ziogiafo
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giovedì 29 novembre 2007
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ziogiafo - un grande spettacolo…
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ziogiafo - Across the Universe – USA 2007 - La bravissima Julie Taymor con questo film ci regala una full immersion nel suggestivo e storico mondo degli anni ’60, attraverso un’avvolgente e coloratissima carrellata di intense emozioni che vanno dalla guerra in Vietnam alla lotta dei pacifisti, dai cruenti scontri politici in piazza alle candide storie d’amore. Questo “messaggio universale” viene proposto da un accurato progetto con sofisticate coreografie che generano sul grande schermo un’esplosione di sentimenti, di grande musica e strabilianti performance di giovani attori-cantanti che combattono tenacemente per i loro ideali… quelli di sempre. Jude e Lucy (Jim Sturgess ed Evan Rachel Wood ) sono i due bravi protagonisti di questo coinvolgente musical che per tutta la durata cammina sulle struggenti melodie dei Beatles, arrangiate meravigliosamente ed eseguite con rilevante intensità dall’affiatato cast.
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ziogiafo - Across the Universe – USA 2007 - La bravissima Julie Taymor con questo film ci regala una full immersion nel suggestivo e storico mondo degli anni ’60, attraverso un’avvolgente e coloratissima carrellata di intense emozioni che vanno dalla guerra in Vietnam alla lotta dei pacifisti, dai cruenti scontri politici in piazza alle candide storie d’amore. Questo “messaggio universale” viene proposto da un accurato progetto con sofisticate coreografie che generano sul grande schermo un’esplosione di sentimenti, di grande musica e strabilianti performance di giovani attori-cantanti che combattono tenacemente per i loro ideali… quelli di sempre. Jude e Lucy (Jim Sturgess ed Evan Rachel Wood ) sono i due bravi protagonisti di questo coinvolgente musical che per tutta la durata cammina sulle struggenti melodie dei Beatles, arrangiate meravigliosamente ed eseguite con rilevante intensità dall’affiatato cast. Due gradite sorprese all’interno della storia, quella eccezionale di Joe Cocker che si esibisce in una formidabile “Come Together” e quella straordinaria di Bono Vox nelle vesti di un estroverso poeta-cantante figlio dei fiori. Il viaggio che Jude ha fatto da Liverpool per raggiungere gli States in cerca del padre mai conosciuto si rivela fondamentale per la sua vita, anche se con qualche sofferenza, ma alla fine l’amore trionferà in un tripudio di musica e di sentimenti che sfoceranno in memorabili sequenze finali che completeranno la magica atmosfera di questo grande spettacolo. Un grande spettacolo… Da vedere!!! Cordialmente ziogiafo.
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[+] grazie ziogiafo!!!!!!
(di martina)
[ - ] grazie ziogiafo!!!!!!
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diomede917
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giovedì 29 novembre 2007
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all you need is love
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Con Across the Universe Julie Taymor ci prende per mano e ci scaraventa in pieni anni '70 accompagnandoci con le splendide musiche dei Beatles.
Diciamolo subito questo film è una gioia sia per gli occhi che per le orecchie, è il classico film che vuoi rivedere una seconda volta per cogliere tutte le sfumature presenti.
Infatti oltre al filo conduttore degli scarafaggi di Liverpool abbiamo un sacco di icone musicali degli anni '70. A partire da Hair che da l'incipt di questa storia d'amore, gioventù, Vietnam e rivoluzione, a Tommy che è omaggiato nella fase psichedelica del film fino all'addestramento per la guerra puro stile Pink floyd The Wall.
Gli stessi attori ricordano i personaggi e i miti musicali di quegli anni da Janis Joplin a Jimi Hendrix fino ad arrivare a Bono Vox versione John Lennon e U2 citati nel finale che ricorda il video di Where the Streets have no name.
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Con Across the Universe Julie Taymor ci prende per mano e ci scaraventa in pieni anni '70 accompagnandoci con le splendide musiche dei Beatles.
Diciamolo subito questo film è una gioia sia per gli occhi che per le orecchie, è il classico film che vuoi rivedere una seconda volta per cogliere tutte le sfumature presenti.
Infatti oltre al filo conduttore degli scarafaggi di Liverpool abbiamo un sacco di icone musicali degli anni '70. A partire da Hair che da l'incipt di questa storia d'amore, gioventù, Vietnam e rivoluzione, a Tommy che è omaggiato nella fase psichedelica del film fino all'addestramento per la guerra puro stile Pink floyd The Wall.
Gli stessi attori ricordano i personaggi e i miti musicali di quegli anni da Janis Joplin a Jimi Hendrix fino ad arrivare a Bono Vox versione John Lennon e U2 citati nel finale che ricorda il video di Where the Streets have no name.
Ma la nostra ottima Taymor ci mette del suo regalandoci momenti di alta scuola registica da vedere il Let it be con il doppio confronto morire in Vietnam e morire in America per motivi raziali, Joe Cocker che canta Come Togheter, Strawberry Fields che ci ricorda che quelli erano gli anni di Fragole e sangue fino alle emozioni che ci regala All you needs is love che ci fa dire "Lo voglio rivedere!!!!"
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nico
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giovedì 29 novembre 2007
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il potere della musica
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Questo è un film sul potere della musica. Ovvero quella poesia che si diffonde nell’aria e ci accompagna nell’esistere. La musica è invisibile, incorporea, fa parte di mondi impercettibili, dell’ arte di vivere. Un utopia; essa è presente ma senza luogo. Vissuta come presenza/assenza. Con grande forza esce dal film una visione accentuata del nostro desiderio di Altro. Quell’Altro nascosto e misterioso che cerchiamo e di cui abbiamo un disperato bisogno. Non è possibile che la nostra vita sia solo questo, felicità o disperazioni momentanee, scollegate tra loro, nel caos. E allora….sia Amore cantato nella Musica. Essa ci astrae dalle meschinità e ci solleva dal buio, ci fa emergere alla luce. E’ un fil rouge paradigmatico del segreto esistenziale.
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Questo è un film sul potere della musica. Ovvero quella poesia che si diffonde nell’aria e ci accompagna nell’esistere. La musica è invisibile, incorporea, fa parte di mondi impercettibili, dell’ arte di vivere. Un utopia; essa è presente ma senza luogo. Vissuta come presenza/assenza. Con grande forza esce dal film una visione accentuata del nostro desiderio di Altro. Quell’Altro nascosto e misterioso che cerchiamo e di cui abbiamo un disperato bisogno. Non è possibile che la nostra vita sia solo questo, felicità o disperazioni momentanee, scollegate tra loro, nel caos. E allora….sia Amore cantato nella Musica. Essa ci astrae dalle meschinità e ci solleva dal buio, ci fa emergere alla luce. E’ un fil rouge paradigmatico del segreto esistenziale. La musica pare essere un segno del Mistero. Spesso ho chiuso gli occhi lasciandomi trasportare più dalle melodie che dalle visioni. Credo sia il vero collante esistenziale. Tutti noi desideriamo il caldo della presenza dell’amico o dell’amante…. e quando la musica si diffonde il cuore si apre a sensazioni sopite, mai realizzate…. Allora incrociare lo sguardo di uno sconosciuto non ci inquieta più. Le parole, in musica, cambiano aspetto sono più amichevoli.
La vita passa dalle atrocità alle beatitudini, continuamente, in un turbinio inarrestabile di sensazioni. Il corpo ora è qui e la volontà lo sposta altrove, sempre alla ricerca dell’incontro, della palpitazione del cuore. E questa condizione una volta trovata tende a dissolversi, non riusciamo a trattenerla, ci sfugge attraverso le fessure delle incomprensioni umane. Come sabbia che si dissolve tra le mani, inafferrabile.
La scena finale mi è piaciuta molto, la lontananza e il ritrovarsi, il vuoto fra loro è colmato. Forse il desiderio è più forte di qualsiasi cosa. I protagonisti si desiderano ma la lontananza mantiene questa tensione più a lungo. Il loro desiderio e l’amore si fondono assieme e durano, il vuoto si riempie di musica e di sguardi compiendo il loro destino….. e speriamo anche il nostro.
E’ un film vibrante che occorre vedere almeno due volte, per farlo entrare e per trattenere più a lungo ciò che non possiamo toccare con mano, i nostri veri Desideri.
Buona visione.
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maryluu
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mercoledì 16 gennaio 2008
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beat generation's musical
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Dal film trapela la grande esperienza dell'eccelsa regista Taymor nel campo teatrale e in particolare dei musical. La sua maestria è consacrata dalla vincita di numerosi premi teatrali per "The Lion King" (1997), "The Magic Flute" (2004), "The Green Bird" e "Juan Darién: A Carnival Mass" (1996), e "Across The Universe" dimostra l'entità della sua arte nel difficile compito di tramutare un musical in film.
L'opera cinematografica racconta una generazione di giovani, impegnati nel sociale, nella lotta contro una guerra, quella del Vietnam, atroce e senza senso. Una guerra passata ma non per questo antica, che ricorda molto gli attuali accadimenti in Irak. La beat generation è ben rappresentata, in toni psichedelici, ironici, musicali, colorati.
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Dal film trapela la grande esperienza dell'eccelsa regista Taymor nel campo teatrale e in particolare dei musical. La sua maestria è consacrata dalla vincita di numerosi premi teatrali per "The Lion King" (1997), "The Magic Flute" (2004), "The Green Bird" e "Juan Darién: A Carnival Mass" (1996), e "Across The Universe" dimostra l'entità della sua arte nel difficile compito di tramutare un musical in film.
L'opera cinematografica racconta una generazione di giovani, impegnati nel sociale, nella lotta contro una guerra, quella del Vietnam, atroce e senza senso. Una guerra passata ma non per questo antica, che ricorda molto gli attuali accadimenti in Irak. La beat generation è ben rappresentata, in toni psichedelici, ironici, musicali, colorati. La storia d'amore di Jude e Lucie è solo il contorno per mostrare un mondo che ha lasciato molto alle generazioni attuali e lascerà ancora tanto a quelle future. Gli attori , soprattutto Jim Sturgess , dimostrano di essere particolarmente idonei. Si cimentano in "cinema" e "teatro", che sono due campi simili ma per molti aspetti diversi. Recitano e cantano. Ciò denota un punto maggiore riguardo le loro capacità artistiche e meritano dunque un grande applauso. Le canzoni dei Beatles raccontano la storia, intrecciandosi nelle maglie degli eventi. Iniziando con la famosa "Girl" la storia è realmente raccontata dalle canzoni e non dagli attori stessi ed è ciò che rende il lavoro magistrale. Mirata anche la partecipazione di Bono e Joe Cocker, protagonisti indiscussi del periodo, anche solo per il fatto di averlo vissuto. Infine ho molto apprezzato gli effetti video caratterizzanti i diversi quadri musicali, soprattutto l'effetto psichedelico nel punto in cui il pulmino colorato, simbolo indiscusso dell'età di "Peace and Love" arriva al particolare circo e le fragole bombe simbolo del film. Insomma nel complesso un film davvero meritevole, ben fatto, completo ed assolutamente da vedere e premiare.
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darjus
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domenica 25 novembre 2007
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il successo della stagione
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“There was madness in every direction, at any hour. (…) You could strike sparks everywhere. There was a fantastic universal sense that whatever we were doing was right, that we were winning…And that, I think, was the handle - that sense of inevitable victory over the forces of Old and Evil”. Così H.S. Thompson dipingeva la magica e dirompente armonia degli anni Sessanta negli Stati Uniti: gli hippy, la liberazione sessuale, le droghe psichedeliche e il senso di ribellione e di fantasia, che pervadeva gli animi di chi faceva quell’epoca. Quello stesso sentimento, di rivoluzionaria e imprevedibile libertà, di cui raccontava Terry Gilliam, nel suo “Paura e delirio a Las Vegas”, creando immagini bizzarre, partorite da menti lisergiche.
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“There was madness in every direction, at any hour. (…) You could strike sparks everywhere. There was a fantastic universal sense that whatever we were doing was right, that we were winning…And that, I think, was the handle - that sense of inevitable victory over the forces of Old and Evil”. Così H.S. Thompson dipingeva la magica e dirompente armonia degli anni Sessanta negli Stati Uniti: gli hippy, la liberazione sessuale, le droghe psichedeliche e il senso di ribellione e di fantasia, che pervadeva gli animi di chi faceva quell’epoca. Quello stesso sentimento, di rivoluzionaria e imprevedibile libertà, di cui raccontava Terry Gilliam, nel suo “Paura e delirio a Las Vegas”, creando immagini bizzarre, partorite da menti lisergiche. Ed è proprio Gilliam (più del Forman di “Hair” cui “Across the Universe” si richiama, se non altro per il soggetto), che ci viene in mente, quando ammiriamo il talento visionario della Taymor, che riproduce una New York barocca, luccicante e multi-cromatica, ricreando una contestazione fatta di idee e fantasia, sogni e speranze, e dai mille colori, in grado di incantare e ingannare, rapire ed emozionare. Benché la regista americana si lasci spesso andare a piccole forzature e proceda un po’ per topoi schematici e benché lo stile, ridondante e vorticoso, sembri talvolta pacchiano, tal’altra naif, non si può non essere rapiti da un tale tracotante balletto di scintillante solarità. Julie Taymor sceglie il genere musical, mai così adatto a raccontare sia la dolce follia del sogno di cambiare il mondo, sia la classicità dell’amore che attraversa l’oceano e si nutre dei sentimenti di potenza e di libertà che hanno pervaso gli anni della contestazione. Jude e Lucy sono, all’inizio del film, incatenati dalle loro rispettive e antinomiche realtà, ma sarà la libertà di poter decidere il proprio destino, quel sentimento così forte e autentico in quegli anni e così annacquato e sovvertito oggi, a farli incontrare, innamorare e ritrovare. Da allora ai nostri giorni c’è un universo: basta solo attraversarlo. 33 successi dei Beatles, reinterpretati (da vari cantanti che appaiono in diversi camei) e riarrangiati per l’occasione, accompagnano una romantica avventura che si sviluppa convulsa e vibrante, commuovendo ed emozionando per tutta la durata del film. Fidatevi, sarà il successo della stagione. ***/****
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[+] there was madness in every direction...
(di lotai)
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red
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venerdì 4 gennaio 2008
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"across the universe": bentornati beatles
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Una storia d'amore. Oddio, un'altra? Ne abbiamo viste e sentite tantissime, ma alla fine... si somigliano un po' tutte. Questa però non è una storia d'amore ordinaria, almeno non come viene raccontata e rappresentata nello splendido film "Across the Universe", diretto da Julie Taymor, e già accolto molto entusiasticamente alla scorsa Festa del Cinema di Roma. La storia che si svolge tra Liverpool e Manhattan è raccontata traendo ispirazione ed interpretando con amore un bel po' di canzoni ormai entrate nella leggenda, quelle del gruppo musicale più famoso della storia, in uno spettacolare e riuscito musical (un genere fortemente a rischio in tempi come quelli attuali), estremamente visionario, bizzarro e teatrale.
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Una storia d'amore. Oddio, un'altra? Ne abbiamo viste e sentite tantissime, ma alla fine... si somigliano un po' tutte. Questa però non è una storia d'amore ordinaria, almeno non come viene raccontata e rappresentata nello splendido film "Across the Universe", diretto da Julie Taymor, e già accolto molto entusiasticamente alla scorsa Festa del Cinema di Roma. La storia che si svolge tra Liverpool e Manhattan è raccontata traendo ispirazione ed interpretando con amore un bel po' di canzoni ormai entrate nella leggenda, quelle del gruppo musicale più famoso della storia, in uno spettacolare e riuscito musical (un genere fortemente a rischio in tempi come quelli attuali), estremamente visionario, bizzarro e teatrale. Una pellicola, anzi un estatico frullato di immagini e luci dove i singoli ingredienti non formano un inconsistente e confuso amalgama, ma appaiono sempre e comunque riconoscibili, scintillanti ed avvolgenti, a creare una caleidoscopica gioia per gli occhi. Una vera pacchia, abituati come siamo a lamentare secolari carenze di buona musica dai media e a farci bombardare quotidianamente da delitti rivoltati come calzini e da penose isole di ex famosi.
Le esecuzioni sono impeccabili, le scenografie creano un mix veramente originale e dal sapore fortemente psichedelico, ma soprattutto spiccano ed impressionano per bellezza e precisione le coreografie del grande Daniel Ezralow. Gli attori, tutti giovani o giovanissimi, ad eccezione della diva Salma Hayek, sono straordinari e vengono efficacemente affiancati da Bono (U2) e dal vecchio leone Joe Cocker, che cantano alcune canzoni. Insomma, una vera e propria opera rock cinematografica, alla maniera di Jesus Christ Superstar o Tommy, emozionante e commovente, costruita con canzoni datate di circa 40 anni e che, una volta di più, continuano a risplendere di luce propria. Un film da non perdere!
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silvia a.
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martedì 10 giugno 2008
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un capolavoro
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Un capolavoro. Un film intenso e vibrante. Un film che ammalia e stordisce. Un film che arriva allo stomaco e al cuore. Siamo in Inghilterra sul finire degli anni Sessanta. Jude è un giovane operaio che lavora nei cantieri navali di Liverpool e che ad un certo punto decide di partire per gli Stati Uniti per conoscere il padre. Al di là dell’oceano Jude si trova però di fronte ad un uomo che ha ben poco da dirgli e che soprattutto non vuole fargli da padre. L’America invece ha molto da dire ad un giovane come Jude e lui decide di rimanere. Per l’America quelli sono anni turbolenti e febbrili e Jude vuole viverli appieno. Sono gli anni della guerra in Vietnam, della contestazione giovanile, dei movimenti pacifisti, dei figli dei fiori, della rivoluzione sessuale, della droga libera, del rock and roll, della pop art, dei capelli lunghi e dei pantaloni a zampa di elefante.
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Un capolavoro. Un film intenso e vibrante. Un film che ammalia e stordisce. Un film che arriva allo stomaco e al cuore. Siamo in Inghilterra sul finire degli anni Sessanta. Jude è un giovane operaio che lavora nei cantieri navali di Liverpool e che ad un certo punto decide di partire per gli Stati Uniti per conoscere il padre. Al di là dell’oceano Jude si trova però di fronte ad un uomo che ha ben poco da dirgli e che soprattutto non vuole fargli da padre. L’America invece ha molto da dire ad un giovane come Jude e lui decide di rimanere. Per l’America quelli sono anni turbolenti e febbrili e Jude vuole viverli appieno. Sono gli anni della guerra in Vietnam, della contestazione giovanile, dei movimenti pacifisti, dei figli dei fiori, della rivoluzione sessuale, della droga libera, del rock and roll, della pop art, dei capelli lunghi e dei pantaloni a zampa di elefante. Jude si fa travolgere da tutto questo con ardore ed entusiasmo. Stringe amicizia con l’estroso Max, s’innamora della dolce Lucy e assieme a loro si trasferisce in un appartamento nel Greenwich Village dove già vivono una cantante bella e dannata e un chitarrista nero e suadente che tanto ricordano Janis Joplin e Jimmi Hendrix. Jude e i suoi amici sanno bene che stanno vivendo una stagione unica della loro vita. Ma tutto prima o poi finisce. Per Jude le cose sono destinate a cambiare. Il suo amico Max riceve la lettera precetto per il Vietnam e la sua Lucy s’invaghisce di un altro. Jude capisce che il periodo più bello della sua vita è finito e che forse è ora di crescere per davvero
Questo film non si dimentica. Dentro c’è tutto. L’amore, la guerra, l’impegno sociale, la musica, l’odore di sangue, il frastuono delle bombe, le lacrime del popolo vietnamita, il dolore dei reduci che tornano dal fronte sulla sedia a rotelle, lo sconcerto di una generazione che si vede crollare davanti agli occhi il mito del sogno americano. Lo spettatore viene trascinato tumultuosamente e vorticosamente dai pub fumosi di Liverpool, ai quartieri residenziali della periferia americana, alle strade vivaci e chiassose di New York, ai campi insanguinati del Vietnam, ai cortei pacifisti di Detroit. Il tutto sulle note di alcune delle più belle canzoni dei Beatles. Canzoni che costituiscono la colonna portante di questo film e non semplicemente la sua colonna sonora. Le voci di John Lennon & Co. si impregnano ad ogni scena e si appiccicano al cuore degli spettatori. Le sequenze che hanno come sottofondo Let it be e Strawberry fields sono destinate a rimanere nella storia del cinema e a fare venire i brividi anche a coloro che non hanno mai amato particolarmente i quattro capelloni di Liverpool.
Da segnalare i giovani interpreti del film tutti talentuosi e perfetti nei loro ruoli. Degne di nota anche alcune partecipazioni cameo: quella di Bono Vox degli U2 nei panni di un guru ammaliante e incantatore, quella di Joe Cocker nei panni di un ubriacone straripante e grottesco e quella di Selma Hayek nei panni di un infermiera suadente e morbida che in soli pochi minuti ci insegna cos’è il vero erotismo.
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maurimarci
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mercoledì 16 gennaio 2008
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julie taymor :la sesta beatles!
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Giù il cappello!La regista Taymor è la versione femminile di Tim Burton per quanto riguarda i musical.
Un talento visionario e psichedelico, nella capacità di raccordare alla storia narrata liriche (specie quelle Lennoniane)e musica dei Fab Four, nel modo di rappresentarle in scena (ovvio anche il merito degli attori,esecutori ed arrangiatori dei pezzi),facendole aderire non solo al contesto storico della vicenda, ma facendoci capire,scoprire, rammentare non solo la loro attualità, ma che sono consegnate alla Storia della Musica e non solo.
133 minuti di puro godimento, dall'aperitivo rappresentato dal faccino da Paul triste del protagonista Jude che canta senza base sulla spiaggia di Liverpool of sixties le prime strofe di "Girl", ma col sottofondo sonoro delle onde come nel ritornello dell'esecuzione originale, passando a portate sostanziose (una per tutte che fa impazzire:Joe Cocker barbone che urla "Come Togheter");in mezzo la libagione di puro nettare nel cogliere al volo riferimenti anche solo visivi a titoli di canzoni non eseguite nel film (almeno Sexi Sadie, visto il carattere del personaggio, me la sarei però aspettata) fino al delizioso dessert dei titoli di coda:un affresco psichedelico che ti avvolge come una coperta colorata, affinchè tutte le delizie visive e sonore che hai catturato durante la visione del film restino per sempre con te.
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Giù il cappello!La regista Taymor è la versione femminile di Tim Burton per quanto riguarda i musical.
Un talento visionario e psichedelico, nella capacità di raccordare alla storia narrata liriche (specie quelle Lennoniane)e musica dei Fab Four, nel modo di rappresentarle in scena (ovvio anche il merito degli attori,esecutori ed arrangiatori dei pezzi),facendole aderire non solo al contesto storico della vicenda, ma facendoci capire,scoprire, rammentare non solo la loro attualità, ma che sono consegnate alla Storia della Musica e non solo.
133 minuti di puro godimento, dall'aperitivo rappresentato dal faccino da Paul triste del protagonista Jude che canta senza base sulla spiaggia di Liverpool of sixties le prime strofe di "Girl", ma col sottofondo sonoro delle onde come nel ritornello dell'esecuzione originale, passando a portate sostanziose (una per tutte che fa impazzire:Joe Cocker barbone che urla "Come Togheter");in mezzo la libagione di puro nettare nel cogliere al volo riferimenti anche solo visivi a titoli di canzoni non eseguite nel film (almeno Sexi Sadie, visto il carattere del personaggio, me la sarei però aspettata) fino al delizioso dessert dei titoli di coda:un affresco psichedelico che ti avvolge come una coperta colorata, affinchè tutte le delizie visive e sonore che hai catturato durante la visione del film restino per sempre con te.
Grazie, Julie Taymor, da un orfano, fino ad oggi, di J.C.Superstar e Hair!!!
Maurizio Marcinnò,cl.'56.
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des_demona
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venerdì 19 giugno 2009
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una splendida impressione
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Quando il cambiamento si insinua nel tempo i colori si incupiscono e la musica si fa più triste. Julie Taymor rende l’idea alla perfezione. Reduce dalle visioni di Frida e dalle scenografie imponenti di Titus, nonché da numerose regie teatrali, la regista americana si riconferma pittrice e coreografa del grande schermo. Il suo Across The Universe racconta, in punta di piedi e sulle note evergreen dei Beatles, gli anni difficili delle proteste pacifiste, delle giovanissime reclute, della “schifosa guerra” in Vietnam. La grande disillusione: un tema trito e ritrito che riesce, tuttavia, a rinnovarsi splendidamente sotto lo sguardo frastornato degli spettatori. La trama – come in ogni musical da manuale – è solo un pretesto: Jude (Jim Sturgess), ragazzo inglese emigrato in America alla ricerca del padre, conosce l’eccentrico Max (Joe Anderson) e la sorella Lucy (Evan Rachel Wood), della quale si innamora.
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Quando il cambiamento si insinua nel tempo i colori si incupiscono e la musica si fa più triste. Julie Taymor rende l’idea alla perfezione. Reduce dalle visioni di Frida e dalle scenografie imponenti di Titus, nonché da numerose regie teatrali, la regista americana si riconferma pittrice e coreografa del grande schermo. Il suo Across The Universe racconta, in punta di piedi e sulle note evergreen dei Beatles, gli anni difficili delle proteste pacifiste, delle giovanissime reclute, della “schifosa guerra” in Vietnam. La grande disillusione: un tema trito e ritrito che riesce, tuttavia, a rinnovarsi splendidamente sotto lo sguardo frastornato degli spettatori. La trama – come in ogni musical da manuale – è solo un pretesto: Jude (Jim Sturgess), ragazzo inglese emigrato in America alla ricerca del padre, conosce l’eccentrico Max (Joe Anderson) e la sorella Lucy (Evan Rachel Wood), della quale si innamora. Ma il vortice di tinte sgargianti, ritmi frenetici e balletti, degni di un novello West Side Story, è destinato a spegnersi: piovono i primi telegrammi, ombrelli neri si assiepano alle porte delle chiese. L’ombra del conflitto incombe ingurgitando sorrisi. Meno male che c’è la musica, «l’unica cosa che abbia un senso»; che, di diritto, assume il ruolo di protagonista assoluta del film, facendosi parola, suggestione, parte integrante delle immagini. Le incredibili trovate scenografiche di Mark Friedberg, rese iridescenti dalla fotografia di Bruno Delbonnel, prendono vita scivolando sul pentagramma ed irrompono nell’immaginario collettivo del pubblico – degna di nota è la sequenza delle fragole sanguinanti, accompagnata dalla struggente “Strawberry fields forever”.
A completare il tutto, il – ben riuscito – meccanismo di «citazione nella citazione», a partire dai camei illustri (Joe Cocker, Salma Hayek e Bono Vox, quest’ultimo nelle vesti compiaciute di guru allucinato) fino al concerto conclusivo, chiaro riferimento all’ultima apparizione pubblica dei Beatles sul grattacielo della Apple Records. Insomma, per coloro che hanno tentato il paragone di Across The Universe con Hair o Moulin Rouge! il responso è il seguente: tutta un’altra cosa. Non v’è concetto fra le righe, nessuna idea a cui la Taymor abbia voluto fare una dedica. Si legge soltanto la vaga intenzione di ricordare, uno slancio nostalgico, ma leggero, rivolto al passato, anni vivi che sopravvivono ancora perché ci sono la chitarra di Jimi Hendrix e la voce di Paul McCartney a riportarli alla mente. Ciò che resta è pura decorazione, un viaggio all’LSD prossimo a svanire, con tutti i suoi effetti che, per quanto possano funzionare, lasciano solo una splendida impressione. E trentatré canzoni da canticchiare.
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_bittersweetanarchy_
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venerdì 4 aprile 2008
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mi ha tolto il fiato
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Assolutamente da vedere.Mi aspettavo il solito filmetto insensato e invece...mi ha stupita.Gli attori sono stati bravissimi a saper reinterpretare le canzoni dei Fab Four,ciò era naturalmente una responsabilità enorme.Con questo film la Taymor è riuscita a trattare un argomento difficile come la guerra in un modo diverso,senza renderlo troppo angosciante...anche se in realtà definire la questione del Vietnam come tale è soltanto un eufemismo...Inoltre credo che sia l'ennesima conferma che la musica dei Beatles è senzo tempo...sempre attuale,fresca,psichedelica e così dannatamente sognante.Come se quei testi e quelle melodie fossero sospese in un mondo parallelo,una terra di mezzo della musica,una sorta di etere del pentagramma.
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Assolutamente da vedere.Mi aspettavo il solito filmetto insensato e invece...mi ha stupita.Gli attori sono stati bravissimi a saper reinterpretare le canzoni dei Fab Four,ciò era naturalmente una responsabilità enorme.Con questo film la Taymor è riuscita a trattare un argomento difficile come la guerra in un modo diverso,senza renderlo troppo angosciante...anche se in realtà definire la questione del Vietnam come tale è soltanto un eufemismo...Inoltre credo che sia l'ennesima conferma che la musica dei Beatles è senzo tempo...sempre attuale,fresca,psichedelica e così dannatamente sognante.Come se quei testi e quelle melodie fossero sospese in un mondo parallelo,una terra di mezzo della musica,una sorta di etere del pentagramma.
A parer mio la più bella scena è quella delle fragole...davvero superiore.Era come se riuscissi a sentire il disagio di Jude in quel momento...è stato strano.Qualcosa che ti prende le viscere e le attorciglia,anche se poi alla fine si rivela una sensazione piacevole.Poi però l'amore e l'amicizia riprendono il loro giusto posto...e ti rendi conto che avevi perso di vista la sofferenza per la guerra.Allora ti lascia un retrogusto che è amaro...e rifletti su quanto l'uomo sia un essre grande ma al tempo stesso meschino...I BEATLES FANNO STORIA...
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