Il destino di un guerriero |
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Un film di Agustín Díaz Yanes.
Con Viggo Mortensen, Elena Anaya, Eduardo Noriega (II), Javier Cámara, Jesús Castejón.
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Titolo originale Alatriste.
Azione,
durata 145 min.
- Spagna, Francia, USA 2006.
- Medusa
uscita venerdì 22 giugno 2007.
MYMONETRO
Il destino di un guerriero
valutazione media:
2,54
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Paolo D'Agostini
La Repubblica
Fondato sull'opera di Arturo Perez Reverte, che al personaggio del capitan Alatriste ha dedicato diversi romanzi, il film dello spagnolo Agustin DiazYanes (Alatriste) si segnala per la sua spettacolarità ricercata e non convenzionale. Siamo ai tempi del regno di Filippo IV, grosso modo 1625-45 (gli stessi dei Promessi sposi), le Fiandre sembrano inespugnabili e la guerra lì ingaggiata sembra senza fine per il già invincibile impero, la Santa Inquisizione detta legge e la corruzione dilaga sotto il governo ombra del temibile Conte Duca Olivares (stenterete a riconoscere l'ottimo Javier Camara di Almodovar). Il soldato professionale Diego Alatriste, che pur senza galloni ha temprato in battaglia il nomignolo di “capitano”, ha commesso l'imprudenza di scontentare i potenti e da quel momento — protetto dal suo valore e dall'utilità della sua spada ma minacciato dalla sua fierezza (indipendenza, diremmo oggi), avrà vita difficile. La sua missione è quella di proteggere il figlio di un compagno d'armi caduto, fargli da padre. Godetevelo come una gustosa via di mezzo tra lo ieratico e filologico Mestiere delle armi olmiano e la reincarnazione in Viggo Mortensen del “bounty killer”, del mercenario western rivisitato dalla scuola dello “spaghetti” italiano. La star della saga degli Anelli ha carisma e una storia personale interessante. Di padre danese, ha passato l'infanzia in Argentina e grazie a questo può recitare in perfetto castigliano. Dice l'attore: «Secondo me è banale vederlo come un film in costume e d'avventura. Il regista ha fatto un classico che durerà nel tempo. Un film adulto e profondo con molte sfaccettature. Alatriste è un misto di orgoglio, sicurezza e insicurezza, coraggio e viltà. È un guerriero, un cavaliere, un soldato più per lealtà all'amicizia che per le fedeltà al re. Come oggi i combattenti in Iraq o Afganistan: sanno che essere lì non è una buona idea, non combattono per la bandiera o per il loro presidente, non per il re e per la patria ma per tenere fede alla parola data ai loro compagni che condividono la stessa sorte».
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