Giuseppe Moscati |
|||||||||||||
Un film di Giacomo Campiotti.
Con Beppe Fiorello, Ettore Bassi, Kasia Smutniak, Emanuela Grimalda, Antonella Stefanucci.
continua»
Formato Serie TV,
Drammatico,
, numero episodi: 2.
- Italia 2007.
MYMONETRO
Giuseppe Moscati
valutazione media:
3,71
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
|
|||||||||||||
|
|||||||||||||
|
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
"O morte, sarò la tua morte"di RONGIUFeedback: 142319 | altri commenti e recensioni di RONGIU |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
sabato 2 ottobre 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Sono del parere che nessun film biografico, o come si dice in gergo bio-pic, per quanto perfetto nella tecnica, nei contenuti e nell’estetica, può raccontare l’intera vita di una persona senza lasciare “vuoti biografici” più o meno importanti. Questo limite, diventa un punto di forza, se regista ed entourage, incuriosiscono lo spettatore, “condizionandolo” al punto tale che lo stesso, non pago ed affamato di notizie, pone in essere “strategie informative alternative”. Mi permetto di aggiungere che, se questo avviene, anche in un solo spettatore, l’obiettivo è raggiunto. Il bio-pic,è allora, da considerarsi accettabile, adeguato, appagante, positivo, completo, convincente, soddisfacene e così via.
Giuseppe Moscati studia in questo liceo per otto anni, dalla prima ginnasiale alla terza liceale, dall'anno scolastico 1889-90 al 1896-97, anno in cui consegue la licenza liceale con i più brillanti successi. Ne fa fede l'estratto dai registri generali, compilato dal preside Mario Guetta, anch'egli ex-alunno del glorioso liceo. Da esso apprendiamo che, nell'anno scolastico 1896-97, l'alunno Giuseppe Moscati supera gli esami di maturità con i seguenti voti: Italiano scritto: 8, orale 10; Latino scritto: 8, orale 10; Greco: scritto 9, orale 10; Matematica: 8; Filosofia: 9; Fisica e Chimica: 9; Storia naturale: 9. Seguono le firme leggibili dei professori: Caroselli, Brambilla, Mercalli. Si tratta di professori di valore e di gran severità: Mercalli, il famoso vulcanologo, Caroselli insigne cultore di lettere classiche.
"Da ragazzo guardavo con interesse all'Ospedale degli Incurabili, che mio padre mi additava da lontano dalla terrazza di casa, ispirandomi sentimenti di pietà per il dolore senza nome, lenito in quelle mura. Un salutare smarrimento mi prendeva e cominciavo a pensare alla caducità di tutte le cose, e le illusioni passavano, come cadevano i fiori degli aranceti che mi circondavano. Allora compreso tutto negli iniziati studi letterari, non sospettavo e non sognavo che, un giorno, in quell'edificio bianco, alle cui vetrate si distinguevano appena, come bianchi fantasmi, gli infermi ospitati, io avrei ricoperto il supremo grado clinico." Procurerò, con l'aiuto di Dio, con le mie minime forze, di corrispondere alla fiducia in me riposta, e di collaborare alla ricostruzione economica dei vecchi ospedali napoletani, tanto benemeriti della carità e della cultura, ed oggi tanto miseri." Da una lettera al Dottor Onofrio Nastri di Amalfi (SA)-8 marzo 1925: "Il medico si trova poi in una posizione di privilegio, perchè si trova tanto spesso a cospetto di anime che, malgrado i loro passati errori, stanno lì lì per capitolare e far ritorno ai principii ereditati dagli avi, stanno lì ansiose di trovare un conforto, assillate dal dolore. Beato quel medico che sa comprendere il mistero di questi cuori e infiammarli di nuovo".
"Ho creduto che tutti i giovani meritevoli, avviatisi [...] alla via della medicina nobilissima, avessero il diritto a perfezionarsi, leggendo in un libro che non fu stampato in caratteri neri su bianco, ma che ha per copertura i letti ospedalieri e le sale di laboratorio, e per contenuto la dolorante carne degli uomini e il materiale scientifico, libro che deve esser letto con infinito amore e grande sacrificio per il prossimo. Ho pensato che fosse debito di coscienza istruire i giovani, aborrendo dall'andazzo di tenere misteriosa gelosamente il frutto della propria esperienza, ma rivelarlo a loro".
"Mio caro Guerricchio, ho molto meditato sulla vostra carissima lettera. Mi sono sentito impari alla vostra gratitudine e ai vostri elogi. Ma soprattutto ho il mio passato; e di quanti giovani mi sono ricordato, promettenti, pieni di spirito di sacrificio e di virtù, pervasi da giusto entusiasmo, e che son dovuti arrivare dispersi, sopraffatti dal nepotismo, dalla indifferenza, dall'egoismo dei sacerdoti della scienza! [...]
Non la scienza, ma la carità ha trasformato il mondo, in alcuni periodi; e solo pochissimi uomini son passati alla storia per la scienza; ma tutti potranno rimanere imperituri, simbolo dell'eternità della vita, in cui la morte non è che una tappa, una metamorfosi per un più alto ascenso, se si dedicheranno al bene. Io ho sempre vivo nel cuore il rammarico di sapervi lontano; e solo mi conforta che abbiate conservato in voi qualche cosa di me; non perché valga nulla, ma per quel contenuto spirituale, che mi sforzai di trattenere e diffondere intorno: compito sublime, ma tanto irragiungibile con le mie povere forze. Io vi tengo presente, siatene sicuro..." Vi bacio in Cristo! Vostro aff.mo Giuseppe Moscati
Quale Suo allievo mi consta quindi che il Prof. Giuseppe Moscati alla fine di luglio 1921, aveva visitato a Sorrento nell’Albergo Tramontano, per la prima volta, Enrico Caruso – già operato in America di pleurite purulenta senza guarire – e fatta diagnosi di ascesso subfrenico, rimasto indiagnosticato fino a quel momento, confermandolo con l’estrazione di pus mediante la puntura nello spazio sotto-diaframmatico. Ma Egli trovò ’infermo profondamente decaduto ed in uno stato settico enerale preoccupante, perciò poco o nulla si poteva più fare. Difatti Caruso iniziato il viaggio da Sorrento, il 1° agosto, aggravatosi, in attesa di trasferirsi a Roma, si fermò a Napoli, morendovi la mattina del 2 agosto 1921 nell’Albergo Vesuvio in Via Partenope. Tutto ciò aveva subito raccontato a noi discepoli il Maestro stesso, e nelle lezioni sull’argomento, negli anni successivi, talvolta ne faceva cenno a scopo di insegnamento! Del resto il fatto, divenuto di dominio pubblico in città, a Napoli, era sulla bocca di tutti in Italia e all’Estero, anche oltre Oceano, data la notorietà del cantante e le accuse ai medici, principalmente stranieri. Conversandone con uno dei più distinti nostri anatomopatologi, in cattedra a Padova (il Prof. Mario Raso),a quel tempo in Brasile, quegli mi riferiva che pure colà si era tanto parlato della inattesa morte di Caruso e della brillante esatta diagnosi del Moscati, consultato troppo tardi, come aveva pure sentito confermare dal Prof. E. Berger, quando a Napoli ne aveva seguito il corso di Semeiotica Medica. Me ne hanno dato ora, fra gli altri condiscepoli, nuova autorevole testimonianza anche gli egregi colleghi Prof. Dott. Vincenzo Tramontano, Direttore dell’Istituto di Anatomia e Istologia Patologica degli Ospedali Riuniti di Napoli ed il Prof. Dott. Raffaele Piazza, Direttore del Consorzio Antitubercolare di Salerno, che io qui ringrazio pubblicamente. Anzi il Prof. Tramontano, a titolo di cronaca, mi ricordava perfino la modestia dell’onorario percepito dal Maestro, per il famoso consulto, per la puntura esploratrice, la spesa del viaggio a Sorrento e la visita successiva a Napoli, in complessive lire duemila. Non esiste quindi dubbio alcuno che Enrico Caruso sia morto di un ascesso subfrenico complicato da una pleurite purulenta, già operata in America, da uno stato settico generale e da conseguenti inevitabili degenerazioni amiloidi epatocardiorenali, dopo nove mesi di suppurazioni e di inutili cure. La precisione della diagnosi – dopo tante incertezze altrui – della localizzazione della raccolta, della prognosi fatale, con l’indicazione, a solo scopo di tentativo per le condizioni decadute e la sepsi generalizzata, di un intervento chirurgico necessario, che non fu potuto eseguire, accrebbero vieppiù la popolarità e la reputazione, delle quali già godeva unanimemente il Moscati. Nell’ambiente ospedaliero, alla Sua Scuola uno dei capitoli meglio illustrati era l’ascesso subfrenico – chè fra gli altri Suoi argomenti preferiti erano le pancreatiti emorragiche, l’ascesso gangrena del polmone, il cancro dello stomaco all’inizio, gli itteri, le cirrosi epatiche, le epatiti, il morbo di Banti, le malattie del sangue, del cuore e dei vasi etc. – di cui presentava almeno un caso all’anno, proveniente il più delle volte, dalla Sua varia clientela privata.
comunque come attività preminente quella di Primario medico. Non nascondo la mia sorpresa quando, invece potetti leggere il manoscritto del Rossiello nel quale rilevai che i commenti ai verbali si intrecciavano con episodi di vita, con frasi dell’epistolario, e con i giudizi di coloro i quali avevano conosciuto il Moscati. Dal lavoro del Rossiello ne è derivato quasi un aspetto inedito della vita del Maestro e del Santo che non parte più “dalla carne sofferente dell’uomo” ma dalla carne in via di decomposizione che però è in attesa della Resurrezione. Non credo di illudermi nel pensare che il collega Rossiello, come è già altre volte successo a me, è stato captato dalla personalità di Moscati e quindi, al di là delle intenzioni iniziali, si è fatto prendere la mano per scoprire i sempre nuovi risvolti umani e spirituali che si ricavano dalla lettura della sua vita e dei suoi manoscritti. Il collega Rossiello ha saputo leggere al di là dello scritto e tutto ciò è potuto avvenire perché in lui si è attuato quel tale connubio scienza-fede che con tanta forza Giuseppe Moscati andava sostenendo in un’epoca nella quale peraltro dominava la presunzione della religione della scienza. Il grazie a Rossiello non glielo dirò io ma lo stesso Moscati che a distanza di tanti anni dalla morte potrà bene affermare che la fede, quella vera, che non conosce finzioni, vincerà il mondo e che è quanto mai attuale la frase da lui fatta scolpire ai piedi della Croce della sala settoria dell’ospedale degli Incurabili di Napoli: “Ero mors tua o mors”. Il Prof. Moscati ebbe l'idea di far collocare su di una parete della Sala, ma in alto, come a dominare tutto l'ambiente, un Crocifisso con un'iscrizione che non poteva essere più felice: "Ero mors tua, o mors." ("O morte, sarò la tua morte"), citazione del profeta Osea (Os 13,14). Le autopsie per Moscati erano lezioni di vita. Chiedo scusa ai lettori se mi sono dilungato. Il lavoro dell'intero cast e queste piccole annotazioni consetono , mi auguro, una ricostruzione più fedele della vita di questo medico laico e Santo. Good Ciak!
[+] lascia un commento a rongiu »
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ultimi commenti e recensioni di RONGIU:
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Recensioni & Opinionisti |
Premi |
Multimedia | Shop & Showtime |
|
Roma Fiction Fest (1) Articoli & News |
|