Il matrimonio di Tuya

I mongoli, sempre al di là della «Grande Muraglia»

Non è un cineasta underground né è schiavo del suo stile Wang Quan'an, 42 anni, nato nello Shanxxi, studente di cinema di Pechino, poi addestrato negli studi Xian, culla della V generazione, e che si è già imposto con Eclisse lunare (2000) e, a Berlino-Panorama 2003, con l'«ufficiale» ma rischioso Jing Zhe (La prateria del cervo bianco), sguardo sulla Cina che cambia tumultuosamente, nella politica e nel sesso. Eppure questo suo terzo film, «in minore», una sorta di Urga, mai impettito né retorico, ambientato com'è tra i pastori delle steppe mongole (la censura vigila sulle «minoranze»), ma senza divinizzarli perchè incontaminati e sacri né colpevolizzarli perché arcaici e pre-moderni, è stato l'Orso d'oro all'ultima Berlinale (battendo Rivette e Menzel ingiustamente). [...]

di Roberto Silvestri, articolo completo (3824 caratteri spazi inclusi) su Il Manifesto 8 giugno 2007