«L'Aimée», il senso della memoria
di Roberto Silvestri Il Manifesto
C'è qualcosa di commovente e dolcissimo nel film che Arnaud Desplechin ha portato al Lido (sezione Orizzonti doc), a cominciare da quel suo tocco artigianale, di intimità e pudore di figlio che si accosta alla vita paterna e insieme a quella della sua famiglia, il fratello, i nipoti. Ci sono le macchinette fotografiche usa e getta che il regista di Rois et Reine regala ai ragazzini per catturare loro impressioni e c'è la macchina da presa in trentacinque, la sua Rolleiflex, un troupe invisibile che mai percepiamo nelle lunghe conversazioni col padre e in quel muoversi tra le tracce di più esistenze nella casa di Roubaix, dove il regista è nato. [...]
di Roberto Silvestri, articolo completo (3277 caratteri spazi inclusi) su Il Manifesto 1 settembre 2007