Il regista di matrimoni |
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Un film di Marco Bellocchio.
Con Sergio Castellitto, Donatella Finocchiaro, Sami Frey, Gianni Cavina, Maurizio Donadoni.
continua»
Drammatico,
durata 107 min.
- Italia 2006.
- 01 Distribution
uscita venerdì 21 aprile 2006.
MYMONETRO
Il regista di matrimoni
valutazione media:
3,66
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Cinema di ricercadi HowlingfantodFeedback: 7986 | altri commenti e recensioni di Howlingfantod |
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lunedì 14 settembre 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Che il cinema venga usato come autoanalisi non c’è niente di male e Bellocchio in questa come in altre sue opere dimostra quanto sia vero, prova a metterci dentro un po’ di tutto di quello che vorrebbe mostrare eppure non ci riesce fino in fondo, confessando anche in un intervista che durante la lavorazione ci sono state tante scene tagliate e che alcune addirittura, che avrebbero dato un altro significato al film non sono state girate per problemi di produzione. Film nel film quindi e un analisi a blocchi delle possibilità del cinema stesso, una esplicitazione del mestiere del cineasta, come il metafilm suggerisce e in ogni caso cinema di ricerca e sperimentale che lascia il segno. Ne esce fuori quindi naturalmente un film spiazzante, ricco di significanti si sarebbe detto negli anni 70, molto stratificato, criptico, a tratti surreale, caustico e convulso, tanto da farsi domandare a fine proiezione a cosa abbiamo assistito. Eppure delle tracce ci sono, il linguaggio disturbante non evita di far emergere delle figure narrative, il metafilm, la spietata analisi della società e dei soliti meccanismi del potere costituito sia questo la Chiesa, la politica, la società, il cinema stesso con la figura del regista Smamma che cerca il consenso del pubblico e della critica ossessivamente e per arrivare a questo deve fare come il Mattia Pascal fingendosi morto (“in Italia comandano i morti”). Il tema religioso, che ritorna quasi sempre ossessivamente in Bellocchio in modo integralmente laico per scandagliare soprattutto la microanalisi del potere, fa da sfondo a tutta la scenografia del film ed alla sua trama che narra di un regista in crisi ed in fuga alle prese con l’ennesima riduzione cinematografica dei “Promessi Sposi”. Questo come anche la storia d’amore che si sviluppa sottotraccia e che si snoda in un finale aperto, può bastare solo come pretesto, ad un analisi sul ruolo dell’artista Bellocchio, forse su sé stesso e sulle possibilità del cinema stesso che come ci dicono alcune scene memorabili, su tutte secondo me quella dei cani che guidano Castellitto nella villa alla ricerca della Principessa, che toccano l’occhio, la mente ed il cuore e che dimostrano sempre che queste possibilità possono essere infinite. Film sicuramente non per tutti.
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