Lascia perdere, Johnny!

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Un film di Fabrizio Bentivoglio. Con Antimo Merolillo, Ernesto Mahieux, Lina Sastri, Roberto De Francesco, Luigi Montini.
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Commedia, durata 104 min. - Italia 2007. - Medusa uscita venerdì 30 novembre 2007. MYMONETRO Lascia perdere, Johnny! * * * - - valutazione media: 3,10 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Acquista »
   
   
   

Suonavo a casa degli amici... Poi ho incontrato gli Avion Travel e ci siamo adottati

di Brunella Schisa Il Venerdì di Repubblica

Fabrizio Bentivoglio, al suo primo film dietro la macchina da presa, scrive da sempre canzoni. Che, arrangiate dagli Avion Travel, ha inciso e portato in tournée. Tentato da una nuova vita? «Macché. Dilettante e orgoglioso di esserlo»
All'origine del film ci sono i racconti degli Avion Travel. Un campionario di aneddoti che, negli anni, il gruppo casertano ha tramandato agli amici, Fabrizio Bentivoglio compreso. Storielle ambientate nella provincia italiana, protagonista un gruppo di musicisti, che l'attore ha trasformato in un film, Lascia perdere Johnny
(prodotto da Fandango in collaborazione con Medusa e Sky), suo debutto alla regia. Protagonista è Faustino Ciaramella (interpretato sul grande schermo da Antimo Meroríilo), aspirante musicista. Sulla sfondo, una colorata e malinconica Caserta degli anni 70 e una curiosa umanità interpretata da un cast molto ricco: insieme con lo stesso Bentivoglio, in scena compaiono - tra gli altri - i fratelli Servillo (Peppe, voce degli Avion Travel, e Toni, l'attore), Valeria Golino, Ernesto Mahieux, Lina Sastri e Roberto De Francesco. Un'orchestra scalcagnata che accompagnerà il giovane nel difficile passaggio tra giovinezza ed età adulta.
La voce si riconosce subito, scura, impostata alla scuola del Piccolo di Milano, con le vocali aperte nel modo giusto. Chiudi gli occhi e ascolti Se fossi nato a Napoli o Il Bouquet, l'andamento alla Paolo Conte immediatamente ti trasporta nella canzone d'autore, mirabilmente arrangiata, con un testo ironico e sornione. Parole, musica e voce di Fabrizio Bentivoglio, arrangiamento della piccola orchestra degli Avion Travel. L'incontro tra il gruppo casertano e uno degli attori più amati e affascinanti del nostro cinema (protagonista per Paolo Sorrentino, Sergio Rubini, Gabriele Muccino, Carlo Mazzacurati, Michele Placido) ha prodotto tournée e un un cd. «L'amore per la musica, veramente, l'ho sempre avuto, l'ho allevato come una passione segreta, come forse dovrebbero essere trattate tutte le passioni. Scrivo testi da quando avevo quindici anni. Ma non ho mai pensato di farne un lavoro. Sono un dilettante e lo dico con orgoglio. Nessuno mi chiede di scrivere canzoni, le scrivo quando mi va».
Tanto dilettante non sembra. É andato in tournée con gli Avion Travel con l'operi. na La guerra vista dalia luna e poi ha inciso il cd Sotto traccia con le sue canzoni. Perché fa il modesto?
«Perché, ripeto: sono un dilettante, destinato a rimanere tale. Suonavo con la chitarra le mie canzoni'a casa degli amici, poi c'è stato l'incontro con gli Avion Travel... Dal '95 al '96 abbiamo fatto cento repliche in tutta Italia. Ore di palco, alberghi, vita condivisa. Finite le tournée, ci siamo resi conto che avevamo preso gusto a stare insieme sul palco, e così abbiamo cominciato a lavorare sull'arrangiamento delle mie canzoni. Non so se sono stati loro ad adottare me o viceversa».
Ma cosa ha scatenato la sua passione per la musica?
«L'incontro con Fabrízio De André. È stato lui a cambiarmi la vita. Poi Lucio Battisti e Paolo Conte: la musica di quest'ultimo ha radici che affondano nel jazz. Ho capito che dovevo imparare a suonare la chitarra per cantare le loro canzoni. L'ho studiata, poi l'ho abbandonata e alla fine l'ho ripresa da autodidatta. Non suono, strimpello. Ho elaborato un modo per accompagnarmi e non ho mai voluto perfezionare il mio livello musicale».
Non ha mai pensato di rinunciare al teatro e al cinema per la musica?
«No, evidentemente la passione per la recitazione era più forte. Ho sempre tenuto fuori la musica dal mio lavoro. Non ho neanche mai pensato di inserire una mia canzone in un film. Per pudore». Ma non è certamente un caso che il suo primo film da regista, Lascia perdere Johnny parli di musica. Il protagonista è un giovane che suona la chitarra e vuole sfondare. Autobiografico?
«No. Ho messo in campo la mia esperienza con gli Avion Travel, le tournée, le attese, gli alberghi, e tutto quanto ruota intorno alla condivisione di un'avventura musicale. Dalla nostra amicizia ho avuto in dote racconti, storie. Mi si sono aperti dei mondi e ho cominciato a scrivere storie di vita vissuta. Una biografia inventata».
Per se stesso nel film ha ricavato una parte in cui però non canta.
«Sono un maestro di pianoforte e per questo ruolo ho studiato due anni. Confesso di avere sempre desiderato di suonare il pianoforte, ma mi autoscoraggiavo dicendomi "è tardi, è tardi", neanche dovessi diventare Mozart. Invece ho scoperto che basta un quarto d'ora al giorno per riuscire a suonare. Basta non pretendere di essere Arturo Benedetti Michelangeli».
Torniamo alle canzoni. Quando le scrive, come le vengono? Ha bisogno di soffrire, di essere innamorato, oppure crea a freddo?
«Ho sempre avuto bisogno di una forte sollecitazione emotiva. Se quei momenti sei abituato a condividerli con una chitarra, ne viene fuori qualcosa. Non scrivo mai a freddo e non seguo un percorso preciso. C'è una cellula musicale oppure una frase letteraria che isolo, e poi cerco di completare. A volte accade anche che rimanga per anni un frammento su un nastro prima di diventare una canzone. Scrivere è un lavoro da funambolo, arrivare fino in fondo senza suscitare il ridicolo è per me una sfida olimpionica».
È un po' come mettersi a nudo, con tutti i rischi che comporta.
«Le canzoni escono dalla mia anima e raccontano di me più di tutti i miei film. I personaggi che interpreto, invece, sono stati scritti dagli sceneggiatori e non mi appartengono. Con la musica è un'altra storia: scritta la canzone, la faccio sentire a qualcuno, la provo un po'. E poi diventa come a teatro, quando Eduardo diceva agli attori: "Chillo è o sommò. Agite!"».
Da Il Venerdì di Repubblica, 30 Novrembre 2007

di Brunella Schisa, 30 Novrembre 2007

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