare gli indici di ascolto della sua rete. Arriva l’illuminazione: fare un reality che si spinge dove nessuno ha mai osato, mostrando la morte in diretta col celebre gioco della “roulette russa” (si veda 13 Tzameti, di Géla Babluani). C’è chi ovviamente si oppone alla folle idea, ma la Mendes, perfettamente a suo agio nei panni della donna senza scrupoli, sostiene: «Pensateci – dice - dal Colosseo, dove si accorreva per assistere ai combattimenti tra i gladiatori, alle folle di Parigi che venivano a vedere la ghigliottina, gli uomini sono sempre stati affascinati dalla morte e, cosa più importante, dal fatto di assistervi». E ancora: «l’informazione dei Tg pullula di immagini di morte, violenza, forse più dei reality».
Così, viene superato ogni ostacolo legale per portare nelle case degli americani il gioco della roulette russa: 6 concorrenti, una pistola a tamburo con una pallottola e 5 milioni di dollari in palio per chi sopravvive. Il soggetto, dunque, risulta attualissimo. Non è la prima pellicola a mettere a nudo l’amoralità dei reality: basti pensare a The Truman Show.
La struttura è solida. Peccato che l’iniziale denuncia finisca presto la propria forza riflessiva. Mancano vere svolte narrative, anche perché Guttentag usa lo stile del “mockumentary”, il finto documentario. Il plot è un film nel film: un uomo sta realizzando una pellicola su come si realizza uno show televisivo. Le costanti sono: camera a mano, zoomate visibili, panoramiche a schiaffo e voice-off (intervistatore fuori campo). Una scelta discutibile, che rende tutto un po’ monocorde. La prima parte è deludente, eccessivamente lunga e banale, volutamente focalizzata sul dietro le quinte (la selezione dei concorrenti). Il finale, sbrigativo e approssimativo, è gravemente insufficiente. La denuncia non sta in piedi. Non regge il gioco, non regge il falso documentario.
Qualcosa s’inceppa e non è la pistola. Lo share del programma sale vertiginosamente, ma il format si tradisce da sé. Se ad uccidersi fosse stato il primo concorrente, dov’è la suspense? Ovviamente con la roulette russa c'è sempre un minimo di tensione, impossibile negarlo. Tuttavia, lo schematismo delle inquadrature è troppo ripetitivo. Per 5 volte si ripete lo stesso identico iter: il presentatore che introduce, l’rvm sul background del concorrente, la pistola che arriva con la valletta, il piano di ascolto sui parenti, la pistola alla tempia, lo sparo, la cabina di regia dove arrivano i dati sullo share, il regista che ordina il jingle. Se a morire fosse stato il primo concorrente il programma a caccia di ascolti sarebbe durato 5 cinque minuti, e nessuno avrebbe visto i filmati degli altri concorrenti.
Nel complesso, si avverte una sensazione di disagio quando la macchina da presa non molla, neppure nel privato, il suo occhio indiscreto. Si può comunque apprezzare l’intento originario di documentare la perversione, l’amoralità e la brama di potere della tv contemporanea.

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