28 settimane dopo |
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Un film di Juan Carlos Fresnadillo.
Con Robert Carlyle, Rose Byrne, Jeremy Renner, Harold Perrineau, Catherine McCormack.
continua»
Titolo originale 28 Weeks Later.
Horror,
durata 99 min.
- Gran Bretagna, Spagna 2007.
- 20th Century Fox Italia
uscita venerdì 28 settembre 2007.
MYMONETRO
28 settimane dopo
valutazione media:
2,82
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Incubo 28di Livio De FabrizioFeedback: 223 | altri commenti e recensioni di Livio De Fabrizio |
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lunedì 13 dicembre 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Sembra quanto di più canonico accada al cinema. Un film di genere va bene, ne fanno subito un seguito. Ma il seguito in questione non sfigura al confronto col suo predecessore, anzi, in una valutazione complessiva, risulta forse più equilibrato. La regia passa allo spagnolo Fresnadillo, ma c’è sempre la supervisione e la partecipazione di Boyle. Ecco i militari, ecco gli Stati Uniti, insomma all’inizio si teme persino il peggio. Gli sfollati che tornano alla madrepatria, inseriti in un programma di ricostruzione e ritorno alla civiltà: ma perché gli Stati Uniti? L’ONU, parrebbe più ovvio. Sia, forse si vuol calcare qualche analogia con il conflitto in Iraq. In alcune sequenze, o scene, ad esempio quella di apertura, le soluzioni di montaggio e le immagini splatter sono un po’ meno funzionali rispetto a quanto accadeva nel primo film, insomma si ha l’impressione di vedere, qua e là, un effetto fine a se stesso, anche perché questa volta non c’è più la ripresa in digitale. I personaggi sono più cinematografici. L’andamento generale è più lineare. Dunque inferiore al primo dal punto di vista dell’innovazione artistica, ma con il vantaggio di una struttura che, forse proprio perché più classica, si tiene meglio insieme. Soprattutto all’inizio e alla fine la continuità col primo film è comunque evidente. 28 settimane dopo non aggiunge molto, a livello di spiegazioni, di sceneggiatura, di regia, al primo episodio, e tuttavia riesce ugualmente ad affascinare: perché a farne la forza, come già per 28 giorni dopo, è l’estetica dell’angoscia, della possessione, della fuga, dell’incubo che, come qualsiasi incubo che si rispetti, non può avere una fine.
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