Chiedi alla polvere

John fante nella polvere

La letteratura autobiografica e realista di John Fante non è sublime, e trasposta in film tende alla banalità, alla retorica: succede in Chiedi alla polvere di Robert Towne come succedeva in Aspetta primavera, Bandini di Dominique Derruddère. Il progetto risale a un quarto di secolo fa. L’idea dello scrittore morto nel 1983 e dei regista era quella di tracciare un ritratto di Los Angeles, città glamour, malfamata, razzi-sta e brillante, nei periodo della Depressione economica americana. L’aspirazione non si è realizzata. Il film è diventato soprattutto la storia di disamore e amore tra Arturo Bandini, di origini italiane, scrittore giovane che sogna di creare un grande romanzo e di sposare una bionda, e di Camilla Lopez, cameriera messicana che vuoi sposare un perfetto Wasp e assumere il cognome. La passione comincia con ostilità (ciascuno disprezza l’altro per razzismo) e finisce con la morte di lei per tubercolosi. Di Los Angeles rimane qualche vecchio tram, qualche poster, qualche strada, gente che chiede soldi in prestito o in elemosina, ubriaconi molesti, alberghi cadenti con clienti che non pagano l’affitto.
Poi la radio con le notizie metereologiche, le volute di fumo che salgono verso il soffitto, preghiere alla statuetta di Santa Teresa. Improvvise voci fuori campo leggono brani del romanzo di John Fante (edito in Italia da Giulio Einaudi). Il protagonista fa alcune esperienze e subito si precipita alla macchina per scrivere; la protagonista lo spia alle spalle mentre lui lavora chiedendo: «Che stai scrivendo adesso?». Alla fine il vento sfoglia il libro di lui posato sulla sepoltura di lei, come alla morte di papa Wojtyla.
Da L'Espresso, 11 maggio 2006


di Lietta Tornabuoni, 11 maggio 2006