The Call

Un film di Antoine Fuqua. Con John Malkovich, Naomi Campbell, Stefano Abbati Cortometraggio, durata 8 min. - Italia 2006. uscita giovedì 23 marzo 2006. MYMONETRO The Call * * 1/2 - - valutazione media: 2,54 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Alberto Dentice

L'Espresso

Corti, ma con un passo da kolossal. È la nuova parola d'ordine lanciata dalla Pirelli. Entrare nel mondo del cinema con cortometraggi di altissima qualità raggiungendo il pubblico attraverso il Web sul suo nuovo canale di intrattenimento WwW.pirellifilm.com). Progetto ambizioso nel quale ogni anno sarà coinvolto un grande regista di fama internazionale. Antoine Fuqua, il giovane talento che ha portato all'Oscar Denzel Washington con l'hip hop movie Training Days, è il primo. Ovviamente lo scopo è di rafforzare sul mercato l'immagine della marca. Ogni regista infatti è chiamato a interpretare a suo modo lo slogan "Power is nothing without control" (il potere non è nulla senza controllo), che caratterizza da tempo la comunicazione dell'azienda.
Senza paura di scomodare Raymond Queneau. Chiamiamoli pure "esercizi di stile". Fuqua ha puntato sulle tinte gotiche e sulla spettacolarità mozzafiato del thriller hollywoodiano. The Call, questo il titolo del suo corto, vede due protagonisti di lusso come John Malkovich e Naomi Campbell (lui esorcista, lei splendida personificazione del demonio) impegnati nell'eterna lotta tra il Bene e il Male, Lo scenario è quello barocco-notturno della Città del Vaticano. L'atmosfera è degna di un fanta-horror. Nuvole minacciose, tuoni e lampi si addensano sul cupolone. Una limousine nera scivola silenziosa per le strade di Roma trasfigurata con una fotografia in stile Caravaggio da un emulo di Storaro. A bordo, John Malkovich, in versione "Esorcista", stringe tra le mani un crocefisso. La Bestia, una rombante spider nera, se ne sta rintanata in un capannone di periferia. Di tanto in tanto la carrozzeria muta nelle sembianze ferme di una Naomi ruggente e alata. con gran dispendio di effetti speciali. E appena Malkovich sfodera l'acqua benedetta. la bella fa il diavolo "a quattro ruote", come da copione.
«Il Male esiste. ma io sono la cura». insiste lui. E alla fine con quattro pacche sul cofano trasforma la Bestia in un gattone addomesticato e cinturato Pirelli. "La potenza è nulla senza controllo", appunto. E infatti, onde evitare che un uso troppo spregiudicato dei simboli religiosi risultasse offensivo nei confronti della Chiesa e dei suoi fedeli, gli autori del progetto (l'agenzia Leo Burnett) hanno fatto controllare la sceneggiatura da un consulente pontificio, padre John, lo stesso utilizzato da Mel Gibson per il film The Passion. Certi così che anche stavolta le polemiche saranno proporzionali all'investimento, Quindi colossali.
Tutto questo impegno per un filmato che dura nove minuti. Del resto che i corti siano il laboratorio potenziale del grande cinema non è una novità. Da tempo il formato breve ha assunto i connotati di una nuova frontiera della sperimentazione audiovisiva. Non a caso i grandi festival come Venezia, Cannes e Berlino, per non parlare poi degli Academy Awards (gli Oscar) hanno istituito una sezione apposita. Conferma ulteriore che il formato breve è ormai sinonimo di modernità. Questo anche grazie alla flessibilità consentita daI Web e dai telefoni cellulari di nuova generazione.
Solo qualche anno fa a Capalbio Cinema (il primo e più famoso festival del corto italiano) Oliviero Toscani aveva promosso una sezione riservata ai cortissimi addirittura 3 secondi realizzati con le videocamere incorporate in alcuni telefonini. Da lì a qualche anno, ed eccoci arrivati a oggi, basta scorrere il Web per capire che il palcoscenico per questo format si è trasferito in Rete. I siti specializzati solo in Italia sono ormai decine (cortometraggi.com; cortoweb.it: shortvillage.it; solo per citare i più noti). Ovviamente le grandi aziende cavalcano l'onda. Mesi fa, ad esempio. 60 tra i più affermati creativi e registi pubblicitari italiani si sono sfidati sul sito vww.playthelab.com (tutt'ora visibile) con fumati da 60 secondi realizzati con il nuovo Nokia N90. La giuria era presieduta da Terry Gilliam e Wim Wenders, due registi da sempre attenti alle possibilità offerte dalle nuove tecnologie.
Corti d'autore, corti kolossal, corti cortissimi. Chi più ne ha più ne metta. Ciò che stupisce è che, a parte i festival e il nuovo inaspettato palcoscenico di Internet, capita di rado di poterli vedere in sala. Almeno in Italia. Per adesso solo Medusa infatti ha in programma di proiettare gli short movie nelle sue sale. In Francia, invece, nel circuito Ugc, uno dei più importanti e capillari del paese, i corti sono di casa da almeno due anni. Anche per questo, qui a cimentarsi con il formato breve, a volte anche brevissimo, non sono soltanto giovani cineasti di belle speranze, ma il fior fiore delle cinematografie nazionale e internazionale. Come dimostra il caso di "Paris je t'aime", pellicola fumata da 20 registi già scelta per inaugurare la sezione "Un certain regard", il 18 maggio, al prossimo Festival di Cannes. Isabel Croixet, ad esempio, ricostruisce in 5 minuti la storia di un matrimonio usando come protagonista il nostro Sergio Castellitto. Gli altri episodi del film sono firmati fra gli altri da Gus Van Sant, Joel & Ethan Coen, Wes Craven. Walter Salles.
Infinita poi, la lista degli attori celebri assoldati per il progetto: da Fanny Ardant a Natalie Portman, da Juliete Binoche a Willem Dafoe, da Nick Nolte a Gena Rowlands. Un progetto simile a quello di All the Invisible Children, antologia di corti su temi umanitari prodotta da Maria Grazia Cucinotta.
Purtroppo gli esercenti italiani preferiscono guadagnare alle spalle del pubblico che paga il biglietto, stressandolo artatamente con dieci, a volte anche 20 minuti di pubblicità, piuttosto che dare spazio a un corro d'autore. E sì che l'interesse del pubblico per questo genere è ormai acclarato. Tanto è vero che i corti, osteggiati dalle sale cinematografiche, stanno sbarcando in edicola. Infatti c'è ancora chi crede fermamente che il cortometraggio sia un mezzo ideale per educare al cinema.
In molte scuole si sono istituiti corsi, visto che per dotarsi di qualche telecamera e di un computer fornito di software per il montaggio non è necessario affrontare costi eccessivi. Insomma, c'è una enorme attività sottotraccia volta alla formazione. Così, il Festival di Giffoni, appuntamento storico per il cinema dei ragazzi. da quest'anno apre un nuova sezione dedicata alla brevità. E, al contrario, a partire dalla prossima edizione, accanto al consueto concorso rivolto ai professionisti dell'immagine, Capalbio si aprirà al mondo dei ragazzi. Il bando di concorso è rivolto alle scuole primarie e secondarie. Il tema: il sogno della vita, sviluppato in una serie di corti ispirati dalle lettere dei bambini di ospedali pediatrici e carceri minorili. I risultati saranno proiettati a giugno, dal 26 al 28, subito prima dell'inizio de! festival internazionale. «Un buon corto», spiega Tommaso Mottola, presidente di Capalbio Cinema, «è quello che riesce a comunicare un pensiero complesso nella forma più immediata». Il pubblico gradisce, ma i produttori italiani ancora non hanno il coraggio di rischiare. Nella prossima stagione si vedrà soltanto 4-4-2. Il gioco più bello: da un'idea di Paolo Virzì, quattro brevi film sul calcio firmati da quattro esordienti con Valerio Mastandrea e Francesca Inaudi. Una doppia scommessa che sbarcherà nelle sale a maggio.
Da L'Espresso, 30 marzo 2006


di Alberto Dentice, 30 marzo 2006

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