olga
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domenica 6 maggio 2007
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cinema tedesco in grande forma
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In un film di chiaroscuri, non sempre convincente, ma forte e sincero, un po’ troppo sulle righe e irruento, come nella descrizione della vita carceraria, ma ben recitato, sembrava ci si dovesse avviare a un finale dello stesso tenore alterno. L’ultima sequenza è invece perfetta, trascinante, ti cattura nella forma e nel contenuto. E’ davvero particolare la conclusione, in cui l’autore sente il bisogno di confermare che l’arte soprattutto nelle condizioni peggiori è libertà d’espressione: spesso gioia e speranza ma più spesso rabbia e sofferenza che finalmente si decantano con ogni possibile linguaggio, suscitando l’applauso e la risposta del pubblico. Questo può anche voler dire ribellione ai maestri, liberazione dal rigore della tecnica e della tradizione, pure utilissime come disciplina che educa e fornisce una marcia in più alla creatività del singolo.
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In un film di chiaroscuri, non sempre convincente, ma forte e sincero, un po’ troppo sulle righe e irruento, come nella descrizione della vita carceraria, ma ben recitato, sembrava ci si dovesse avviare a un finale dello stesso tenore alterno. L’ultima sequenza è invece perfetta, trascinante, ti cattura nella forma e nel contenuto. E’ davvero particolare la conclusione, in cui l’autore sente il bisogno di confermare che l’arte soprattutto nelle condizioni peggiori è libertà d’espressione: spesso gioia e speranza ma più spesso rabbia e sofferenza che finalmente si decantano con ogni possibile linguaggio, suscitando l’applauso e la risposta del pubblico. Questo può anche voler dire ribellione ai maestri, liberazione dal rigore della tecnica e della tradizione, pure utilissime come disciplina che educa e fornisce una marcia in più alla creatività del singolo.
Il film si fonda su almeno tre componenti narrative che in esso si intrecciano. Abbiamo il difficile rapporto tra insegnante e allieva: l’una ottantenne, quasi un asceta ottocentesco, ma legata a un passato da espiare, l’altra giovanissima, violenta e senza regola, anch’essa martoriata da vicende oscure e non dimenticabili. Accanto a questo, il tema della rieducazione carceraria, così bello da dirsi ma difficile da realizzare nella pratica: l’insegnante infatti dà lezione di pianoforte alle detenute, sempre più scarse nel partecipare al corso, e deve battersi contro il direttore, le guardie, le stesse carcerate per proseguire nella sua opera. D’altra parte tale impegno viene inteso da lei come un rigido dovere, da svolgere in nome della Musica, ma con grosse difficoltà a cogliere i risvolti d’apertura e comunicazione umana indispensabili per qualsiasi insegnante, anche la più esperta nella disciplina. La giovane, già enfant prodige come pianista, si ritrova in carcere innocente in conseguenza degli abusi e tradimenti subiti nella crescita. La sua aggressività si riversa sulle guardie, sulle carcerate e su se stessa, spingendola addirittura a mordere le proprie le mani che dovrebbero essere strumento del suo talento. E infine c’è il problema dell’arte e di chi la pratica essendo particolarmente dotato, con tutti gli squilibri che questo comporta, specialmente in un soggetto preda di improvvise crisi di violenza e traumi.
Attraverso queste tematiche affrontate con l’aiuto (non sempre felice) del flash-back, il supporto di una splendida colonna sonora e di una fotografia graffiante, il racconto si snoda nel confronto tra due personalità opposte che non vogliono, sulle prime, conoscersi. Ai due personaggi femminili: l’anziana chiusa nei suoi abiti monacali per autopunizione, la giovane torva e imprevedibile nelle sue rabbie, danno voce e sostanza di verità due attrici che, come ha detto qualcuno, “hanno il solo torto di non essere americane”. In quanto al titolo, i Quattro minuti sono quelli della scena finale, in cui la giovane ribelle esegue al piano, come saggio di un concorso per giovani pianisti, non il classico brano di Schumann voluto dalla maestra, ma la sua versione hip-hop. Ella rivendica così a se stessa il diritto di utilizzare il proprio talento seguendo una personale inclinazione e liberando in quei quattro fatidici minuti la rabbia, il dolore, l’energia che si porta dentro. Infine vorrei richiamare l’attenzione di chi legge sulla qualità e l’interesse della più recente produzione tedesca: quasi una nouvelle vague germanica da seguire con attenzione.
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[+] straordinaria recensione
(di samuele siani)
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(di maria antonietta)
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carlotta
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mercoledì 29 agosto 2007
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due donne: la metafora della vita
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Il film non parla della musica o di uno strumento, ma parla di personalità e caratteri, talentuosi o mediocri, sensibili o meschini, che la vita spinge i direzioni più o meno volute. La vita è fatta spesso di attimi e di dettagli che sfuggono al nostro controllo od alla nostra attenzione e che il regista vuole invece mettere in risalto e cura con intuito e rigore (il grigio del cielo mattutino, una bomba che obbliga a non estraniarsi da una esecuzione, il volume di una radio alto, il togliersi e mettersi il cappello da una testa unta e maleodorante, Mozart e Cinderella uguale mozzarella...). Ma in questo apparente caos non può trovare nascondiglio mai nessuna responsabilità civile o morale. Non puoi abbandonare un amico o violentare una figlia ed ottenere il perdono semplicemente soffrendo con l’espressione del viso o mordicchiandoti le mani: devi lottare, subire, cadere e rialzarti, lanciarti e infrangerti.
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Il film non parla della musica o di uno strumento, ma parla di personalità e caratteri, talentuosi o mediocri, sensibili o meschini, che la vita spinge i direzioni più o meno volute. La vita è fatta spesso di attimi e di dettagli che sfuggono al nostro controllo od alla nostra attenzione e che il regista vuole invece mettere in risalto e cura con intuito e rigore (il grigio del cielo mattutino, una bomba che obbliga a non estraniarsi da una esecuzione, il volume di una radio alto, il togliersi e mettersi il cappello da una testa unta e maleodorante, Mozart e Cinderella uguale mozzarella...). Ma in questo apparente caos non può trovare nascondiglio mai nessuna responsabilità civile o morale. Non puoi abbandonare un amico o violentare una figlia ed ottenere il perdono semplicemente soffrendo con l’espressione del viso o mordicchiandoti le mani: devi lottare, subire, cadere e rialzarti, lanciarti e infrangerti. Chi lo fa può alla fine permettersi un bacio od un inchino, chi non lo fa deve starsene in disparte, uscire dalla scena poiché non si è guadagnato il diritto ad appartenervi. Il film è una splendida metafora della vita: il ritmo, il dialogo tra immagini e suoni i costumi e l’arredamento, tutto è teso alla realizzazione di un linguaggio assoluto e a-storico.
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lucio
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sabato 26 luglio 2008
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quattro minuti di eternità
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Il grande meteorite che cadde sulla terra milioni di anni fa fece scomparire i dinosauri , i grandi rettili della preistoria , animali giganteschi e creature minuscole . La oscura nube che incupì i cieli dette modo ai microrganismi di sopravvivere e di dare vita , pian piano , ad un essere scimmiesco che seppe resistere alle avversità cacciando e pescando . Con il passare dei millenni colui che adesso chiamiamo " uomo " costruì villaggi , eresse monumenti imponenti e sviluppò a tal punto la sua intelligenza che , un bel giorno , finì di grugnire e creò la musica . Senza dubbio , il mezzo più efficace per sognare , per piangere , per ridere e per conoscersi . Le note della musica classica , eterne ed immortali , sono strane , bizzarre , fluttuanti , leggiadre e intriganti .
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Il grande meteorite che cadde sulla terra milioni di anni fa fece scomparire i dinosauri , i grandi rettili della preistoria , animali giganteschi e creature minuscole . La oscura nube che incupì i cieli dette modo ai microrganismi di sopravvivere e di dare vita , pian piano , ad un essere scimmiesco che seppe resistere alle avversità cacciando e pescando . Con il passare dei millenni colui che adesso chiamiamo " uomo " costruì villaggi , eresse monumenti imponenti e sviluppò a tal punto la sua intelligenza che , un bel giorno , finì di grugnire e creò la musica . Senza dubbio , il mezzo più efficace per sognare , per piangere , per ridere e per conoscersi . Le note della musica classica , eterne ed immortali , sono strane , bizzarre , fluttuanti , leggiadre e intriganti . Fanno stare bene . Ma fanno anche stare male . Opprimono il cuore , però liberano la mente dai pensieri tristi e dalla morte . La maestra di pianoforte , la ragazza prodigio , i secondini , il carcere , sono ologrammi di un passato che si trasforma in presente e si proietta nel futuro con sovrumana potenza . A nulla servono le vessazioni , la detenzione , la violenza e la sopraffazione . Basta premere un tasto del pianoforte e le mura cadono , le finestre si aprono , le porte si spalancano e la vita degli spartiti vince sul sonno eterno delle cattive coscienze . E' un manifesto universale che vuole far trionfare la cultura e le buone maniere ( " Hai imparato a fare l'inchino ? " ) sulla volgarità quotidiana . Sono personalmente rimasto colpito dalla bravura degli attori e del regista . Nel vederlo ho pensato che nulla è perduto se riusciamo , uomini e donne , a trovare più spazio per la lettura e per Mozart .
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fulvia
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domenica 10 ottobre 2010
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gran bel film. da vedere!
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Un' anziana insegnante di pianoforte sull'ottantina continua ad impartire le sue lezioni in un penitenziario, nonostante la misera paga e le difficoltà che incontra. Fra le poche alunne, una in particolare: Jenny.
Indomabile, furiosa, violenta, dal passato burrascoso, ha però un dono di Dio: il talento per la musica.
Vi è una miscela di sentimenti , di situazioni, di sensazioni : psicologia, vita carceraria, frustrazioni, debolezze, soprusi, anaffettività..perdoni, sensi di colpa, violenze... Queste due vite così diverse..un' insegnante all'apparenza gelida, e un'allieva ribelle e sprezzante, animano una trama, che si fa seguire con grande interesse.
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Un' anziana insegnante di pianoforte sull'ottantina continua ad impartire le sue lezioni in un penitenziario, nonostante la misera paga e le difficoltà che incontra. Fra le poche alunne, una in particolare: Jenny.
Indomabile, furiosa, violenta, dal passato burrascoso, ha però un dono di Dio: il talento per la musica.
Vi è una miscela di sentimenti , di situazioni, di sensazioni : psicologia, vita carceraria, frustrazioni, debolezze, soprusi, anaffettività..perdoni, sensi di colpa, violenze... Queste due vite così diverse..un' insegnante all'apparenza gelida, e un'allieva ribelle e sprezzante, animano una trama, che si fa seguire con grande interesse. Il finale è a sorpresa, lascia attoniti.
All'ultimo momento, un attimo prima dei titoli di coda, ho pianto per la commozione.
Un 9 a questa pellicola così completa. Bel film! Lo consiglio.
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arcangelo
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mercoledì 8 agosto 2007
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aria fritta ben confezionata
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Una mia amica pianista, sono anch'io musicista, sentendo parlare di 4 minuti mi ha detto: "sarà la solita menata su una pianista talentuosa fuori di testa..." Non c'è molto da aggiungere. Luoghi comuni a palate, dialoghi scontati con la profondità di una pozzanghera, situazioni talmente illogiche da eliminare ogni possibile coinvolgimento. Lasciamo stare i concorsi musicali nel film (ma perchè l'arte dev'essere sempre vista come competizione?...) e l'esibizione finale, talmente ridicoli e retorici che verrebbe da dire: "spendete due soldi per un consulente musicale",(una per tutte: il concerto di Schumann è per pianoforte e orchestra. In nessuna finale di concorso, anche il più scalcagnato, farebbero suonare a un concorrente solo la parte pianistica senza l'orchestra o almeno un altro pianoforte che possa suonare la riduzione delle parti orchestrali.
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Una mia amica pianista, sono anch'io musicista, sentendo parlare di 4 minuti mi ha detto: "sarà la solita menata su una pianista talentuosa fuori di testa..." Non c'è molto da aggiungere. Luoghi comuni a palate, dialoghi scontati con la profondità di una pozzanghera, situazioni talmente illogiche da eliminare ogni possibile coinvolgimento. Lasciamo stare i concorsi musicali nel film (ma perchè l'arte dev'essere sempre vista come competizione?...) e l'esibizione finale, talmente ridicoli e retorici che verrebbe da dire: "spendete due soldi per un consulente musicale",(una per tutte: il concerto di Schumann è per pianoforte e orchestra. In nessuna finale di concorso, anche il più scalcagnato, farebbero suonare a un concorrente solo la parte pianistica senza l'orchestra o almeno un altro pianoforte che possa suonare la riduzione delle parti orchestrali...) ma tutto il film é ingombro di scene e controscene inutili e retoriche che vorrebbero essere commoventi o drammatiche e invece risultano irritanti e spesso incomprensibili. La bravura degli attori,e la buona confezione del prodotto nei suoi aspetti tecnici, aumenta il disappunto per un'opera che non aggiunge nulla alla nutrita filmografia del genere e che purtroppo alimenta pericolosi luoghi comuni nei confronti dell'arte.
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