L'hacker Harrison Ford
di Lietta Tornabuoni L'Espresso
Rapina informatica: come al solito, in Firewall di Richard Loncrane i rapinatori invadono la casa di un alto funzionario di banca, ne sequestrano moglie e due figli, lo ricattano per fargli sottrarre alla banca una quantità strepitosa di soldi. Come al solito, i rapinatori sono superspecializzati e perfetti, gelidi e indifferenti, disprezzano le vittime, ammazzano senza esitazioni con un colpo in testa: dopo anni di criminali hollywoodiani tornano a essere odiosi. Come al solito, gran parte del film si svolge in due stanze e mezza, nella luce radiosa o grigia creata dal direttore della fotografia Marco Pontecorvo: è finito il tempo delle irruzioni violente in banca ("Questa è una rapina"), delle armi e dei gas, degli ostaggi terrorizzati, dei dinamitardi di camere blindate e caveau in cemento armato? Nel mondo informatizzato, immense quantità di danaro sono controllate da codici e tastiere; i soldi non stanno in banca ma nel cyberspazio, ed è lì che vengono protetti o sottratti.
Harrison Ford, essenza dell'eroe americano, è un esperto di sistemi di sicurezza per computer in una grande banca, progettista di sistemi che proteggono i depositi dalla minaccia degli hackers. I rapinatori ricattatori lo costringono a trovare una falla nel suo stesso sistema di sicurezza, per prelevare fondi dai depositi e trasferirli su un conto alle Cayman. La rapina, oltre a mettere in pericolo la famiglia, obbliga il protagonista a smentire e umiliare la propria capacità professionale, a dar prova della vulnerabilità generale: e intanto viene portata a termine una fusione che moltiplica la dimensione e la possibile debolezza bancaria. È l'elemento interessante, la novità non trascurabile del film. Il resto fornisce tensione ansia, spavento: come al solito.
Da L'Espresso, 4 maggio 2006
di Lietta Tornabuoni, 4 maggio 2006