Silent Hill

D'estate tornano gli zombi

L'estate dell’horror, genere prediletto dai ragazzi nella stagione senza scuola, è cominciata da un pezzo: si vedono una madre che ammazza i figli a colpi di mannaia (Il custode), un’universitaria che vomita coaguli di sangue sui libri (Shulter), un bambino che viene affogato (La spina del diavolo), una collezione di occhi strappati via con le unghie (Il collezionista di occhi), una bambina scomparsa in un mondo parallelo (The Dark) e altre cosette divertenti.
Silent Hill è tratto da un famoso videogioco giapponese della Kunami giunto ora al suo quarto capitolo, è interpretato da personaggi prevalentemente femminili (donne e bambini, più fragili e patetici, sono l’ultimo trend dell’orrore) racconta di una madre alla ricerca della figlia adottiva sparita, ma il vero protagonista è un luogo. Silent Hill, appunto. Una piccola Città deserta, abbandonata, che soltanto nei sotterranei ospita una setta di fanatici religiosi omicidi, mostri, zombi, una piccola città che nel 1974 è andata a fuoco, dove l’incendio ancora arde sottoterra, producendo una cenere simile a una neve dei morti che ricade ovunque su strade, cose, persone. E l’immagine più suggestiva del film (però non sono male anche un tappeto di topi morti, una donna bruciata viva o quasi, un diavolo in vesti bianche da bambina come in Toby Dommit di Fellini). L’immaginazione dell’orribile è più inventiva che in molti altri film del genere. La protagonista australiana, Radha Mitchell, vista in Melinda & Melinda di Woody Allen, è brava; molti degli interpreti non originali dagli effetti speciali sono ballerini flessuosi. Paura? Così così.
Da L'Espresso, 13 luglio 2006


di Lietta Tornabuoni, 13 luglio 2006