I figli degli uomini |
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Un film di Alfonso Cuarón.
Con Clive Owen, Julianne Moore, Michael Caine, Chiwetel Ejiofor, Charlie Hunnam.
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Titolo originale Children of Men.
Drammatico,
durata 114 min.
- Gran Bretagna, USA 2006.
uscita venerdì 17 novembre 2006.
MYMONETRO
I figli degli uomini ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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film oltremodo importante, come"monito"
di elgatolocoFeedback: 257582 | altri commenti e recensioni di elgatoloco |
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sabato 13 agosto 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
"Children of Men"di Cuaròn, tratto da un romanzo di P.D.James, è film"apocalittico", ma in senso intelligente, ossia, letteralmente, capace di capire e comprendere, i"segni dei tempi". GIà dieci anni fa, certo un lustro dopo l'11.09.2001, ma molto prima del terrorismo internazionale diffuso, il film ne intuisce i pericoli, anche proprio in alcune scene tòpiche, che rendono in pieno il senso della cosa, in maniera adeguata, senza peraltro, come si suol dire, "calcare la mano"; al tempo stesso, però, il fim evidenzia, quasi riprendendo alcune felicissime formulazioni del pensiero politico(per fare un nome, penso a Laurent Dispot), come il terrorismo abbia il suo pendant(ma spesso anche origine, come pare proprio valga anche per l'IS alias Daesh)nel "terrorismo di Stato", qui molto ben evidenziato. Violenza indiscriminata da parte dei"Pesci"ma anche dello Stato, che si presenta come realtà concentrazionaria e sempre (o quasi)oppressiva. Da apprezzare praticamente tutto, nel film, dove anche certa enfasi, ossia insistenza tautologica, iterativa, relativa a qualche scena, non è mera"zeppa", ma il voler ribadire vari concetti cui qui si è in parte accennato. La sterilità indotta(cause plurime, poliverse, quasi certamente, ma in realtà non è qui il fulcro della riflessione della James e/o di Cuaròn)si lega alla condanna senza appello degli immigrati, specie se"clandestini". Interessante anche il legame, proposto, tra gli anni Venti del Nuovo Millennio(ambientazione nel 2027) e controcultura hippie, dove un insolito Michael Caine svela in parte proprie derivazioni culturali, oltre lo stereotipo del"gentleman very british", pur se di famiglia proletaria. Idem vale per Clive Owen, altrove e altrimenti paladino "buono"di film d'azione: anche qui è"the good man", ma in un contesto che dell'azione ha ben pochi tratti(per fortuna, in quanto non sarebbe per nulla adeguata)e comunque non risponde per nulla a un cliché. Più "in parte"(conoscendo anche alcune sue dichiarazioni pubbliche)è Julianne Moore, la"pasionaria"che viene uccisa prima di metà fil, circa. Un'opera da apprezzare e riscoprire. Peccato solo per"Ruby Tuesday"degli "Stones"riproposta non in versione originale, ma nella cover, da apprezzare senz'altro ma segnata dal pesante accento italiano dell'interprete, del pur bravissimo Franco Battiato. Ma è senz'altro questione di"copyright"... El Gato
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