Gli individui associano spesso le varie fasi della propria vita ad eventi particolarmente rilevanti che periodicamente accadono in giro per il globo. La morte della principessa Diana è stato, senza ombra di dubbio, uno di questi, a prescindere dal gradimento e dalle simpatie che ogn’ uno di noi possa aver nutrito per il personaggio.
Stephen Frears è uno di quei registi che non trovano una larga convergenza negli apprezzamenti avendo uno stile tutto suo, poco avvezzo alla spettacolarizzazione e all’ impatto visivo. In The Queen (UK, 2006), le sue caratteristiche vengono confermate, trattando l’ evento succitato con modalità, a mio modesto avviso, troppo soft e filo-reali, e su quest’ ultimo punto mi spiego meglio. Tutti sanno dell’ odio che la Regina Elisabetta II nutriva per Lady D, per il suo stile di vita e per il suo essere accentratrice di tutte le attenzioni mediatiche. D’ altro canto un attento osservatore delle vicende reali inglesi non può, allo stesso modo, esimersi dal valutare le scelte, i costumi, le usanze ed alcune notizie trapelate nel corso degli anni, riguardanti la famiglia reale, molto poco affini agli stilemi di una nobile dinastia. Eppure in questa pellicola Frears sembra volerci costringere a guardare la vicenda con gli occhi della real family, ora con quelli vissuti della Regina Madre (Sylvia Syms), ora con quelli del leggero e naif Filippo (Cromwell), ora con quelli dell’ esperta, composta ma al contempo glaciale e perfida Elisabetta, interpretata con magistrale attenzione dall’ esperta Helen Mirren. Ma in questo film ci sono anche alcune incongruenze e quella che sottolineo riguarda il Principe Carlo, ridisegnato con un volto (prestato in questo caso da Alex Jennings) buonista, dall’ aria comprensiva e dotato di una compassione per la morte della ex congiunta che, onestamente, a molti non è sembrato abbia mai palesato in pubblico. Insomma un Principe del Galles non conforme all’ originale. Le sequenze non decollano mai sopra le righe, e questo a volte è un punto di svantaggio, essendo state girate decisamente poca enfasi e con un rivedibile collegamento tra immagini di repertorio e scene registiche. Scarna è pure l’ attenzione verso il punto di vista di Diana che sembra quasi fuori dal contesto e rimodellata attraverso lo sguardo del popolo, l’ unico che la amasse per davvero. The people’s Princess era, infatti, un’ espressione coniata dal dall’ allora primo ministro Tony Blair (e non dal suo “ghost writer”, come erroneamente riportato nell’ opera) efficacemente riproposto da Michael Sheen, non a caso scelto per la somiglianza incredibile al premier britannico. Alcune situazioni sono abbastanza godibili, come la sequenza relativa alla fredda accoglienza ed al benestare della Regina verso il neoeletto capo del governo laburista, che prevede un rituale decisamente fuori tempo con tanto di inchini, frasi studiate e bacio della mano regale. Ed è altresì buona la ricostruzione dell’ accaduto (l’ uscita dall’ Hotel di Parigi di Diana con Dodi Al Fayed, l’ inseguimento dei paparazzi, gli sviluppi del discorso alla nazione di Blair), ma tutto ha un ritmo troppo cadenzato, morbido, quasi distratto. Non si può non ricordare la scelta di rappresentare Tony Blair con la maglia del Newcastle la mattina seguente la tragedia mentre cerca la Regina al telefono: non credo che nella realtà il tutto si sia svolto con quei toni e con quella scarsa enfasi raffigurati da Frears.
Certo, qualcuno potrà asserire che in realtà lo spaccato che ne deriva è proprio la perfidia, il distacco e la glacialità con la quale viene accolto dai Windsor il dramma occorso alla madre del futuro Re d’ Inghilterra, ma dal mio punto di vista (magari sbagliato) l’ opera è tesa a farci rivalutare la figura della Spencer (e chissà, forse con giusta ragione) spostando il gradimento verso i reali.
Per concludere, credo che siano lo stile, la fotografia, il debole impulso vitale e lo spirito tenue che il regista britannico ha dato al suo lungometraggio che mi fanno affermare che The Queen, fatta salva la prova della Miller, lascia alquanto a desiderare.
Voto: 6
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