N (Io e Napoleone)

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Un film di Paolo Virzì. Con Daniel Auteuil, Monica Bellucci, Elio Germano, Francesca Inaudi.
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Storico, durata 110 min. - Italia, Francia, Spagna 2006. uscita sabato 14 ottobre 2006. MYMONETRO N (Io e Napoleone) * * 1/2 - - valutazione media: 2,97 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Virzì: quel diavolo di Auteuil fa Napoleone ma sembra B.

di Natalia Aspesi La Repubblica

Arriva un film italiano ed è subito Berlusconi; arriva un film francese ed è ancora Berlusconi. È possibile? Siamo ancora li? Non ce ne libereremo mai, almeno nell'immaginario? Danno il film del francogeorgiano Iosseliani, Giardini d'autunno e il regista parlando della sindrome di onnipotenza di un suo personaggio dice: «Se fossi B. sceglierei di fare il giardiniere». Danno il piacevole film di Paolo Virzì, N – Io e Napoleone e il regista racconta di aver suggerito al protagonista Elio Germano, che ha il ruolo di un maestro di scuola deciso a uccidere lo sconfitto Napoleone esiliato all'isola d'Elba, «Odialo come fosse B». Tanto che il giovane attore si distanzia: «io non odio l'uomo ma il berlusconismo, ciò che trasforma tutto in mercato dimenticando la vita».
Pareva di averlo accantonato, l'uomo della provvidenza, di essersi liberati dall'ossessione avvilente degli ultimi anni, e invece no: è vero che ai tempi della presidenza dei consiglio c'erano vignette che lo rappresentavano come il Bonaparte; ma arrivare sia pure con molta ironia, a raffigurare lo sconfitto imperatore di Francia immerso nel fatidico bagno di folla osannante, con sollevamento tra le braccia di piccini, far dire all'estasiato sindaco elbano, «mi consenta», o ancora più crudelmente, mostrarlo mentre si specchia mettendosi il cerone, annerendosi capelli e contorno degli occhi, non sarà poco napoleonico e un po' berlusconiano?
Però Virzi attenua: «Io non lancio un treppiede ma solo stelle filanti, in più quando quel fatto avvenne mi colpì che B. telefonasse alla madre del giovane lanciatore, il che lasciò interdetto anche lui». E non sarà metaforico l'esilio temporaneo dell'Imperatore dal potere, anche se poi a quel potere non riuscì più a tornare? Si secca un po' il gentile Gianpaolo Letta, amministratore delegato della Medusa (che ha prodotto e distribuisce il film) che è, tanto per cambiare, di Berlusconi: «Non è giusto ridurre un film bello come questo a un volantino politico. Noi abbiamo la nostra autonomia e del resto è grazie a Berlusconi che il cinema italiano va avanti». Qualche buuh e si spera che almeno per questa Festa del Cinema l'argomento B. sia chiuso.
N è molto liberamente ispirato al romanzo, di grande successo e storicamente ineccepibile, di Ernesto Ferrero (Elnaudi, pp. 329, euro 10.50), sui 300 giorni tra il 1814 e il 1815 in cui l'Imperatore sconfitto e praticamente prigioniero, visse regalmente all'Isola d'Elba, prima di fuggire per tentare un impossibile ritorno sul trono di Francia, finendo definitivamente vinto a Waterloo. Lo scrittore non ha partecipato alla sceneggiatura (di Furio e Giacomo Scarpelli, Francesco Bruni, Paolo Virzì) ed è quindi un po' in pensiero: il suo protagonista inventato, Martino Acquabona, è un intellettuale isolano di 45 anni, il Martino Papucci (così si chiama un amico di Virzì compagno di vagheggiate rivoluzioni nei sepolti anni 70) del film ne ha 20 ed è un maestro licenziato per i suoi insegnamenti rivoltosi, fannullone e velleitario.
Ambedue vogliono uccidere il Tiranno, il Sanguinario, l'Arruffapopoli, il Grande Beccaio, nessuno dei due ci riuscirà.
Tra la miriade di Napoleoni del cinema (persino Marion Brando, un po' ridicolo, Charles Boyer, romantico, Jan Holm, ambiguo, e poi Rod Steiger, Raymond Pellegrin, Michel Piccoli, Ruggero Ruggeri e persino Renato Rascel (97 film italiani sul grande corso solo tra il 1907 e il 1943), quello di Daniel Auteuil è il più diabolico, con quell'aria da pensionato nostalgico, quella paterna dolcezza verso il povero Martino, quelle promesse di pace e perdono bugiarde, quelle lacrime finte pensando al figlio bambino, inganna tutti. E fuggirà dall'Elba portando con sé (nel film) la bella quarantenne baronessa Emilia, amata da Martino, che è una carnale, stupenda nella sua maturità Monica Bellucci. N è un film ben fatto, divertente e gentile, con attori piacevoli e vivaci, anche il giovane, però più che ventenne Germano, e con le inevitabili macchiette, lo sciocco del villaggio Ceccherini, la serva innamorata Francesca Inaudi, la sorella zitella Sabrina Impacciatore e il ripescaggio cinematografico del bravo Antonutti. C'è anche, a commuovere, Margherita Lozano, nel ruolo dalla bambinaia che allevò in Corsica un Napoleoncino decenne che di notte piangeva desolato e non voleva assolutamente andare a studiare a Parigi. L'avessero ascoltato, forse Napoleone il Grande non ci sarebbe stato. Ma cosa mai avrebbe potuto cambiare il corso della vita del piccolo B?
Da La Repubblica, 15 ottobre 2006


di Natalia Aspesi, 15 ottobre 2006

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