Il diavolo veste Prada

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Un film di David Frankel. Con Meryl Streep, Anne Hathaway, Stanley Tucci, Simon Baker, Emily Blunt.
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Titolo originale The Devil Wears Prada. Commedia, Ratings: Kids+13, durata 109 min. - USA 2006. uscita venerdì 13 ottobre 2006. MYMONETRO Il diavolo veste Prada * * - - - valutazione media: 2,44 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Immenso il talento, immensa l'ipocrisia. Valutazione 4 stelle su cinque

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domenica 4 dicembre 2016

 È struggente la domanda che tende il mio animo. Sono ferito, deluso..illuso.
David Frankel è artista nel senso più intimo e puro, parliamo di pura potenza dell’immagine, cento minuti di forza visiva… imbarazzante.
Gioca e si diletta dispensando pura classe, dipinge NewYork sfavillante, “Sex&City-ana”. Ci mostra la città attraverso gli occhi neri e streganti di Andy Sachs, laghi scuri terribilmente profondi. Sembra che anche esagerando, o addirittura esasperando, egli riesca ad essere ancor più raffinato, sofisticato. Esagerazione e raffinatezza che corrono sulla stessa lunghezza d’onda senza scazzottarsi violentemente? Ma voi l’avete mai visto prima? E’ cosa ben rara.
 Ma, dicevo, perché...?
Cos’ha fatto Andy per meritare questo? Qual è la sua colpa? Per quale inspiegabile motivo fare della splendida Andrea la protagonista del più insolente sfoggio di ipocrisia negli ultimi 10 anni di cinema americano? Frankel danza tra le curve di Ann Hathway (non stiamo parlando di decolleté), poetizza ogni singola espressione di Miranda Prestley, prende lo spettatore e lo travolge allegramente con il calore di uno sguardo, o con il fascino di un semplice “arricciamento” (… che si traduce in “catastrofe, ma solo per gli addetti ai lavori”).
Racconta 90 minuti di reale, cruda, triste, superficiale (punti di vista) realtà della società occidentale odierna. Tonnellate di apparenza ammassate caoticamente che sbaragliano quei pochi grammi di essere, di sostanza, rimasti nel mondo. Potrà piacere o non piacere, possiamo desistere o lottare, ma la verità è questa. Da 20 anni a questa parte la forma stravince contro la “sostanza”. È una battaglia impari, Facebook, Twitter e soprattutto Instagram non lasciano alcun dubbio su come il mondo sia totalmente “immaginificato”, E non c’è nessun bisogno di andare a leggere fior fior di statistiche,  non c’è bisogno di andare così lontano.  Basta per qualche istante guardarsi intorno e osservare come la classica 20enne del ceto medio odierno “francamente se ne infischia” dell’onesto e risicato stipendio della madre, e deifica l’ultima Louis Vuitton elevandola a obiettivo vitale.
Potrei continuare a sproloquiare come un dannato a proposito della vuotezza (termine inesatto, cacofonico, ma calzante) che permea la società post-2000, ma direi cose dette ridette e stradette... piuttosto torniamo allo scempio commesso dal nostro regista, che è meglio.
…dov’è che eravamo rimasti? Ah si, Frankel che ci prende tutti quanti per il c..ehm.. per il collo! Si, volevo dire per il collo! Annegando le nostre aspettative e soffocandoci in un fantastico cocktail d’ipocrisia e “lietofinismo” finale. È una sferzata brutale di lietofinismo.. questa volta, ma solo questa volta, inaspettato.
“Hai scelto di andare avanti”. Con queste parole dolcemente diaboliche Miranda trafigge la nostra Andrea, le spiattella in faccia la crudezza e la determinazione delle sue scelte. La guarda e sussurra… ”Lo hai già fatto.. Ad Emily”. Sono abbastanza sicuro che conosciate a memoria il resto del dialogo, non c’è bisogno ch’io v’annoi ancora. Mi sono illuso che per una volta, qualcuno, da dietro quell’obiettivo potesse lanciare un grido di verità, uno schizzo di sostanza, oltre che di forma. Seppur nel cinema Usa, seppur fosse improbabile, io ho creduto che potessimo dirci le cose come stanno realmente, noi e Frankel.
E invece no. Spazzando via tutto all’ultimo secondo, si piega inequivocabilmente e ci racconta la realtà come vorremmo che fosse.
Non prendiamoci in giro, lo sapevamo tutti che la tipa sveglia dal maglioncino infeltrito sarebbe diventata una Superdiva per poi tornare con le orecchie basse dall’unico vero principe azzurro, il ragazzino dal cuore puro che si batte per non sprecare gli 8 dollari di formaggio da mettere nel panino. Ce l’aspettavamo tutti, ma mi sono concesso il lusso di sperare, tanta è stata l’eleganza...
Ho creduto fosse l’ora di “Mandare un Messaggio”. Un po’ alla stregua di Nolan insomma... vi ricordate quel favoloso Heath Ledger che brucia metà del patrimonio mafioso a Gotham e dice “qui non si tratta di soldi, si tratta di Mandare un Messaggio!”, quale emozione.
Ma caro il mio Frankel, dopo cotanta maestria, come diavolo ti salta in mente di provare a convincere chi ti guarda che dell’immoralità delle scelte della nostra Andy? Quella ragazza arriva all’inferno, prende scappellotti a destra e a sinistra, resiste, lotta, cresce, incassa, osserva, conquista, s’innamora. S’innamora di una passione, s’innamora del bello, e urla in faccia a chiunque le si presenti davanti che Andy è più in gamba di tutti. Lo strilla talmente forte che neanche si preoccupa della ricompensa, non c’è mai stato nulla di premeditato... schiava del cappotto e della borsa del capo prima, Parigina poi… nulla di tutto questo balena nella testa di Andy, lei non ha pensato, lei ha solo AGITO.
“Non conta nulla la destinazione, ciò che importa è godersi il viaggio”, Andy ne è il riflesso incondizionato, si gode la conquista, non la pensa, la fa e basta, è nata per quella conquista. È il meglio e lo sarà per sempre, non può andare diversamente. Non ha mai pensato di striscio a Parigi, alla povera Emily. Ha agito come agisce ognuno di noi, verso la realizzazione e l’affermazione del proprio talento e della propria persona. A volte dobbiamo semplicemente lasciare che le cose vadano come devono andare. A volte vorremmo rivederci in un film, non “ri-sognarci”.
David, ti sei preso gioco di noi, dolcemente.
Immenso il tuo talento, immensa la tua ipocrisia. Ma questa volta…
Tutti, e dico tutti, ci avevamo sperato.

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