Damages

Se non avessi fatto l'attrice avrei studiato la cacca di tigre

«Mi dispiace per il cinema, mi dispiace per il teatro, ma la tv oggi offre di più». E se lo dice Glenn Close, 63 anni, cinque nomination agli Oscar per ruoli che vanno dall'intrigante marchesa de Merteuil delle Relazioni pericolose alla psicopatica Alex di Attrazione fatale, vuol dire proprio che il grande schermo sta perdendo il suo appeal. In un labirinto di scatole cinesi, nel cuore degli Steiner Studios di Brooklyn, sul set newyorchese dove sta girando la terza stagione di Damages (in onda su Axn, il canale di Sony Picture Television al 120 di Sky dal 23 aprile alle 21.55), Glenn Ciose sembra molto sicura dì sé. Nella serie interpreta l'avvocata di ferro Patty Hewes, specializzata nella difesa della gente comune penalizzata dalle grandi imprese, e spiega: «Mi diverto. Ho firmato per sei stagioni, siamo solo a metà del cammino. Dunque non dovrebbero farmi fuori per altri tre anni. Anche se non si può mai dire».
Davvero la tv è ormai meglio del cinema?
«A dire la verità sono passata dal grande al piccolo schermo per amore della mia famiglia. Girare una serie tv permette di avere un'agenda quotidiana fluida e m'impegna solo sei mesi l'anno, permettendomi di lavorare nella città dove vivo. Ma è anche vero che in America le sceneggiature televisive stanno attraversando un'età dell'oro, soprattutto perché la tv via cavo, che vive grazie agli abbonamenti e deve guadagnarsi il gradimento del pubblico, dà spazio a straordinarie storie umane, è una grande palestra per gli scrittori. Mentre a Hollywood si fanno film che affrontano sempre meno la realtà - guardate quanti fantasy si producono — una serie come la nostra può permettersi di parlare di cronaca recente. Adesso, per esempio, dopo aver preso ispirazione dallo scandalo Enron e da un disastro ambientale, Damages affronta una vicenda che ricalca quella di Bernie Madoff, la più disastrosa frode finanziarie di tutti i tempi».
Una frode che ha fatto molte vittime, soprattutto nella sua New York..
«Quanti amici e amici di amici ho visto finire rovinati... Quest'uomo ha distrutto l'esistenza di migliaia di persone derubandole dei risparmi di una vita, ha depredato le istituzioni benefiche di cui era a capo. Una vicenda orribile».
Come si è preparata al ruolo di Patty, un'avvocata esperta in class action? Ha incontrato le vittime? Ha letto i giornali?
«Ho incontrato una sola persona cui ho cercato d'ispirarmi, Mary Jo White, il procuratore di New York che ha incastrato il padrino John Gotti e bloccato l'infiltrazione mafiosa a Wall Street. Per il resto, mi affido ai creatori della serie, il trio Kzk, i fratelli Glenn e Todd Kessler e Daniel Zelman che insieme scrivono le sceneggiature e dirigono le puntate. Un work in progress, che inizialmente mi lasciava interdetta e mi spingeva a fare domande cui loro rispondevano invariabilmente "non lo sappiamo", "non abbiamo ancora deciso"... Mi sembrava impossibile lavorare così. Poi ho provato a chiedere se potevo sviluppare autonomamente la personalità del personaggio: mi hanno risposto di no. Ma quando abbiamo cominciato a girare, ho capito che lasciarsi guidare è divertente e anche un grande esercizio per la mente. Con il ritmo di lavoro che ci impongono e la sceneggiatura che cambia in base alle novità uscite sui giornali, devi imparare alla svelta. Così ora sono più veloce ad assimilare le battute di quanto lo sia mai stata. E l'esercizio recitativo ne guadagna: non hai tempo di pensare, è più istintivo».
Così forse ora la protagonista di Damages le somiglia...
«Patty è creativa ed è un'ottima mentitrice. Io invece sono una pessima bugiarda. Ma un attore sa bene di non essere il personaggio che interpreta. Piuttosto, è curiosa la percezione della gente: dopo Attrazione fatale mi hanno guardato a lungo con sospetto, quasi che io fossi realmente psicopatica». Si dice spesso che gli attori finiscono per identificarsi con i propri personaggi.
«Non sempre. Io non sono fiera di come sono: non so pettinarmi, faccio spese orribili, delle quali poi mi pento. Andrei in giro in bluejeans tutto il giorno e alla mia età è ridicolo. Ma non riesco a crescere, non riesco a preoccuparmi dei vestiti. Sono timida. Entrare in una stanza dove tutti sanno chi sono e io non so nulla di nessuno, ecco, è l'ultima cosa che amo. Ma cerco di restare me stessa. Molti miei personaggi sono il mio opposto, mi vergognavo perfino di interpretarli».
Un ruolo che rifiuterebbe?
«Quello di una donna più giovane. Le attrici che lo fanno sono patetiche, ti prende tantissima energia ed è inutilmente spiacevole. Meglio ruoli che ti fanno stare a tuo agio con la tua età, con i tuoi "anta". Invecchiare è difficile per una donna, figuriamoci per un'attrice. Non creda a chi dice il contrario. Ti senti attraente tutta la vita e poi scopri che qualcosa è cambiato, la tua pelle ha un colore diverso... Pensa che oggi sia ok? Be', sono molto truccata e sono stata dal parrucchiere...».
Ha mai pensato a una carriera differente?
«Sicuramente una parte di me sognava di lavorare con gli animali. Posso benissimo immaginarmi nella giungla a studiare la cacca delle tigri o a combattere per la sopravvivenza dei gorilla. I comportamenti animali mi hanno sempre affascinato».
Dice che la tv ormai è meglio del cinema. Ne guarda molta?
«Io e mio marito ci vediamo poco. Quando stiamo insieme, cerchiamo di non passare tutto il tempo seduti davanti a una scatola».
Da Il Venerdì di Repubblica, 9 aprile 2010


di Anna Lombardi, 9 aprile 2010