fabio piozzi
|
sabato 30 settembre 2006
|
enorme delusione
|
|
|
|
Enorme delusione. Sono questi i termini con cui si può definire, volendo essere buoni, questo film. The Black Dalia fa acqua da tutte le parti, non lo si può negare, a maggior ragione se si è estimatori del romanzo di Ellroy. Le premesse e gli spunti per relizzare un ottimo film c’erano tutte, ma sono state o tralasciate o travisate.
S. Johansson, J. Hartnett e H. Swank sono completamente fuori parte: la prima scade nella macchietta, il secondo risulta completamente immaturo sia per doti che per aspetto, e la terza recita un ruolo che per nulla le si addice. A. Eckart compie bene il suo lavoro, risultando fin troppo bravo al confronto degli altri, e M. Kirshner purtroppo la si vede solo in qualche minuto.
[+]
Enorme delusione. Sono questi i termini con cui si può definire, volendo essere buoni, questo film. The Black Dalia fa acqua da tutte le parti, non lo si può negare, a maggior ragione se si è estimatori del romanzo di Ellroy. Le premesse e gli spunti per relizzare un ottimo film c’erano tutte, ma sono state o tralasciate o travisate.
S. Johansson, J. Hartnett e H. Swank sono completamente fuori parte: la prima scade nella macchietta, il secondo risulta completamente immaturo sia per doti che per aspetto, e la terza recita un ruolo che per nulla le si addice. A. Eckart compie bene il suo lavoro, risultando fin troppo bravo al confronto degli altri, e M. Kirshner purtroppo la si vede solo in qualche minuto. Non si capisce del resto perché per interpretare il ruolo di una donna praticamente identica alla Dalia sia stata scelta H. Swank, che fisicamente c’entra ben poco con M. Kirshner. Nemmeno i comprimari fanno bella figura: basti vedere il grottesco e caricaturale della madre del personaggio di H. Swank.
La Los Angeles del ’47 rievocata dal film scade pienamente nel clichè, più che tentare di essere un noir. Rispetto al libro il personaggio di Lee Blanchard (A. Eckart) ha un seguito diverso, senza rivelare nulla a chi il film non l’ha ancora visto, perdendo per strada tematiche valide che avrebbero accentuato nello spettatore la suspence e il dubbio sul coinvolgimento del personaggio negli accadimenti. Per non parlare di un finale inspiegabilmente cambiato, che pretende di essere l’epilogo di un’intricata vicenda che anche chi ne è già a conoscenza si ritrova disorientato.
Il lavoro peggiore è stato quello dello sceneggiatore che adattando il testo per la pellicola non si preoccupa di toccare tematiche fondamentali che nel libro emergono: la necrofilia, l’ossessione (nel film praticamente immotivata) dei due poliziotti per il caso, i problemi di droghe di Lee, il coinvolgimento di alcuni poliziotti, etc.. Ma nemmeno De Palma ne esce a testa alta, ormai caricatura di se stesso, riprende con inutili pianisequenza e soggettive che fanno rimpiangere i capolavori precedenti.
Ovviamente passando dal libro al film è impossibile non tralasciare alcuni elementi, ma la strada qui intrapresa lascia molto da pensare e irrita: L. A. Confidential dovrebbe essere un romanzo molto più complesso, ma la sua trasposizione cinematografica, con le dovute semplificazioni, è un prodotto di livello di molto superiore.
The Black Dahlia risulta difficile da apprezzare per chi il romanzo non l’ha letto, mentre offende chi ne è rimasto attratto. E una cosa così da un regista autore di capolavori come Scarface e Carlito’s Way non è accettabile né giustificabile in alcun modo.
[-]
[+] sbagli..
(di vincent)
[ - ] sbagli..
[+] non direi...
(di fabio piozzi)
[ - ] non direi...
[+] ...
(di fabio piozzi)
[ - ] ...
[+] insisto sulle motivazioni
(di vincent)
[ - ] insisto sulle motivazioni
[+] sottoscrivo
(di crsitna d.)
[ - ] sottoscrivo
[+] ..
(di fabio piozzi)
[ - ] ..
[+] bah!
(di claudio)
[ - ] bah!
[+] ragazzi
(di nerazzurro)
[ - ] ragazzi
[+] noir addio...
(di yngwie78)
[ - ] noir addio...
|
|
[+] lascia un commento a fabio piozzi »
[ - ] lascia un commento a fabio piozzi »
|
|
d'accordo? |
|
bobtheheat
|
sabato 14 ottobre 2006
|
dov'e' finito il cuore e lo stile di de palma?
|
|
|
|
Atteso spasmodicamente, forte di una campagna di promozione imponente "Black Dahlia" e' un film che (purtroppo) ha molti punti in comune con l'ultimo Scorsese, quello di " The Aviator" per intenderci.(E speriamo non anche con quello di Departed...). E' un noir patinato, molto curato sotto il punto di vista della ricostruzione degli ambienti (non a caso le scenografie sono sempre di quello straordinario "artigiano" chiamato Dante Ferretti) e dei costumi. Ha una direzione della fotografia che vira all'ocra senza dubbio stupenda, merito di quel mostro di bravura che rispondeal nome di Vilmos Zsigmond. Ma come " The Aviator" e' anche un film stucchevole, troppo cerebrale e troppo poco viscerale,freddo, girato con professionalita' ma purtroppo non con la dovuta maestria.
[+]
Atteso spasmodicamente, forte di una campagna di promozione imponente "Black Dahlia" e' un film che (purtroppo) ha molti punti in comune con l'ultimo Scorsese, quello di " The Aviator" per intenderci.(E speriamo non anche con quello di Departed...). E' un noir patinato, molto curato sotto il punto di vista della ricostruzione degli ambienti (non a caso le scenografie sono sempre di quello straordinario "artigiano" chiamato Dante Ferretti) e dei costumi. Ha una direzione della fotografia che vira all'ocra senza dubbio stupenda, merito di quel mostro di bravura che rispondeal nome di Vilmos Zsigmond. Ma come " The Aviator" e' anche un film stucchevole, troppo cerebrale e troppo poco viscerale,freddo, girato con professionalita' ma purtroppo non con la dovuta maestria. Un film soprattutto molto poco personale,tanto e' privo o quasi (a parte un incantevole dolly capace di illustrare contemporaneamente due cruciali sequenze) di quei guizzi, di quelle immagini emozionanti e di quei virtuosismi tipici dello stile del regista.(Tanto per essere chiari, dove sono i mirabili piani sequenza "alla De Palma"?)Alla non ruscita di "Black Dahlia"concorre poi un'adattamento del romanzo di James Ellroy poco convincente, incapace di sfruttare al meglio gli intrighi e le personalita' multiple di molti dei suoi protagonisti. La sceneggiatura e' farriginosa e molto faticosa da seguire, qualitativamente al di sotto di quella di "L.A. Confidential", film (sempre tratto da Ellroy) per altro gia' osannato al di la' dei suoi meriti dalla critica. Quest'ultimo pero' traeva indubbiamente una gran forza dalla prova del suo notevole cast. Qui invece, mi dispiace dirlo, ma le cose non vanno altrattanto bene. Sicuramente, e la presentazione alla prima al Festival di Venezia ne e' la riprova, si e' puntato troppo ed erroneamente sul richiamo mediatico della bizzosa Scarlett Johansson, che splendente in film contemporanei come "Lost in Translation" e "Match Point" , appare inadatta a calarsi nelle atmosfere anni '40 e priva o quasi di vero fascino. I suoi costumi (con quei golfini che rimandano chiaramente alla "femme fatale" Lana Turner) e il suo make-up, finiscono anzi per penalizzarla. E anche di molto. Hartnett, troppo giovane, e' anche lui fuori parte, mentre Eckhart funziona solo all'inizio. Molto meglio la dark leady bisex interpretata con grinta da Hilary Swank. Soprendente e ipnotica e'invece Mia Kirshner nel ruolo della fragile e sfortunata vittima. I momenti che la ritraggono (quelli del provino, in un abbagliante bianco nero) sono i piu' riusciti del film. "Black Dahlia" e' in conclusione un film deludente e assai noioso, l'ennesima occasione mancata e sprecata in questi ultimi dieci anni dal mio amatissimo De Palma. Poteva essere uno dei film dell'anno, Doveva esserlo. Ma sinceramente e onestamente non lo e'. A meno che qualcuno non sia un fan cosi' sfegatato da gridare anche in questo caso ...capolavoro! Ma allora del fenomenale e palpitante "Carlito's way", cosa dovremmo dire?U
[-]
[+] stile de palma?
(di no_data)
[ - ] stile de palma?
|
|
[+] lascia un commento a bobtheheat »
[ - ] lascia un commento a bobtheheat »
|
|
d'accordo? |
|
miulan
|
sabato 21 ottobre 2006
|
ognuno ha il suo lato oscuro
|
|
|
|
Lee Blanchard e Bucky Bleichert sono 2 poliziotti della Los Angeles fine anni '40. 2 ex pugili che finiscono per l'avorare nella polizia.Inizialmente si pongono come grandi combattenti e grandi uomini(dal punto di vista morale) successivamente emergono i loro lati oscuri: da un lato sono ossessionati dalla bionda Kay(S.Johansson) e dal passato di lei, che porta non poche conseguenze nel presente dei due poliziotti, e dall'altro c'è Betty Ann Short, la Dahlia Nera, prostituta assassinata e mutilata e che fa parte del caso cui i due stanno lavorando. A questo si aggiunge un inquetante somiglianza che ha Betty con Madeleine Linscott(Hilary Swank).
Ini partenza il film si presenta difficile da seguire, ci sono troppi nomi e non si capisce i legami tra di loro, nella seconda parte il film diventa più scorrevole con omicidi inaspettati e assassini insospettabili.
[+]
Lee Blanchard e Bucky Bleichert sono 2 poliziotti della Los Angeles fine anni '40. 2 ex pugili che finiscono per l'avorare nella polizia.Inizialmente si pongono come grandi combattenti e grandi uomini(dal punto di vista morale) successivamente emergono i loro lati oscuri: da un lato sono ossessionati dalla bionda Kay(S.Johansson) e dal passato di lei, che porta non poche conseguenze nel presente dei due poliziotti, e dall'altro c'è Betty Ann Short, la Dahlia Nera, prostituta assassinata e mutilata e che fa parte del caso cui i due stanno lavorando. A questo si aggiunge un inquetante somiglianza che ha Betty con Madeleine Linscott(Hilary Swank).
Ini partenza il film si presenta difficile da seguire, ci sono troppi nomi e non si capisce i legami tra di loro, nella seconda parte il film diventa più scorrevole con omicidi inaspettati e assassini insospettabili.
The_black_dahlia Il cast è davvero notevole con S.Johanson brava come al solito, Hilary Swank sensuale, diabolica e femminile è quasi l'opposto di "Million dollar baby" dove era un ingenuo maschiaccio tutto muscoli.
Aaron Eckhart che interpreta il poliziotto Lee, è molto bravo a interpretare il poliziotto con un passato oscuro ed un presente ancora più inquetante, con segreti che emergeranno solo dopo la sua fine ed anche Josh Hartnett che interpreta il giovane ragazzo poliziotto, ingenuo ed usato un pò da tutti non riesce male nel suo ruolo.
Ssonoreannfalchisrachele1d Il film comunque si mantiene sulla mediocrità: c'è qualcosa che non funziona, forse la prima parte tropppo lenta, perdipiù piena di scene che creano solo confusione nello spettatore ed un finale forse mal spiegato.
Per chi è un appassionato di cinema il film avrà comunque degli aspetti realizzati in modo eccellente, sto parlando delle scenografie che sono eccezionali, per non parlare delle automobili anni '40 davvero impeccabili, e poi ci sono le acconciature(come quella di S. Johanson che ricorda tanto Marilyn Monroe) e quel trucco a labbra rosse fuoco o i vestiti con i pantaloni a vita alta, il golfino della nonna e i muntandoni e i reggiseni a punta che sono stati ben studiati e realizzati. Ma forse queste attenzioni estetiche del film sono andate a discapito su qualche altro aspetto cinematografico.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a miulan »
[ - ] lascia un commento a miulan »
|
|
d'accordo? |
|
eliot ness
|
domenica 21 gennaio 2007
|
il vero problema di de palma...
|
|
|
|
...è lo stesso che affligge da decenni anche il nostro Paesotto, però dal punto di vista politico: più invecchiano e più rimangono col cu*o attaccato alle loro poltrone (siano sedie da regista, come nel caso di De Palma, oppure seggi alle Camere italiane).
Infatti i registi come De Palma, anche se ormai hanno chiaramente esaurito la loro vena "artistica" da parecchi decenni (sono tra quelli che considerano Hollywood una lucrosa fabbrica di buoni mestieranti, non certo una fucina di artisti. Tanto per chiarire, Gioacchino Rossini non si definì mai un "artista", o un "maestro", ma molto più prosaicamente un "buon mestierante". Ed era Rossini!!!), i nostri prodi registoni forse troppo avventatamente laureati dalla critica internazionale (sopratutto europea) col titolo universale di "maestri", perseverano come un'auto che viaggia lungo le autostrade americane con lo "speed control" innestato: perseverano dritti e a velocità costante, nonostante la strada curvi, salga o scenda, ritrovandosì così ben presto fuori strada.
[+]
...è lo stesso che affligge da decenni anche il nostro Paesotto, però dal punto di vista politico: più invecchiano e più rimangono col cu*o attaccato alle loro poltrone (siano sedie da regista, come nel caso di De Palma, oppure seggi alle Camere italiane).
Infatti i registi come De Palma, anche se ormai hanno chiaramente esaurito la loro vena "artistica" da parecchi decenni (sono tra quelli che considerano Hollywood una lucrosa fabbrica di buoni mestieranti, non certo una fucina di artisti. Tanto per chiarire, Gioacchino Rossini non si definì mai un "artista", o un "maestro", ma molto più prosaicamente un "buon mestierante". Ed era Rossini!!!), i nostri prodi registoni forse troppo avventatamente laureati dalla critica internazionale (sopratutto europea) col titolo universale di "maestri", perseverano come un'auto che viaggia lungo le autostrade americane con lo "speed control" innestato: perseverano dritti e a velocità costante, nonostante la strada curvi, salga o scenda, ritrovandosì così ben presto fuori strada.
Che dire del film? "Black Dahlia" non è un film, è una vasca da bagno. Sembra infatti che il suo scopo principale non sia quello di raccontare una storia (vera), ma quello di imbarcare acqua. Chissà, magari De Palma aveva voglia di farsi un bel bagno rilassante... Peccato però che i suoi spettatori (paganti!) non ne avessero alcuna voglia.
Signor De Palma, dia retta ad uno che certamente ha visto migliaia di film più di lei (appartengo infatti a quella generazione di trentenni che è cresciuta parallelamente alle tv commerciali nel nostro Paese, che perciò può contare oggi su uno sterminato bagaglio filmico ben più ampio di qualunque altra generazione precedente. Fate due conti se non ci credete): Lei ha indiscutibilmente realizzato dei film notevoli ("Omicidio a Luci rosse", "Blow Out", Carlito's Way"), altri indimenticabili ("Scarface", "Gli Intoccabili"), ma da quest'ultimo in poi è solamente china discendente, purtroppo. Pensavo che il peggio lo avesse dato con "Doppia personalità". Poi invece è uscito "Mission to Mars", e mi sono dovuto, purtroppo, ricredere. La prego, Signor De Palma, smetta finchè è in tempo. Per carità, uno scivolone può capitare a tutti nella vita, può capitare. E forse, in piccole dosi, è pure salutare. Anche altri calibri da novanta della generazione della "nuova hollywood" a cui Lei appartiene, come Spielberg e Scorsese, hanno toppato sia sul piano tecnico che al botteghino, alcune volte addirittura clamorosamente. Ma bene o male poi sono riusciti a risalire in sella. Acciaccati e doloranti, certo, ma comunque abbastanza in forze da riprendere saldamente in mano le redini. Ma Lei, Lei signor De Palma, è stato disarcionato decenni fa e continua tutt'oggi ad essere trascinato nella polvere da un cavallo imbizzarrito che scalcia e sbanda da ormai troppo tempo.
Dopo così tanto tempo, mi chiedo seriamente se sappia ancora come si fa a rimanere in sella.
Ce lo chiediamo in molti.
Con sincero affetto,
un (vasto) pubblico deluso
[-]
|
|
[+] lascia un commento a eliot ness »
[ - ] lascia un commento a eliot ness »
|
|
d'accordo? |
|
medz
|
mercoledì 23 maggio 2007
|
black brian
|
|
|
|
Non è un film da lodare all'esasperazione "Black Dahlia", ma non è nemmeno un film da stroncare senza ragionare; Brian de Palma è senza dubbio quello che può essere considerato un buon artigiano del cinema, che fa un film molto godibile, abbastanza avvincente e con due o tre scene molto belle; certo è che la sua originalità è più fittizia che reale e questo film appare una via di mezzo tra Hitch e Lynch, ma rubare da opere precedenti non è mai stato un reato, anzi. A livello puramente stilistico la sempre cara originalità (punto di forza di Brian) si perde un poco in questo film, lasciandosi sottomettere dalle regole registiche del noir classico, ma, come ho detto, ci sono alcuni spunti interessanti; tra tutti, la scena in cui succede qualcosa a Lee (non voglio fare spoiler) in quel gran palazzo con una grandissima rampa di scale: la scena finale di questa sequenza in cui uno dei personaggi si sfracella la testa contro la fontana mi ha ricordato (per pura associazione casuale di idee) la scena in cui Ribisi si taglia la testa contro il tavolino di vetro nel magnifico "Strade Perdute" di Lynch; in effetti, come ho detto, più che Hitchockiano mi sembra un film Lynchiano, probabilmente per le grandi atmosfere cupe e angoscianti che confersicono una notevolissima tensione soprattutto nella parte finale, dopo qualche sequenza un po' stancante nella parte centrale, in cui le indagini "casa per casa" appesantiscono un po' la cosa.
[+]
Non è un film da lodare all'esasperazione "Black Dahlia", ma non è nemmeno un film da stroncare senza ragionare; Brian de Palma è senza dubbio quello che può essere considerato un buon artigiano del cinema, che fa un film molto godibile, abbastanza avvincente e con due o tre scene molto belle; certo è che la sua originalità è più fittizia che reale e questo film appare una via di mezzo tra Hitch e Lynch, ma rubare da opere precedenti non è mai stato un reato, anzi. A livello puramente stilistico la sempre cara originalità (punto di forza di Brian) si perde un poco in questo film, lasciandosi sottomettere dalle regole registiche del noir classico, ma, come ho detto, ci sono alcuni spunti interessanti; tra tutti, la scena in cui succede qualcosa a Lee (non voglio fare spoiler) in quel gran palazzo con una grandissima rampa di scale: la scena finale di questa sequenza in cui uno dei personaggi si sfracella la testa contro la fontana mi ha ricordato (per pura associazione casuale di idee) la scena in cui Ribisi si taglia la testa contro il tavolino di vetro nel magnifico "Strade Perdute" di Lynch; in effetti, come ho detto, più che Hitchockiano mi sembra un film Lynchiano, probabilmente per le grandi atmosfere cupe e angoscianti che confersicono una notevolissima tensione soprattutto nella parte finale, dopo qualche sequenza un po' stancante nella parte centrale, in cui le indagini "casa per casa" appesantiscono un po' la cosa. Molto bella e inquietante la scena finale con il verso angosciante del corvo vicino al cadavere della Black Dahlia.
Riguardo alla recitazione e alle critiche alla Johansson: non capisco che gusto ci sia a criticarla: non sarà un attrice eccelsa, ma grazie a Dio è una diva; nessuno può negare che sia una diva: e quanto ha bisogno il cinema di dive in un epoca in cui i maggiori esponenti dell'arte sono i concorrenti del grande fratello!!! Lasciamola esplodere in tutta la sua bellezza quindi, così il cinema potrà ritrovare il suo antico splendore, facendo rivedere sullo schermo una nuova Marilyn Monroe, cosa che da tanto, troppo tempo manca al cinema...
[-]
|
|
[+] lascia un commento a medz »
[ - ] lascia un commento a medz »
|
|
d'accordo? |
|
anele
|
domenica 25 febbraio 2007
|
un'ottima regia!
|
|
|
|
Ammetto che la trama a momenti mi è sfuggita o non mi ricordavo i nomi dei personaggi,ma a parte questo inghippo con la trama un po' complessa e che scorre troppo velocemente,l'ho trovato davvero un film stupendo, dove lo zampino di De Palma si sente.Il regista ha saputo rendere bene l'idea dell'America del dopoguerra e degli ambienti della Los Angeles del 47;il film ci fa immedesimare (oltre che per mezzo di un cast notevole)grazie anche alla regia,alle luci,alle chiusure tra una scena e un'altra tipiche dei film girati a quell'epoca(dissolvenze,uscite a tendina ecc...)ben miscelati con gli effetti speciali attuali.A completare l'"old style" una pellicola vecchia,in alcuni punti quasi sciupata e dei colori opachi.
[+]
Ammetto che la trama a momenti mi è sfuggita o non mi ricordavo i nomi dei personaggi,ma a parte questo inghippo con la trama un po' complessa e che scorre troppo velocemente,l'ho trovato davvero un film stupendo, dove lo zampino di De Palma si sente.Il regista ha saputo rendere bene l'idea dell'America del dopoguerra e degli ambienti della Los Angeles del 47;il film ci fa immedesimare (oltre che per mezzo di un cast notevole)grazie anche alla regia,alle luci,alle chiusure tra una scena e un'altra tipiche dei film girati a quell'epoca(dissolvenze,uscite a tendina ecc...)ben miscelati con gli effetti speciali attuali.A completare l'"old style" una pellicola vecchia,in alcuni punti quasi sciupata e dei colori opachi.In complesso un film che merita ma che comunque non è eccezionale e soprattutto non adatto a tutti,perchè non è certo da vedere in tutti i momenti:bisogna prestare attenzione e seguire bene la trama,così si apprezzerà molto anche la regia;perciò io lo consiglio a chi ama i gialli un po' complicati e ha volgi adi rivedersi un film "di vecchio stampo".A me è piaciuto molto,perciò aggiungo una mezza stellina a quelle messe.
[-]
[+] ciao prestigia, eccomi qui da te!
(di scorpio giux)
[ - ] ciao prestigia, eccomi qui da te!
[+] ciao prestigiosa eccomi qui da te!
(di luana)
[ - ] ciao prestigiosa eccomi qui da te!
[+] thanks girls!
(di anele)
[ - ] thanks girls!
[+] drop
(di natan)
[ - ] drop
|
|
[+] lascia un commento a anele »
[ - ] lascia un commento a anele »
|
|
d'accordo? |
|
maurizio crispi
|
venerdì 13 ottobre 2006
|
gli antieroi di ellroy tra amore e morte
|
|
|
|
I romanzi di Ellroy sono difficili da rendere cinematograficamente. Ciò è stato evidente già con il caso di "L.A. Confidential". I romanzi della tetralogia della Los Angeles degli anni '50 compongono un grande affresco irto di personaggi, tra i quali non è sempre semplice orientarsi: la maggior parte dei personaggi quasi mai vengono descritti; piuttosto agiscono, comunicando in maniera scarna e asciutta, essenziale. E sono tutti degli antieroi: quello che propone Ellroy è un universo cupo in cui non vi sono buoni e da cui, il più delle volte, non v'è riscatto. Ciascuno dei personaggi ha qualche turpitudine da nascondere, ciascuno ha dei fantasmi nell'armadio, e il suo modo di procedere nella vita non è certamente limpido.
[+]
I romanzi di Ellroy sono difficili da rendere cinematograficamente. Ciò è stato evidente già con il caso di "L.A. Confidential". I romanzi della tetralogia della Los Angeles degli anni '50 compongono un grande affresco irto di personaggi, tra i quali non è sempre semplice orientarsi: la maggior parte dei personaggi quasi mai vengono descritti; piuttosto agiscono, comunicando in maniera scarna e asciutta, essenziale. E sono tutti degli antieroi: quello che propone Ellroy è un universo cupo in cui non vi sono buoni e da cui, il più delle volte, non v'è riscatto. Ciascuno dei personaggi ha qualche turpitudine da nascondere, ciascuno ha dei fantasmi nell'armadio, e il suo modo di procedere nella vita non è certamente limpido. Il caso vero della Black Dahlia ha intrigato parecchio Ellroy e non a caso è stato lo spunto che lo ha spinto a lanciarsi nella sua prima prova narrativa di grande respiro, riversandovi dentro la sua grande ossessione irrisolta a partire dall'uccisione della propria madre in circostanze misteriose che mai vennero chiarite. Da questo evento forse l'elaborazione d'una rappresentazione del mondo così cupa: la Los Angeles degli anni '50 e quella di alcuni decenni dopo (teatro di una serie di romanzi, successiva) appare come una sorta di girone infernale dove i tutori della legge sono anch'essi direttamente implicati nel "Male". La visione di Brian de Palma parrebbe molto più edulcorata e mite. Nell'universo proposto dal regista, sì, ci sono i delinquenti, sì, ci sono gli stupratori e gli assassini, ma sembra che lo spartiacque tra i "buoni" e i "cattivi" sia ancora piuttosto definito e netto. C'è qualche "deviazione", qualche incursione nel mondo della follia e della malvagità; qualcuno ha dei fantasmi nell'armadio e può anche lasciarci le penne, ma ci sono dei personaggi che riescono a "salvarsi" in qualche misura, pur se in maniera non facile e tormentata (e, in ogni caso, dopo un'immersione nel "male", dopo averne distillato per un po' il succo). Dall'altro lato, Brian de Palma sembra denunciare che la follia e la perversione s'annidano nelle pieghe della migliore società e che è là che allignano la corruzione e la fonte delle peggiori nefandezze. Mi sembra che, a differenza di quanto è negli intendimenti e nella poetica di Ellroy, Brian de Palma introduca questa "forzatura" che poi porta ad una sorta di divisione netta tra i corrotti e i "salvabili". Detto questo, m'è parso che la ricostruzione che de Palma fa della Los Angeles di quegli anni sia fortemente estetizzante, bene architettata anche se forse un po' troppo "leccata" nei dettagli, ma comunque godibile. C'è tuttavia ben poco, se non in forma di concessioni superficiali ed epidermiche, della visione cupa di Ellroy.
L'intreccio originario del resto è difficilmente trasponibile, ma del resto anche le trame di Ellroy sono complesse e, quando si legge, non è cosa semplice tenere a mente tutti i dettagli. Quindi, non dev'essere stata cosa semplice riprodurre la trama nella sua complessità o renderla del tutto coerente lasciando impliciti alcuni passaggi. Le incoerenze si possono perdornare: il film si segue e, nel complesso, alla fine le sensazioni che rimangono sono positive.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a maurizio crispi »
[ - ] lascia un commento a maurizio crispi »
|
|
d'accordo? |
|
blueguardian
|
martedì 3 ottobre 2006
|
profumo di oscar!
|
|
|
|
Indubbiamente De Palma è andato poco a poco con gli anni a farsi benedire, ma un ritorno totalmente inaspettato ed anche più che soddisfacente è la regia di questo THE BLACK DAHLIA, violento noir dall'incredibile sbocco morale. Aldilà delle interpretazioni, prima su tutti la Johansson che si miracola santa protettrice delle dive di un tempo, a seguire l'spressiva e vera sorpresa Mia Kirshner, EeKhart un pò sopra le righe ma intenso che è un piacere, una Swank un pò minore specie dopo essere stata vista in Million Dollar Baby (film che le ha regalato il secondo Oscar)ma sempre brava, ed infine Hartnett, vera pecora nera del gregge, povero d'un interpretazione totalmente fatiscente anche se superiore ai suoi precedenti terrificanti ruoli recitativi.
[+]
Indubbiamente De Palma è andato poco a poco con gli anni a farsi benedire, ma un ritorno totalmente inaspettato ed anche più che soddisfacente è la regia di questo THE BLACK DAHLIA, violento noir dall'incredibile sbocco morale. Aldilà delle interpretazioni, prima su tutti la Johansson che si miracola santa protettrice delle dive di un tempo, a seguire l'spressiva e vera sorpresa Mia Kirshner, EeKhart un pò sopra le righe ma intenso che è un piacere, una Swank un pò minore specie dopo essere stata vista in Million Dollar Baby (film che le ha regalato il secondo Oscar)ma sempre brava, ed infine Hartnett, vera pecora nera del gregge, povero d'un interpretazione totalmente fatiscente anche se superiore ai suoi precedenti terrificanti ruoli recitativi. Visivamente sbalorditivo ed incredibilmente romantico e verista aldilà del fatto che è legato ad una sceneggiatura in parte d'invenzione e cruentamente perversa. The Black Dahlia finirà fra i cult di sempre, come uno dei migliori noir della storia, un vivido palcoscenico che intreccia il meglio e il peggio della vita. I suoi veri pregi da un punto di vista tecnico sono pressochè tutto ciò che ne compone la pellicola: scenografia, colonna sonora, fotografia, costumi, montaggio (e si sente già profumo di Oscar). Da un punto di vista, invece, più avvezzo all'anima di un film, sono senza dubbio le interpretazioni madre (eccetto quella di hartnett solo modesta) e la struggente ma allo stesso tempo efficente regia di De Palma che mette un pò del suo Gli Intoccabili e accerchia il tutto con l'aura luminosa della vecchia Hollywoodland, un pò annebbiata dal fumo di mille sigarette, grondande il sangue di una giovane e aspirante attrice quale Elisabeth Short, famelico omicidio tuttora inciso nella storia della California. The Black Dahlia è tutto questo: un trionfo di tecnica, interpretazioni, regia maestra e citazioni alla vecchia Hollywood e a tutti i suoi scheletri nell'armadio, tuttora rimasti celati.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a blueguardian »
[ - ] lascia un commento a blueguardian »
|
|
d'accordo? |
|
fabio 3121
|
sabato 13 febbraio 2021
|
l''omicidio della dalia nera risolto da james elroy
|
|
|
|
il film è ispirato ad caso vero e irrisolto ovverossia l'omicidio di Elizabeth Short -soprannominata "La Dalia Nera" - avvenuto a Los Angeles nel 1947 ed è l'adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo scritto da James Ellroy. Del caso si occupano in particolare 2 ex pugili ora poliziotti: Lee Blanchard e Bucky Bleichert, il primo ha una fidanzata Kay Lake (Scarlett Johansson). L'indagine subito appare molto complessa in quanto vengono ascoltate molte persone che conoscevano la Short la quale era arrivata a Los Angeles per trovare fortuna nel mondo del cinema ed infatti vengono ritrovati dei filmati con alcuni suoi provini più un filmettino in cui i poliziotti osservano un pò sorpresi ad una scena tra 2 lesbiche.
[+]
il film è ispirato ad caso vero e irrisolto ovverossia l'omicidio di Elizabeth Short -soprannominata "La Dalia Nera" - avvenuto a Los Angeles nel 1947 ed è l'adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo scritto da James Ellroy. Del caso si occupano in particolare 2 ex pugili ora poliziotti: Lee Blanchard e Bucky Bleichert, il primo ha una fidanzata Kay Lake (Scarlett Johansson). L'indagine subito appare molto complessa in quanto vengono ascoltate molte persone che conoscevano la Short la quale era arrivata a Los Angeles per trovare fortuna nel mondo del cinema ed infatti vengono ritrovati dei filmati con alcuni suoi provini più un filmettino in cui i poliziotti osservano un pò sorpresi ad una scena tra 2 lesbiche. Bucky cerca delle risposte anche da Madaleine Linscott (Hilary Swank) una ragazza che somiglia alla Short e che ha un padre ricco imprenditore edilizio a Hollywood. La prima parte del film è sicuramente più interessante e coinvolge lo spettatore a seguire l'indagine con un ritmo volutamente un pò lento ma efficace. La seconda parte della pellicola invece è caratterizzata da una serie eccessiva di colpi di scena che rendono la trama alquanto ingarbugliata con numerosi omicidi e relazioni amorose. In sostanza l'autore del romanzo ha un tantino esagerato con alcune situazioni per poi risolvere il caso dell'omicidio della Dalia Nera ma con un risultato finale poco apprezzabile e verosimile. Dal punto di vista della regia, scenografia e fotografia il livello è decisamente buono così come tutto il cast di attori tra i quali emerge l'interpretazione di Hilary Swank. Peccato per il finale un pò deludente. Nel complesso il film raggiunge la sufficienza; voto: 6/10.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a fabio 3121 »
[ - ] lascia un commento a fabio 3121 »
|
|
d'accordo? |
|
samanta
|
martedì 20 giugno 2023
|
una dalia misteriosa
|
|
|
|
James Elroy, autore di romanzi polizieschiè stato spesso tradotto in film (ben otto tra cui: L.A. Confidential, Immagini sporche) come la Dalia nera uscita nel 2006 con la regia di Brian De Palma. Sia il romanzo che ovviamente il film sono stati ispirati da un fatto reale l'omicidio di Elisabeth avvenuto a Los Angeles nel 1947, la Short aveva 21 anni ed era arrivata a L.A. nel 1946 come tante ragazze alla ricerca di successo nel cinema, fu trovata orrendamente mutilata (tagliata in 2, svuotata dagli organi interni, ferocemente torturata) era soprannominata Dalia Nera perchè si vestiva di nero e perché appassionata del film Dalia Azzurra. Furono fatte freneriche indagini, molti i sospettati, nessuno trovato colpevole, Elroy nel romamzo da un'ipotesi di soluzione.
[+]
James Elroy, autore di romanzi polizieschiè stato spesso tradotto in film (ben otto tra cui: L.A. Confidential, Immagini sporche) come la Dalia nera uscita nel 2006 con la regia di Brian De Palma. Sia il romanzo che ovviamente il film sono stati ispirati da un fatto reale l'omicidio di Elisabeth avvenuto a Los Angeles nel 1947, la Short aveva 21 anni ed era arrivata a L.A. nel 1946 come tante ragazze alla ricerca di successo nel cinema, fu trovata orrendamente mutilata (tagliata in 2, svuotata dagli organi interni, ferocemente torturata) era soprannominata Dalia Nera perchè si vestiva di nero e perché appassionata del film Dalia Azzurra. Furono fatte freneriche indagini, molti i sospettati, nessuno trovato colpevole, Elroy nel romamzo da un'ipotesi di soluzione.
[Elementi spoiler] Due poliziotti di L.A. sono amici e lavorano in coppia, ex pugili sono incaricati di un incontro di pugliato finalizzato alla raccolta di fondi per la Cassa previdenziale, sono: "Bucky" Bleichert (John Hartnett e Blanchard (Aaron Eckart) che ha una ragazza Kay (Scarlett Johansson), il trio diventa inseparabile anche se Blanchard non fa sesso con Kay che cerca di sedurre Bucky che però rifiuta. I 2 poliziotti sono coinvolti in prima persona nel delitto Short, Bucky scopre che la ragazza aveva girato un film porno e frequentava ambienti di lesbiche, in uno di questi conosce Madeleine (Hilary Swank) amica della morta (interpretata nei flashback da Mia Kirshner) a cui assomiglia notevolmente, figlia di un ricchissimo impresario e speculatore edile Emmet Linscott. Sarà la pista giusta, Blanchard diventato ossessionato dalle ricerche del colpevole era in realtà un corrotto e ricattatore. Nel finale sarà tutto risolto basti sapere che i colpevoli individuati moriranno tutti ma l'esito non sarà reso pubblico, anche Blanchard muore ucciso e Bucky e Kay si metteranno insieme.
Il film è un discreto giallo, la dovuta premessa è che i gialli di Elroy sono interessanti ma complessi nella loro articolazione narrativa oltreché nella psicologia dei personaggi, in questo film gli sceneggiatori hanno compiuto una discreta opera: il romanzo è rimaneggiato ampiamente e il finale è diverso anche se poi il risultato è lo stesso. La criticità risiede in una regia un pò stanca anche se ci sono alcuni guizzi notevoli come nel finale o l'inserimento efficace di flash back che illustrano il carattere solare della Short destinata ad una fine tremenda, soprattutto la recitazione in parte non convince anche qui imputabile almeno in parte alla regia. John Hartnettt (Patto criminale, 30 giorni al buio) è un un attore non eccelso e non riesce a rendere la grinta di Bucky, Johansson recita come una bambola (Tarantino la irride affermando che ogni maschio americano sperava invano che si spogliasse) anche Hilary Swank è amorfa anche se reduce da un Oscar (Boys don't cry) e in attesa di un altro (Million Dollar Baby). I 2 protagonisti che si salvano sono Aaron Echart un convincente Blanchard e soprattutto Mia Kirshner (30 giorni al buio) in una parte difficile (solo fashback in b/n) che recita nei vari provini e nel filmetto porno, rende bene una giovane fanciulla in cerca di un posto al mondo e che incontra solo orchi (e orchesse). Ottimi sia la fotografia che la ricostruzione di una L.A. del dopoguerra.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a samanta »
[ - ] lascia un commento a samanta »
|
|
d'accordo? |
|
|