Le ragioni dell'aragosta

La carica dei comici e i politici screditati

Il nodo è interessante. Sabina Guzzanti si interroga sulla distanza tra il dire e il fare, su quanto si può essere efficaci con lo strumento di un cinema politicizzato e sensibile alle ragioni sociali, e problematicamente (così sembra) s'interroga sulla stortura di una situazione in cui «i politici sono talmente screditati» che questo produce un'impropria «delega ai comici». Ma l'insidia sta nello scegliere una modalità d'espressione ricercatamente ambigua. La Mostra di Venezia, dove anche Le ragioni dell'aragosta figurava, ha esposto fior di sconfinamenti reciproci tra Verità e Finzione. Per tutto il film di Guzzanti non sappiamo come regolarci. Sono veri il paese di Su Pallosu, la mobilitazione dei pescatori, l'ex sindacalista Fiat tornato a fare il pescatore? E la riunione, tutti ospiti di Pier Francesco Loche ritiratosi nella sua Sardegna, degli ex del varietà satirico Avanzi per allestire uno spettacolo di sostegno ai pescatori? E le dinamiche interpersonali, i dubbi, i narcisismi rispettivi? Ma soprattutto: i "momenti della verità", a partire dal più toccante di Cinzia Leone, come dobbiamo prenderli? Pezzi di vita da cinema verità o pezzi costruiti e recitati? Anti-reality" di sinistra" e "da RalTre"? Ci si sentirebbe di sciogliere il nodo un po' terra terra: politica, informazione, frullatore televisivo e creatività sono quattro cose diverse. A confondere i piani si finisce per non fare niente in modo autentico e convincente.
Da La Repubblica, 14 settembre 2007

di Paolo D'Agostini, 14 settembre 2007