Roberto Nepoti
La Repubblica
Se è vero che i titoli di testa sono fondamentali perché lo spettatore "entri" nel film, quelli della nuova Pantera Rosa portano l'imprinting inconfondibile del tema musicale di HenryMancini, sentito in tutti gli episodi della vecchia serie e nei cartoon dove la "pantera" del titolo era un felino. Qui, invece, torna a essere quel che era nel prototipo del 1963, diretto da Blake Edwards e interpretato da Peter Sellers, ossia un diamante. Durante la partita – vittoriosa - della nazionale di calcio francese con la Cina, l'allenatore della squadra europea è assassinato. Contemporaneamente, il suo famoso gioiello detto "pantera rosa" scompare. L'ispettore-capo Dreyfus decide di mettere il caso nelle mani dell'ispettore Clouseau, affiancandogli l'aiutante Gilbert Ponton col compito di sorvegliarlo. Il funzionario è pronto a cogliere gli eventuali benefici della faccenda: ne ricaverà, invece, un canestro di guai.
Protagonista di una saga comica tra le più popolari di tutti i tempi, l'ispettore Clouseau nel primo "Pantera rosa" era un personaggio secondario, poi divenne il protagonista di altri sei episodi. Tutto merito di Peter Sellers, delle sue geniali improvvisazioni e dell'identificazione totale che l'interprete innescò con il goffissimo poliziotto francese. Dopo Sellers, il cinema ci ha provato altre due volte, affidando il ruolo ad Alan Arkin (risultato fallimentare) e attribuendo a Clouseau un figlio, il nostro Roberto Benigni (risultato mediocre). Nel raccogliere la difficilissima sfida, il bravo
Steve Martin ha un po' peccato d'orgoglio: il confronto era impossibile. Ma, almeno, ha avuto il buon senso di non mettersi in competizione con Sellers, elaborando l'ispettore in una declinazione caricaturale diversa da quella del maestro e facendone un one-man-show nel registro del personaggio inetto senza speranza di redenzione. Di riuscito, soprattutto, c'è l'abbinamento di Martin con i due secondi ruoli di poliziotto. Jean Reno, che sostituisce Cato, la vecchia "spalla" di Sellers; ma ancor più l'ottimo Kevin Kline, per un misurato Dreyfus. Suggestiva Beyoncé, nel piccolo ruolo di una popstar.
Da La Repubblica, 24 marzo 2006
di Roberto Nepoti, 24 marzo 2006